La foto dell’Istat: il dato di cittadini in indigenza (38%) è doppio rispetto a quello del resto del Paese (in calo al 18,9%). Difficoltà ridotte per famiglie con quattro componenti o coppie con figli che hanno beneficiato del nuovo assegno unico
PALERMO – I siciliani sono sempre più poveri, e sempre di più sono quelli che rischiano di rientrare nella triste categoria. Nel 2023, secondo l’Istat, sono a rischio di povertà il 38% dei siciliani, e se si aggiunge il rischio di esclusione sociale, si arriva al 41,4%. Si tratta di numeri altissimi, che mostrano una condizione estremamente difficile, che si aggrava ulteriormente se si considera che il 15,8% dei siciliani vive in una situazione di bassa intensità lavorativa. Ancora peggio, se si considera che i numeri relativi al rischio di povertà sono aumentati di due punti percentuali rispetto all’anno precedente.
In Sicilia i poveri sono quasi il doppio che nel resto della penisola
La Sicilia è dolorosamente controcorrente rispetto al resto d’Italia, dove il rischio di povertà è sceso al 18,9% nel 2023 rispetto al 20,1% del 2022. Nell’Isola, insomma, i poveri sono quasi il doppio che nel resto della penisola. Anche il dato relativo alla bassa intensità lavorativa è parecchio più basso nel resto d’Italia, considerato che si ferma all’8,9%. Il confronto diventa ancora più impietoso rispetto alle regioni virtuose, come il Trentino Alto Adige, dove il rischio di povertà si ferma al 5,7%, o l’Emilia Romagna, al 5,8%.
Peggio della Sicilia soltanto la Calabria
Peggio della Sicilia, invece, soltanto la Calabria, che arriva al 40,6%. Per macroterritori, nel 2023, la riduzione della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è particolarmente marcata al Nord, mentre il Nord-est si conferma la ripartizione con la minore incidenza di rischio di povertà, all’11%; la quota di popolazione in questa condizione è stabile al Centro, al 19,6% e si riduce nel Mezzogiorno, l’area del paese con la percentuale più alta di individui a rischio.
A livello regionale si osserva una riduzione del rischio di povertà o esclusione sociale in particolare in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, e Campania, per effetto del calo di tutti e tre gli indicatori (rischio di povertà, grave deprivazione e bassa intensità di lavoro). Inoltre, il rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce in Lombardia con una riduzione marcata degli individui in famiglie a bassa intensità di lavoro ma con un aumento della grave deprivazione.
In Calabria, invece, peggiorano i tre indicatori e aumenta soprattutto la grave deprivazione. In termini di reddito, a livello nazionale è ancora fin troppo ampia la forbice tra le famiglie abbienti e quelle più povere. Nel 2022, il reddito totale delle famiglie più agiate è di 5,3 volte quello delle famiglie più povere. In euro, il reddito medio delle famiglie è stato di 35.995 euro; è aumentato in termini nominali del +6,5%, mentre segna una netta flessione in termini reali, scendendo del 2,1%, tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno.
Rischio povertà minore per le famigli di 4 componenti
Per tipologia familiare, nel 2023 l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale si riduce soprattutto per coloro che vivono in famiglie con quattro componenti e per le coppie con due figli e con un figlio, che hanno beneficiato del nuovo assegno unico universale per i figli. Tuttavia, per le famiglie numerose aumentano gli individui in condizione di bassa intensità di lavoro, in particolare per quelle che comprendono cinque e più componenti, e nel caso di coppie con tre o più figli, presumibilmente per una maggiore difficoltà nella conciliazione delle attività di lavoro e cura.
Infine, il rischio di povertà o esclusione sociale si riduce per gli individui in famiglie con solo italiani e aumenta leggermente per i componenti delle famiglie con almeno un cittadino straniero (40,1% rispetto al 39,6% del 2022).