La nuova stretta fiscale sugli affitti brevi rischia di colpire duramente l’economia siciliana. L’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% per chi affitta tramite portali online come Airbnb o Booking ha già acceso il dibattito in tutta Italia, ma in Sicilia il tema assume contorni ancora più delicati. Qui, le case vacanza e i bed and breakfast rappresentano la spina dorsale del turismo diffuso: una rete capillare di microimprese familiari che garantiscono lavoro, diretto o indiretto, a migliaia di persone.
Un settore da 4,5 miliardi di euro a rischio
L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di armonizzare il regime fiscale e contrastare l’evasione. Ma molti esperti temono che il risultato reale sarà un altro: penalizzare i piccoli proprietari, senza incidere in modo significativo sui grandi operatori. Secondo Claudio Melchiorre, presidente del Movimento Europeo Consumatori (Mec), la misura potrebbe compromettere un comparto da oltre 4,5 miliardi di euro, pari al 3% del PIL regionale. “La pressione esercitata contro le case vacanza e i bed and breakfast – spiega Melchiorre – mette a rischio centomila famiglie siciliane. Si tratta di un settore che tiene a galla l’economia locale, soprattutto nei piccoli centri e nei borghi dell’interno”.
La nuova tassazione: il 46% degli incassi se ne va tra tasse e commissioni
Con il nuovo sistema, la tassazione sale dal 21% al 26% per chi utilizza portali web o agenzie immobiliari come intermediari. In teoria, chi affitta senza intermediari continua a pagare la tariffa ridotta, ma nella pratica è quasi impossibile gestire una struttura ricettiva senza questi canali. “Senza il passaggio attraverso i portali web – sottolinea Melchiorre – le attività di affitto si riducono a quote minime. I proprietari sono obbligati a usarli. Considerate le percentuali richieste dagli stessi portali, il 46% degli incassi se ne va tra tasse e commissioni”. Facendo un rapido calcolo, su 70 euro di incasso medio, il ricavo lordo reale è di appena 14 euro. Tolte poi le spese di manutenzione, energia, rifiuti, acqua e imposte locali, il guadagno si azzera. Un problema enorme per una regione in cui il reddito medio è tra i più bassi d’Italia.
Una forma di sostegno economico per migliaia di famiglie
In molti casi, gli introiti degli affitti brevi rappresentano una integrazione al reddito o una fonte principale di sostentamento per famiglie con pensioni minime o lavori irregolari. Le perplessità non arrivano solo dagli operatori del settore. Anche l’Unione Nazionale Consumatori, attraverso il suo presidente Massimiliano Dona, ha definito l’aumento della cedolare secca “una misura assurda, che presenta profili di incostituzionalità”.
Dona: “Si discrimina chi affitta tramite portale, è una doppia penalizzazione”
Dona richiama l’articolo 53 della Costituzione, secondo cui chi ha lo stesso reddito dovrebbe essere tassato nello stesso modo: “A parità di affitto e di reddito si discrimina in base alla modalità con cui è stato trovato l’inquilino. Chi usa un portale paga di più, pur dovendo già versare una commissione. È una doppia penalizzazione”. Il presidente dell’Unc accusa inoltre il Governo di favorire la lobby degli albergatori e di danneggiare le famiglie italiane.
La micro offerta turistica siciliana: 130 mila posti letto e 15 mila famiglie coinvolte
La cosiddetta micro offerta turistica siciliana – costituita da case vacanza, b&b e affitti brevi – conta circa 130 mila posti letto, sostenendo non meno di 15 mila famiglie. Ogni posto letto genera, secondo le stime di Mec, una spesa turistica media di 90 euro al giorno, che beneficia anche le attività non alloggiative: ristoranti, bar, guide turistiche, stabilimenti balneari, frantoi e cantine. Con un tasso medio di occupazione del 60%, il valore economico giornaliero generato dagli affitti brevi in Sicilia è stimato in 7 milioni di euro al giorno. Un giro d’affari che rende bene l’idea del peso di questo settore per l’economia isolana.
Il turismo diffuso che ha rivitalizzato i borghi
Negli ultimi anni, la formula del turismo diffuso ha dimostrato di funzionare. Le case vacanza hanno permesso di valorizzare borghi e centri storici che l’offerta alberghiera tradizionale non sarebbe riuscita a coprire. In molte aree interne, la presenza di visitatori stranieri ha contribuito a rivitalizzare quartieri abbandonati, a riaprire botteghe e ristoranti, e a creare un indotto stabile. Gli esperti del settore considerano gli affitti brevi come un vero e proprio ammortizzatore sociale, capace di compensare la scarsità di lavoro stabile e i bassi redditi familiari.
Il rischio: ritorno all’affitto in nero e crollo dell’indotto
Secondo molti osservatori, l’aumento della tassazione potrebbe disincentivare la regolarità e spingere molti piccoli proprietari a ritirarsi dal mercato o tornare all’affitto in nero. Melchiorre avverte: “Colpire le case vacanza significa abbattere i posti letto e quindi l’intero sistema turistico siciliano e meridionale. Le case private generano 2,5 miliardi di euro di fatturato nei servizi turistici non alloggiativi e 2 miliardi nel comparto degli alloggi, più altri 5 miliardi per trasporti e indotto. Il fisco, dal crollo del settore, non avrebbe nulla da guadagnare”.
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