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Sicilia terra da tartufo, ecco il progetto sperimentale dell’assessorato regionale all’Agricoltura

Sicilia terra da tartufo, ecco il progetto sperimentale dell’assessorato regionale all’Agricoltura

Il convincimento è che anche l’isola possa diventare una delle terre pregiate per gli amanti del prezioso e profumato fungo ipogeo

Fare della Sicilia una regione in cui si possa con criterio investire nella tartuficoltura. Va in questa direzione il progetto che la Regione porterà avanti, tramite un accordo tra il dipartimento Agricoltura e il dipartimento Sviluppo rurale. L’obiettivo è quello di studiare quali siano le condizioni migliori per favorire la propagazione dei tartufi, con l’intento di creare un contesto più idoneo all’applicazione della legge regionale che cinque anni fa è stata approvata.

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Il convincimento è che anche l’isola possa diventare una delle terre pregiate per gli amanti del prezioso e profumato fungo ipogeo.

Sperimentazioni a Godrano

L’accordo tra i due dipartimenti che fanno capo all’assessorato all’Agricoltura – dove a breve tornerà a insediarsi Luca Sammartino di ritorno nella giunta Schifani dopo lo stop forzato in seguito all’indagine che lo ha coinvolto nella primavera del 2024 e per cui ancora l’esponente della Lega dovrà affrontare il processo – riguarda un piano di sperimentazioni e monitoraggio.

“Le due parti intendono avviare – si legge nel testo dell’accordo siglato la scorsa settimana – prove sperimentali sulle tecniche di inoculo di spore di tartufo su piante forestali prodotte dai vivai afferenti al Centro vivaistico regionale e di impianto di tali piante inoculate in siti selezionati all’interno del Demanio forestale”.

Per farlo verranno utilizzate le somme che nel 2022 sono state trasferite dal ministero per finanziare interventi nel campo delle “risorse genetiche e materiale di propagazione forestale, con particolare riferimento al rilancio del settore vivaistico-forestale”.

Il programma

La prima fase del programma prevede la valutazione dell’applicabilità di tecniche di inoculo e propagazione di specie di tartufo all’interno del centro di conservazione del germoplasma di Valle Maria a Godrano, nel Palermitano. Successivamente si lavorerà all’identificazione e alla mappatura delle aree con le caratteristiche più idonee a ospitare “gli interventi di messa a dimora delle piante inoculate e le relative specie forestali prioritarie”.

Nella fase pilota del progetto, verranno utilizzati almeno cinque siti in provincia di Palermo di superficie minima di un ettaro; poi si capirà come estendere il raggio d’azione alle altre nove province.

In prospettiva c’è l’intenzione di trasformare il vivaio regionale Filici di Cammarata (Agrigento) in “centro specializzato” per la propagazione e inoculo del tartufo.

Presenti tutte le varietà

La passione per il tartufo è arrivata all’Ars nel 2020, quando sala d’Ercole ha approvato la legge contenente le norme in materia di raccolta, coltivazione, commercio e tutela dei tartufi nella Regione Siciliana.

Risale, invece, all’anno scorso la costituzione dell’ufficio di coordinamento regionale dei tartufi di Sicilia, deputato a portare avanti la ricerca sugli ecosistemi tartufigeni e sulle tecniche di produzione delle differenti specie di tartufo che tengano conto delle condizioni pedoclimatiche presenti nei territori del Demanio regionale.

A tal proposito, sul sito della Regione viene specificato che “da studi effettuati, si evidenzia la presenza nel territorio boschivo siciliano, di quasi tutte le nove specie di tartufo commerciabili. La presenza di tante specie di tartufo è dovuta alla diversa varietà di ambienti presenti nelle diverse quote altimetriche ed esposizioni delle zone montane calcaree. L’orografia diversa – si legge – ha favorito la presenza di più specie di tartufo”. La presenza spontanea dei tartufi ha portato all’idea di puntare allo sviluppo della tartuficoltura.

“Oggi è una attività agricola ormai acquisita che può dare risultati produttivi soddisfacenti, se portata avanti da personale competente e seguita da una efficiente rete di assistenza tecnica regionale, che operi principalmente per la salvaguardia delle tartufaie naturali esistenti e ad impiantare nuove tartufaie, in terreni di comprovata vocazionalità, utilizzando materiale forestale e tartufo autoctono”.