Responsabili presidenti Regione
Quattro presidenti della Regione, Cuffaro, Lombardo, Crocetta e Musumeci, sono riusciti a realizzare un capolavoro, difficilmente costruibile se proprio non ci si mette molta buona volontà.
Di che si tratta? Di un’azione corale durata all’incirca due decenni che ha portato a riempire l’Isola di Rifiuti solidi urbani (in pratica spazzatura) e a svuotare i suoi bacini d’acqua. Non c’è che dire: solo un bravo architetto come Fuksas o Piano avrebbe potuto raggiungere il risultato che vi abbiamo indicato.
Comunque non basta accertare i due fatti; bisogna spiegare le cause che li hanno provocati e queste cause risiedono non nel fatto che i quattro presidenti abbiano agito male, bensì che non abbiano agito affatto e vi spieghiamo perché.
Per quanto riguarda i Rifiuti solidi urbani, già vent’anni fa si vedeva la prospettiva che entro un ventennio tutte le discariche si sarebbero saturate, perché la popolazione isolana di circa cinque milioni produce rifiuti per 2,2 milioni di tonnellate l’anno.
E’ forse la maggiore quantità di rifiuti per regione di tutto il Paese, dopo la Lombardia, ma c’è una differenza con quest’ultima e, cioé, che là vi sono diversi termovalorizzatori (undici) che utilizzano i rifiuti come carburante per produrre energia e teleriscaldamento delle abitazioni.
In quella regione, quando sono stati costruiti tali impianti, non vi sono state proteste perché essi hanno raggiunto la funzionalità nei tempi previsti e oggi costituiscono il modo moderno per completare l’economia circolare utilizzando i rifiuti come prima si indicava.
I quattro presidenti della Regione siciliana non hanno provveduto a far costruire i termovalorizzatori, cosicché hanno depauperato quasi cinquanta milioni di rifiuti che, se messi in circolo dentro tali impianti, avrebbero prodotto energia, biocarburante, prodotti per sotto asfalto e altre materie prime.
Ora l’esubero di rifiuti non più ricevuti dalle discariche viene inviato in tanti Paesi d’Europa con un costo di circa quattrocento euro a tonnellata, anziché i centoquaranta euro che si pagano per conferirli nei termocombustori, con rivalsa su tutti i/le cittadini/e che hanno visto triplicare la Tari.
Veniamo alla questione dell’acqua. In questo caso i quattro presidenti non hanno fatto nulla per evitare che i “serbatoi” d’acqua siciliani si svuotassero. Infatti, non hanno proceduto a riparare e rinforzare tutte le dighe della Sicilia, in modo che esse si potessero riempire fino all’orlo e non fino a circa la metà, come oggi accade in tante di esse, con il delittuoso comportamento di scaricare l’acqua quando supera un certo livello. Anche se oggi con la siccità questo problema non c’è più perché senza pioggia non solo il livello dei bacini, ma anche quello di tutti gli altri invasi, è diminuito. Altro guaio dell’inazione è stato quello di non riparare le reti di adduzione dell’acqua dai bacini ai campi agricoli, alle imprese e alle abitazioni; perdite calcolate nell’ordine di circa quattro decimi.
C’è di più e, precisamente, che non hanno provveduto a mantenere in funzione alcuni dissalatori, oggi difficilmente recuperabili, ma che, se fossero stati sottoposti all’ordinaria manutenzione, a quest’ora sarebbero potuti essere un grande sollievo per tutti quei territori ove manca l’acqua. E’ vero che il costo per metro cubo dell’acqua desalinizzata è circa tre volte quello dell’acqua che proviene dalle fonti, ma è anche vero che oggi, dovendo rifornire vasti territori con le navi cisterna, di fatto il costo prima indicato si sostiene ugualmente e anzi, forse, è superato.
Se la responsabilità primaria è dei presidenti della Regione e delle loro Giunte, non possiamo negare che l’origine di tale responsabilità è nel Popolo che li ha eletti. Si è trattato evidentemente di un’erronea scelta ripetuta quattro volte perché i risultati dicono sempre la verità, che nessuno può negare: la Sicilia è piena di rifiuti e vuota d’acqua.
Si tratta di un fatto incontrovertibile, sul quale debbono fare l’esame di coscienza non solo i quattro presidenti indicati, ma anche le centinaia e centinaia di migliaia di elettori/trici siciliani/e che li hanno mandati sul seggio di Palazzo d’Orleans.