C’è anche un siciliano – Gaetano Mirabella Costa, 45 anni – tra i due italiani rinchiusi ad Alligator Alcatraz, il centro per migranti irregolari in Florida.
L’uomo, originario di Fiumefreddo di Sicilia, in provincia di Catania, ha raccontato l’incubo della detenzione ai microfoni del TG2.
Il racconto del siciliano rinchiuso ad Alligator Alcatraz
“Siamo in gabbia, come in un pollaio. Fateci uscire da questo incubo”, sono queste le parole del 45enne Gaetano Mirabella Costa dal carcere. Con lui un altro italiano, Fernando Artese, italo-argentino di 63 anni.
Parlando delle condizioni della struttura e dei detenuti, Mirabella Costa – che vive in Florida da 10 anni – aggiunge: “Siamo in 32 per ogni gabbia, tre bagni all’aperto, vedono tutti quello che fai non so che reato ho commesso, non ho parlato con un avvocato né con un giudice“.
Il 45enne siciliano sarebbe stato trasferito nel centro di detenzione Alligator Alcatraz lo scorso 9 luglio, dopo che – arrestato lo scorso 3 gennaio per detenzione di droga senza prescrizione medica e aggressione di un anziano – era stato condannato a maggio a sei mesi di detenzione. Dopo la scarcerazione è stata disposta la sua deportazione in Italia per violazione delle norme migratorie del governo Trump.
Parla la madre
La madre del quarantacinquenne siciliano detenuto ad Alligator Alcatraz racconta che “è stato portato con le catene alle mani e ai piedi come un cane“.
L’appello
La vicenda degli Alligator Alcatraz nel centro di detenzione Alligator Alcatraz ha suscitato non poche polemiche in ambito politico. In una nota, Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce nazionale di Europa Verde, chiede al Governo Meloni un intervento immediato: “Due nostri connazionali, Gaetano Mirabella Costa e Fernando Artese, sono detenuti nel centro per migranti ‘Alligator Alcatraz’ in Florida, in condizioni disumane: chiusi in gabbia, senza accesso a un avvocato, privati di dignità, acqua e cibo decente. Il governo Meloni sta davvero consentendo che cittadini italiani vengano trattati in questo modo? Il ministro Tajani deve intervenire immediatamente, attivare la rete consolare e pretendere un’ispezione ufficiale”.
“Non bastano le rassicurazioni burocratiche: servono fatti, verifiche. Alligator Alcatraz è una vergogna figlia della brutalità di Trump. E questo governo, sempre pronto a compiacere Washington, resta in silenzio anche davanti a una palese violazione dei diritti umani. Patrioti a parole, vassalli nei fatti”, conclude Bonelli.
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