Borghi deserti, giovani in fuga, servizi pubblici che si riducono fino a scomparire: lo spopolamento delle aree interne della Sicilia non è più un semplice campanello d’allarme, ma un segnale forte di una crisi strutturale che rischia di compromettere il futuro stesso dell’isola. Quello che un tempo era considerato un fenomeno temporaneo, oggi è una condizione cronica e diffusa. A parlare dell’argomento è Giuseppe Castiglione, deputato nazionale e vicepresidente della Commissione parlamentare sulla transizione demografica.
La denatalità, infatti, si conferma uno dei nodi più critici: “Nel 2008 in Italia sono nati 576.000 bambini, nel 2025 soltanto 378.000”, ricorda Castiglione. Un calo drammatico di quasi 200.000 nascite in meno, che diventa ancora più grave se osservato nelle regioni del Sud, e in particolare nelle aree interne della Sicilia, dove la presenza di giovani si riduce drasticamente e la popolazione invecchia sempre più.
Aree interne a rischio estinzione: la politica cerca risposte
Secondo Castiglione, la denatalità al Nord è in parte compensata dalla presenza di immigrati e da una maggiore tenuta del tessuto economico e sociale. Al Centro la situazione è meno grave, ma nel Mezzogiorno – e in Sicilia in particolare – il quadro è allarmante. “Nel Sud prevediamo una perdita netta di nascite fino al 2050. E nelle aree interne del Sud la situazione è ancora più difficile”, afferma.
Questi territori, già penalizzati da una storica carenza di infrastrutture, di opportunità lavorative e di servizi essenziali, rischiano di diventare veri e propri deserti umani. Le scuole chiudono per mancanza di alunni, i presidi sanitari si riducono, le attività economiche si spengono una dopo l’altra.
Una nuova strategia per un nuovo Sud
Davanti a questo scenario, non bastano più gli interventi-tampone. Serve, secondo il vicepresidente della commissione, una nuova visione: “Bisogna ripensare il modo di vivere le aree interne, sostenere le nascite, creare opportunità per i giovani, intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro”. Le professioni cambiano, le esigenze delle comunità si evolvono, e così deve fare anche la politica.
Investimenti mirati, incentivi alla natalità, sostegno alle imprese locali, valorizzazione del patrimonio naturale e culturale: sono queste alcune delle leve su cui agire per salvare i piccoli comuni siciliani dalla lenta estinzione. Perché il futuro della Sicilia non passa solo dalle grandi città, ma anche da quei borghi dimenticati che possono tornare a vivere se ascoltati, sostenuti e valorizzati.
Lo spopolamento delle aree interne della Sicilia non è solo una questione di numeri. È un problema di identità, di coesione sociale, di giustizia territoriale. È una sfida politica che non può più essere rinviata. Come afferma Castiglione, serve una strategia nuova, coraggiosa e inclusiva. Solo così l’isola potrà tornare a crescere – non solo economicamente, ma anche demograficamente e socialmente.

