Giorgetti il frenatore, no a “LSD” - QdS

Giorgetti il frenatore, no a “LSD”

Carlo Alberto Tregua

Giorgetti il frenatore, no a “LSD”

sabato 04 Maggio 2024

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e Finanza, il guardiano dei conti pubblici che lancia un monito contro lassismi, sussidi e debito

Giancarlo Giorgetti è sempre stato una persona equilibrata e di buonsenso. Anche ora, nelle vesti scomode di ministro dell’Economia e Finanza, sta dimostrando equilibrio e buonsenso, perché si trova nelle condizioni di dire di no a tutte le iniziative, chieste sia dalla maggioranza che dall’opposizione, che comportano spese, spese e spese senza indicare la fonte dei finanziamenti né quali altre spese tagliare in sostituzione.

Non solo quindi Giorgetti ha assunto il ruolo di guardiano dei conti pubblici, ma ha lanciato un monito estremamente pesante un po’ per tutti e cioè: no a LSD, cioè Lassismi, Sussidi e Debito.
Attuare questa prescrizione sarà difficile per il Ministro perché da tutte le parti riceve pressioni per richieste di sussidi e finanziamenti, le quali non indicano neanche quali risultati dovrebbero conseguire. L’ammonizione è pesante e non sappiamo se sarà ascoltata.

C’è di più. La voce di Giorgetti si è fatta grave quando ha indicato la guerra ai lassismi. Che significano? Significano che vi è un allentamento nell’osservanza delle regole etiche, per cui tutti vagheggiano il tempo libero e inneggiano svaghi e divertimenti, ma nessuno (o quasi) pensa che prima di essi vi è il dovere di studiare, di lavorare, di produrre e di guadagnare.
Sembrano tutti ammattiti coloro che scrivono sui social di aumentare le spese, perché continuano a descrivere una situazione che non esiste. Infatti non è pensabile che qualcuno possa spendere risorse finanziarie di vario tipo se prima non le ha prodotte.

L’Inps, quest’anno, spenderà oltre sessanta miliardi in assistenza, oltre a trecentoventi miliardi per le Pensioni. Se consideriamo che lo Stato ha stanziato centotrentacinque miliardi per la Sanità, arriviamo a un complessivo importo di oltre cinquecento miliardi solo per queste due voci. Ci chiediamo come sia possibile chiedere al Governo di stanziare altre somme per aumentare queste spese che già sono enormi e quasi insopportabili per il bilancio dello Stato.
Chi parla a vanvera dovrebbe essere additato come nemico dei/delle cittadini/e perché trasmette messaggi inconsistenti e deleteri.

Veniamo al terzo ammonimento di Giorgetti: “Attenzione al Debito pubblico”, che, come è noto, vola verso i tremila miliardi e costa al bilancio dello Stato quasi cento miliardi l’anno. Ripetiamo queste cifre perché sono da sole indicative.
È vero che il rapporto col Pil oscilla intorno al centoquaranta per cento, ma esso è quasi uguale a quello della Grecia e molto al di sopra di quelli di Germania, Francia e Spagna.
Tuttavia, vi sono altre spese che dovrebbero essere fatte per sostenere i bisognosi, i disabili, i malati e altri, ma è impensabile che queste ulteriori e necessarie spese possano ancora aumentare le uscite dello Stato perché l’aumento del debito è un forte freno allo sviluppo.
Se il governo italiano pagasse cinquanta miliardi di interessi anziché cento, i primi cinquanta potrebbero essere spesi per incrementare l’economia, aumentare l’occupazione, investire nelle infrastrutture e nella transizione ecologica, finalmente sollevando il derelitto Pil, migliorando le condizioni di vita di cittadini e cittadine.

C’è un rimedio rispetto a questo scenario che descriviamo? Sicuramente ed è quello di nominare ancora una volta un commissario straordinario alla spending review – come a suo tempo fu nominato il bravo Carlo Cottarelli – che abbia la possibilità di intervenire su quell’enorme coacervo di spese inutili e clientelari a carico del bilancio dello Stato e portare un programma di taglio di almeno cinquanta miliardi.

La spending review dovrebbe intervenire anche sulla sanità, perché al suo interno vi sono molti sprechi, e soprattutto sul funzionamento della Pubblica amministrazione, che è estremamente modesto, senza particolari requisiti, con la conseguenza che l’insieme della struttura costa almeno il venti per cento in più di quello che dovrebbe costare.
Ribadiamo ancora una volta come l’assenza di merito, responsabilità, organizzazione e produttività all’interno della Pa la facciano apparire come un motore difettoso e lento, forse irreparabile.

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