Nonostante l’inverno abbastanza piovoso, si prepara un’altra estate difficile per i siciliani, che dovranno affrontare mesi di siccità e di razionamento delle poche risorse idriche a disposizione. A conferma arrivano i dati ufficiali sui volumi invasati nelle dighe dell’isola, pubblicati dal dipartimento regionale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico Sicilia.
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Il confronto tra i rilevamenti effettuati a maggio 2024 e 2023 (periodo pre-siccità) e quelli aggiornati al 12 maggio scorso, per le dighe che forniscono acqua potabile, restituisce un quadro allarmante: le scorte disponibili sono praticamente stabili sui valori registrati nel 2024, in cui è stato ufficializzato lo stato di emergenza per la regione. Le scorte disponibili, infatti, sono in totale circa 159 milioni di metri cubi d’acqua per tutta la regione, contro i quasi 340 milioni del 2023.
Il volume netto
I numeri scendono ulteriormente se si va a guardare il volume utile netto per gli utilizzatori, l’acqua disponibile scende ad appena 116 milioni di metri cubi d’acqua. E la stabilità dei dati rispetto allo scorso anno è “falsata” dai risultati registrati dalla diga Ancipa, una delle più importanti per l’uso potabile, che nel mese di maggio 2024 conteneva circa 7,94 milioni di metri cubi d’acqua, lontanissima dai 25,45 milioni dello stesso periodo del 2023. Nel 2025, invece, ha recuperato ritornando a 25 milioni di metri cubi d’acqua. Il riempimento, però, non è dovuto soltanto alle piogge, ma anche al maggiore lavoro di bypass del fiume Cuto, recentemente ripulito da Enel. Drammatico il dato dell’invaso Fanaco, che registra solo 5,31 milioni di metri cubi d’acqua, contro i 13,18 del 2023. Ancora peggio va al’invaso Castello, con appena 9,62 milioni circa disponibili contro i 19,57 di due anni fa.
Garcia, Poma e Rosamarina
La diga Garcia, invece, pur mantenendosi su livelli comparativamente alti con 19,48 milioni di metri cubi disponibili, contiene circa un terzo di quanto raccolto nel 2023. Il Poma, altra diga strategica, oggi dispone di circa 29,16 milioni di metri cubi utilizzabili, poco più del 28% della sua capacità; due anni fa erano 55,40. La situazione è simile alla Rosamarina, che scende a 22,76 milioni su una potenzialità totale del bacino da 100 milioni, che era pieno per metà nel 2023. Lo Scanzano, invaso a supporto del sistema acquedottistico, invece, ha recuperato riuscendo quasi a raggiungere i valori di due anni prima, fornisce però appena 7 milioni di metri cubi. Complessivamente, le dodici dighe ad uso potabile sommano un volume utile netto di poco meno di 116 milioni di metri cubi. Ma a fronte di una capacità complessiva di quasi 429 milioni, il dato significa che oggi è disponibile appena il 27% del totale potenziale.
Pesa anche l’interramento
A pesare sul quadro attuale sono due fattori principali: la siccità e l’interramento. In molte dighe non è stata ancora eseguita una batimetria aggiornata – ovvero la rilevazione della profondità e del volume reale d’invaso – per cui le stime di disponibilità restano teoriche e potenzialmente sovrastimate. L’effetto combinato della scarsità di piogge e del progressivo deposito di sedimenti nei fondali rende di fatto inutilizzabile una parte consistente dell’acqua raccolta. Il quadro delineato è preoccupante non solo per la tenuta degli ecosistemi e dell’agricoltura, ma anche per l’approvvigionamento idrico delle famiglie, che già lo scorso anno hanno dovuto subire lunghi mesi di razionamento delle risorse.
La Regione vede il bicchiere mezzo pieno
La Regione, in questo scenario preoccupante, vede comunque il bicchiere mezzo pieno. Le piogge di questi giorni hanno infatti determinato un incremento di 3 milioni di metri cubi di acqua negli invasi siciliani, destinati ad uso potabile. Ed il dato è destinato a crescere nelle prossime ore, in quanto precipitazioni sono ancora in corso in diverse aree dell’Isola e a questo si aggiungerà anche l’ulteriore apporto idrico derivante dalle traverse fluviali che convogliano l’acqua superficiale verso i bacini. A beneficiare maggiormente di questa fase di maltempo sono stati in particolare i bacini della diga Mario Francese (ex Garcia) e della Rosamarina, entrambe nel Palermitano, che hanno registrato un apporto di circa un milione di metri cubi ciascuno. Il restante milione di metri cubi è stato distribuito tra altri 9 invasi ad uso potabile presenti sul territorio regionale, ovvero: Ancipa (tra le province di Enna e Messina); Castello (Agrigento); Fanaco, Piana degli Albanesi, Piano del leone, Poma, Prizzi e Scanzano (Palermo); Ragoleto-Dirillo (Ragusa).

