Sull’orlo di una emergenza abitativa dagli effetti collaterali che rischiano di essere devastanti sul piano sociale. È un brusco risveglio quello della Sicilia, che nel report stilato dalla segreteria nazionale dell’Unione Inquilini mette in evidenza molteplici criticità connesse con gli sfratti che hanno investito abitanti dell’isola nel solo 2022.
Se in tutto il Paese sono state oltre 30.000 le esecuzioni con la forza pubblica (con un incremento rispetto al 2021 del 218%), quasi 100.000 le richieste di esecuzione (+200%) e quasi 42.000 le nuove sentenze (+10%), in Sicilia il trend peggiora. Oltre 2.000 i provvedimenti di sfratto emessi (+11%), 7.084 le richieste di esecuzione (+232%), 1.602 (+258%) gli sfratti eseguiti con la forza pubblica.
“Sono numeri allarmanti che evidenziano molteplici criticità in tutto il Paese – spiega Antonio Currò, componente nazionale della segreteria Unione Inquilini. Tra le principali cause di questo boom vi è l’eliminazione di tutte le misure assistenziali che il precedente Governo aveva varato. Dal bonus affitti al contributo affitti passando anche al contributo per i morosi incolpevoli”, aggiunge Currò.
E la previsione per il prossimo anno non sembra promettere nulla di buono: “Con la riduzione o l’eliminazione de facto del Reddito di cittadinanza, se non saranno introdotte altre misure per andare incontro alle esigenze della popolazione, di certo le persone potranno solo avere più difficoltà nel pagare l’affitto in un periodo di inflazione e crisi economica come questo”.
Da una analisi provincia per provincia, Palermo (1.102) è la città in cui sono stati emessi più provvedimenti di sfratto, con un +8% rispetto al 2021, il secondo dato per provincia più basso in Sicilia. A segnare una netta variazione col report precedente la provincia di Ragusa (+23,71%), quella di Agrigento (+27,5%) ma soprattutto il boom di Caltanissetta (+38%).
Tra le richieste di esecuzione, il primato appartiene a Messina (+334%). Poco dietro la provincia di Palermo (+330,82%), poco dietro Trapani (+268,92%) quella di Catania (+263,08%). Per numero di sfratti eseguiti con la forza pubblica, in testa alla poco lusinghiera classifica c’è ancora Messina.
Nella città dello Stretto, che nei quartieri più disagiati mostra ancora le cicatrici dell’emergenza baracche, e in attesa di novità da parte del ministero per poter beneficiare di fondi provenienti dal Pnrr, il dato è allarmante con il +321%. A seguire la provincia di Catania (+316%) che non se la passa affatto meglio e terza quella di Palermo (+270%).
Il termine del blocco sfratti, introdotto in periodo pandemico e operativo sino a dicembre 2021, ha fatto volare i numeri nell’isola, che si appresta ad affrontare il futuro senza traccia di un welfare abitativo adeguato. “Per andare incontro alle esigenze dei milioni di poveri presenti in Italia e al sovraffollamento, che è una delle sintomatologie di questo disagio emerse in modo chiaro soprattutto durante la pandemia, non si può non pensare a un piano di edilizia residenziale pubblica”, afferma il componente nazionale dell’Unione Inquilini.
Proprio a Messina si è fatto dietrofront su alcuni progetti di edilizia residenziale pubblica inseriti nella legge “Risana Messina” e poi rimodulati sulle esigenze dei cittadini per evitare la realizzazione di palazzoni in stile social housing anni ‘80 come quelli costruiti nella zona di Librino a Catania o nelle periferie palermitane.
L’Unione Inquilini, martedì prossimo, parteciperà alla campagna internazionale “10 ottobre – sfratti zero”, per mettere al centro del dibattito politico locale e nazionale il tema della casa. Tra gli obiettivi, ottenere il rifinanziamento dei fondi soppressi e il rilancio di una politica dell’abitare col recupero e l’assegnazione degli alloggi pubblici vuoti ma anche un nuovo piano di edilizia residenziale pubblica che possa passare da uno svecchiamento degli istituti autonomi case popolari.
“Proprio questi ultimi – conclude Currò – hanno in dotazione in tutte le province della Sicilia migliaia di alloggi chiusi, inutilizzati e inutilizzabili. Questo atteggiamento stimola l’occupazione abusiva di alloggi popolari per la quale noi siamo totalmente contrari: pur comprendendo a volte l’esigenza degli occupanti, bisogna smettere di farsi la guerra tra poveri”.
Foto di Mohamed Hassan, da Pixabay