Sicilia, stanare subito gli evasori fiscali - QdS

Sicilia, stanare subito gli evasori fiscali

Eleonora Fichera

Sicilia, stanare subito gli evasori fiscali

venerdì 24 Maggio 2019

“Risparmiometro”, indice di affidabilità fiscale: tanti gli strumenti a disposizione del Fisco. E-fattura ed e-scontrino, tracciabilità amica degli onesti ma l’incultura del condono non aiuta. Nell’Isola l’evasione presunta ammonta a 10 miliardi, circa il 10% del totale nazionale

PALERMO – Italiani popolo di evasori fiscali. Tra le innumerevoli problematiche che attanagliano il nostro Paese, quella dell’evasione fiscale è sicuramente una delle più controverse. La prima difficoltà quando si affronta il fenomeno, riguarda le cifre. Stabilire con esattezza quanto resta illecitamente nelle tasche degli italiani anziché finire nelle casse dello Stato, non è per nulla facile.

Una stima è stata presentata dalla “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” realizzata dalla Fondazione nazionale dai commercialisti. Dall’analisi dei dati messi a disposizione dal ministero dell’Economia e delle Finanze, emergerebbe un’evasione fiscale presunta di 107,7 miliardi di euro.

Quanto di questo è riconducibile alla Sicilia? Anche in questo caso è possibile solo abbozzare delle stime. Nelle nostre precedenti inchieste abbiamo provato a calcolare il “peso” della Sicilia sull’evasione totale del Paese. Tenendo conto del fatto che la nostra Isola coincide con circa il decimo dell’intera Penisola per popolazione e superficie, e partendo dai 107,7 miliardi di euro di cui si è già accennato, è possibile stimare un’evasione fiscale siciliana pari a circa 10 miliardi di euro.

Una cifra senz’altro considerevole che conferma la propensione dell’Isola già messa in evidenza dal Mef. Il ministero, infatti, ha realizzato una “mappa dell’evasione fiscale” che colloca la nostra Regione nelle cosiddetta “fascia rossa”, quella in cui si raggiungono le percentuali di propensione all’evasione più alta (tra il 32 e il 40%).

Se è complicato definire con certezza a quanto ammonta la cosiddetta economia sommersa, ancor più complicato sembra essere combattere il comportamento illecito che ci sta dietro. Sicuramente bisognerebbe combattere quella che è una vera e propria incultura dell’evasione che dilaga da Nord a Sud.

Al di là della componente culturale, difficile e lunga da contrastare, vi sono tanti strumenti pratici da mettere in atto per stanare i “furbetti”. Alcuni sono già stati messi in campo ma di certo c’è ancora tanta strada da fare.

L’occhio del Fisco sui conti bancari
Risparmiometro, per misurare gap tra reddito e disponibilità finanziaria
Una delle nuove misure ideate per stanare gli evasori è il cosiddetto “Risparmiometro” (ancora non entrato in vigore). Si tratta di uno strumento a disposizione dell’Agenzia delle Entrate che effettua controlli direttamente sui movimenti bancari dei contribuenti per individuare eventuali anomalie nelle transazioni.
Per legge, banche, poste e intermediari saranno costretti a passare all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni richieste ai fini degli accertamenti.
Tramite un algoritmo, quindi, verranno passati al setaccio conti correnti, depositi bancari, buoni fruttiferi, carte di credito al fine di rintracciare possibili discrepanze tra dichiarazione dei redditi ed effettiva disponibilità finanziaria. In caso di anomalie superiori al 20% scatteranno controlli più specifici. I contribuenti interessati alle verifiche, ovviamente, avranno la possibilità di difendere la propria posizione e di dimostrare la regolarità dei loro comportamenti.
Nel caso in cui, però, si arrivasse ad accertare effettive violazioni, verrà applicata la cosiddetta tassa di risparmio, l’imposta dovuta calcolata sulla sola parte di reddito non dichiarato.

Indice di affidabilità fiscale, la “pagella” del contribuente
Premiare i contribuenti che pagano tutto nei tempi stabiliti e scovare chi cerca di nascondersi al Fisco. Si basano su questi principi i cosiddetti Indici sintetici di affidabilità, già avviati in via sperimentale nel 2018 ed entrati a regime nel 2019. Le “pagelle del Fisco” , grazie ai dati messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, assegneranno a ogni contribuente un voto da 1 a 10. Chi otterrà un punteggio compreso tra 1 e 6, sarà considerato soggetto “a rischio” e potrà essere più facilmente essere sottoposto a controlli per verificare che tutte le tasse siano state pagate correttamente. Con voto 7, invece, si potrà stare tranquilli.

A partire dall’8 sono previsti alcuni vantaggi, tra questi, ad esempio l’esonero dall’apposizione del visto di conformità per la compensazione dei crediti fino a 50mila euro all’anno, maturati sulla dichiarazione annuale Iva relativa al periodo di imposta 2019.

I contribuenti che superano l’8 avranno ulteriori vantaggi e saranno sono esclusi dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici. Chi otterrà invece un indice di affidabilità almeno pari a 9 sarà escluso dall’applicazione della disciplina delle società non operative e dalla determinazione sintetica del reddito complessivo, a condizione che il reddito complessivo accertabile non ecceda di due terzi il reddito dichiarato.

Già a pieno regime E-fattura
Tra i provvedimenti che hanno più fatto discutere c’è senza dubbio l’e-fattura. Entrata in vigore il primo gennaio, ha imposto la digitalizzazione di ogni fattura emessa in modo da rendere tracciabile ogni movimento e porre fine a comportamenti odiosi e nocivi come fatture postdatate.
Nonostante buoni principi propositi, il nuovo sistema, non è stato accolto con entusiasmo proprio da tutti. Al provvedimento sono state mosse diverse critiche: si è parlato di un processo di compilazione troppo lungo e complicato che incentiverebbe, secondo alcuni, addirittura l’evasione: qualcuno, insomma, davanti alle difficoltà potrebbero scegliere per non emettere nessuna fattura, soprattutto per i piccoli pagamenti, complicati da tracciare.
Alla vigilia dell’entrata in vigore della misura si era parlato anche di un possibile “blocco” amministrativo che però, nei fatti, non si è verificato. Finora tutto sembra filare liscio.

Debutterà a luglio E-scontrino
Mentre l’e-fattura ha già cominciato il suo cammino, per l’e-scontrino bisognerà aspettare ancora qualche mese. Il nuovo strumento, infatti, farà il suo debutto a luglio (per esercenti e negozi con volume d’affari superiore ai 400mila euro) per poi entrare definitivamente in vigore per tutti a gennaio 2020.
La logica di base è identica a quella che sta dietro la “sorella” e-fattura e dovrebbe, almeno sulla carta, risultare efficace: tutti i dati sui pagamenti, grazie al formato digitale, devono essere tracciabili e consultabili online dal Fisco in qualsiasi momento.
Tra qualche mese, i commercianti saranno quindi tenuti a inviare giornalmente il resoconto dei pagamenti ricevuti all’Agenzia delle Entrate che effettuerà i dovuti controlli.

Evasione fiscale, una questione “culturale”
Troppi contanti e troppi condoni, così vincono i furbetti
Di certo, per combattere l’evasione fiscale, sarebbe utile anche una generale semplificazione burocratica. Compilare le dichiarazioni dei redditi, per esempio, è una procedura che, anziché snellirsi, sembra diventare sempre più complessa, di certo non a portata del contribuente medio. Troppa burocrazia, di certo, non agevola chi vuole pagare le tasse e scoraggia gli “indecisi”.

C’è poi la “questione contanti”. Passare interamente ai pagamenti digitali, di certo, contribuirebbe a debellare l’evasione fiscale. Ma gli italiani, sia da clienti che da commercianti, sono tra i più riluttanti d’Europa e, nelle transazioni, continuano a preferire il caro, vecchio cash.

Una problematica centrale nel nostro Paese, poi, è quella del condono. Il tema del condono, del resto, è stato al centro delle critiche mosse dall’opposizione anche all’attuale Governo. Una classe politica che “grazia” i cattivi contribuenti, di certo risulta poco credibile quando si riempie la bocca con slogan contro l’evasione fiscale.

Di recente, abbiamo affrontato l’argomento con Carlo Cottarelli, presidente dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro cuore, ospite del nostro forum pubblicato lo scorso 14 maggio (leggi qui). “il fatto che continuiamo a fare un condono un anno sì e un anno no e una complicazione intorno al sistema di tassazione – ha dichiarato al Qds – non aiutano la lotta all’evasione fiscale Forse bisognerebbe anche cambiare i modi in cui si fanno i controlli e probabilmente se le tasse fossero più basse ci sarebbe meno evasione, ma questo è più incerto”. “Infine – ha aggiunto Cottarelli – c’è sempre la questione culturale, quella che io chiamo la debolezza del capitale sociale. Negli ultimi dieci anni non ci sono stati miglioramenti da questo punto di vista”.

Ma come si combatte la cultura dell’evasione se dai “piani alti” arrivano messaggi controversi? Se piovono sanatorie e condoni e se ai furbetti che non pagano le tasse tutto è perdonato, come si può chiedere ai contribuenti di essere onesti, di dichiarare anche le minime entrate? Finchè ingannare il Fisco sarà facile e non ci sarà nessuna certezza della pena, evadere le tasse, purtroppo sembrerà addirittura “conveniente”, considerando che in Italia, chi sbaglia non paga (quasi mai). Se non ci si muoverà anche in questo senso, i provvedimenti, seppur lodevoli, messi in atto dai Governi, difficilmente riusciranno a debellare l’odiosa piaga che da sempre attanaglia il nostro Paese.

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