Il "viaggio" nella baraccopoli di Messina: la storia e le foto

FOTO | Le “case” che cadono a pezzi nel degrado generale: il viaggio nelle baraccopoli di Messina

Filippo Calascibetta

FOTO | Le “case” che cadono a pezzi nel degrado generale: il viaggio nelle baraccopoli di Messina

Hermes Carbone  |
mercoledì 04 Ottobre 2023

Fra le strutture decadenti della città peloritana. La storia di Antonio che vive lì assieme ai figli

Settant’anni. Tanti saranno quelli che il prossimo ottobre Antonio avrà trascorso all’interno delle casette basse del Rione Taormina a Messina. Vive ancora lì dove sua mamma è nata nel 1920 e dove è rimasto per una vita intera. Le casette, costruite provvisoriamente tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, avrebbero dovuto fungere da riparo provvisorio per le migliaia di messinesi che avevano perso tutto nel terremoto del 1908. Quella precarietà di vita, per Antonio e la sua famiglia, è divenuta quotidianità. Da allora, sono trascorsi più di 100 anni.

La legge Risana Messina

La legge “Risana Messina”, che ha portato nella città dello Stretto 100 milioni di euro per lo sbaraccamento, ha significato una boccata d’ossigeno per molti, ma non per tutti. E dopo aver raso al suolo le favelas di Fondo Fucile e altre dislocate in varie zone della città, oggi si tenta di utilizzare anche i 150 milioni di euro dei fondi “PINQuA” – il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare inserito nel Pnrr.

Marzo 2027 è la data ultima entro la quale dovrebbero essere completati i lavori per poter avere accesso a questi fondi. Del tema si sta occupando Marcello Scurria, commissario straordinario per il risanamento che ha incontrato i tecnici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti insieme all’on. Siracusano e al vicesindaco Mondello. Obiettivo quello di ottenere una parziale rimodulazione dei PINQuA per complessivi 30 milioni di euro.

I tempi

“Nel frattempo le consegne degli immobili stanno proseguendo: al momento sono coinvolte le 72 famiglie dei soggetti fragilissimi, dopo si procederà in base alle graduatorie di assegnazione. In buono stato di avanzamento anche l’acquisto sul libero mercato di case disponibili e, superati alcuni aspetti tecnici tramite Invitalia, si procederà con la demolizione delle baraccopoli. In programma anche la riqualificazione di via delle mura, via macello vecchio e salita Tremonti”, ha spiegato il commissario.

A vigilare sul tema Antonio Currò, componente della segreteria nazionale dell’Unione Inquilini: “Siamo favorevoli all’utilizzo dei PINQuA, è però importante evitare che questi fondi possano essere distratti ai progetti già approvati e che riguarderanno anche lo sbaraccamento del Rione Taormina”.

A tranquillizzare sul tema il vicesindaco Salvatore Mondello: “Lo stravolgimento non ci sarà: l’eventuale rimodulazione prevede anziché la realizzazione di immobili, l’acquisto di immobili sul mercato. Questo perché per l’utilizzo dei fondi, con i PINQua assorbiti nel PNRR, i lavori di demolizione e ricostruzione programmati in dieci anni non potrebbero essere realizzati entro i quattro. Tutto deve comunque ancora passare dalla commissione di alta sorveglianza del ministero”.

Situato un tempo alla periferia di Messina, oggi il Rione Taormina è diventato piuttosto la periferia del centro città, lì dove ha inizio la zona Sud, in tutta l’area che dal Policlinico si estende verso Maregrosso. Sbarre qui non ce ne sono se non ad alcune finestre ma, per chi questa zona non l’ha mai vista, il parallelismo con i protagonisti di “Mare Fuori” è quanto mai calzante.

La baraccopoli

Quattrocentoquindici. Tante sono quelle che qui chiamano tutti “casette basse”, per cercare di restituire all’esterno un moto d’orgoglio e una dignità perduta. Ma si tratta di un falso mito: nonostante l’estremo disagio culturale, sociale ed economico, molte delle persone che vivono nella più grande baraccopoli di Messina insieme a quella di Giostra, di dignità ne hanno tanta.

Le vie portano i nomi di poeti e scrittori latini, nell’unico barlume di cultura che si è tentato di imprimere dall’alto in una zona abbandonata a se stessa da decenni. Motorini ci passano accanto sfrecciando tra le vie per comprendere chi siamo, perché fotografiamo e cosa stiamo cercando. Da dietro le tapparelle, più di qualche occhio indiscreto a segnare il passo.

Dal secondo piano di una delle palazzine popolari costruite negli anni ‘60 e che oggi cadono a pezzi, si ascolta la voce di un uomo che propone una vendita social di profumi a basso costo. In alcune delle vie del quartiere, la puzza di fogna che lambisce l’abitato di almeno un migliaio di messinesi.

Non è chiaro quanti ne vivano in questo luogo, dove le case abbandonate vengono occupate nottetempo da famiglie numerose e con figli piccoli al seguito. Ancor meno rare sono le volanti delle forze dell’ordine che tentano con la loro presenza di imporre legge lì dove legge non esiste.

Baraccopoli di Messina: la storia di Antonio

In questo quartiere dimenticato da Dio in cui si sogna un futuro migliore, vivono Antonio e i suoi figli, ormai diventati adulti e costretti anche loro nelle stesse condizioni del papà. Il capofamiglia, ormai in pensione dopo una vita da lavoratore, sente poco ma ci accoglie sorridente. Con lui vivono la moglie, che è stata costretta ad affrontare la chemio per un brutto male e la figlia di 28 anni. Gli armadi sono tutti aperti, “altrimenti l’umidità ci costringe a buttarli un mese sì e l’altro pure”, ci spiegano.

Le stanze sono mangiate dalle infiltrazioni d’acqua che costringono la famiglia a ricorrere a pentole per raccoglierla nei giorni di maltempo. Mal di testa e costante sensazione di nausea da togliere il fiato. Non stentiamo a credere che la figlia soffra di disturbi respiratori. A ridosso del capolinea sud di bus e tram Atm, c’è la baracca del figlio Piero. Qui ci vive con la moglie Giusi da quindici anni, da quando ha fatto ritorno dopo aver perso il lavoro che gli consentiva una casa vera. Con loro le due figlie Alessia e Federica di 18 e 14 anni.

Ci accolgono con un sorriso, timidezza e grande ospitalità. La più piccola, cardiopatica, è stata operata al cuore ed è costretta a vivere in situazioni non accettabili per una bambina. Sopra l’armadio della camera da letto, anche qui pentole per arginare l’acqua che si fa breccia nei solai ormai sgretolati dal sole e dagli anni.

  • Messina baraccopoli

“In inverno l’acqua fredda è un incubo per le bambine o per mia moglie”, racconta papà Piero, percettore di Reddito di cittadinanza fino al prossimo dicembre. “Cosa accadrà dopo non lo so ancora, ma la situazione è disperata e non riusciamo davvero a vivere così. Delle assistenti sociali hanno detto di volerci aiutare e spero che regalino un futuro migliore alle mie figlie, non come il mio o quello di mio papà”.

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