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Sicindustria Messina, 4 anni per un “No” e investimento bloccato

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Sicindustria Messina, 4 anni per un “No” e investimento bloccato

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venerdì 12 Febbraio 2021

Ivo Blandina, "La Regione decida se vuole intraprendere o no la strada dello sviluppo sostenibile"

Altro
giro, altra corsa. Identico risultato: un investimento privato di quasi 14
milioni
di euro bloccato, dopo una attesa di ben 4 anni, per un
parere negativo rilasciato dalla Commissione tecnica specialistica
dell’assessorato regionale al territorio e ambiente nell’ambito di un
procedimento di Valutazione di impatto ambientale, in contrasto con quanto
previsto dalle normative nazionali e dai Piani di gestione regionali.

Oggetto del
diniego, il progetto presentato dalla Gestam, azienda che opera
nel campo della gestione dei rifiuti e delle bonifiche ambientali, per la
realizzazione nell’area industriale ex-Pirelli di Villafranca Tirrenica, in
provincia di Messina, di un impianto di depurazione di materiali inquinanti.

 Si tratta, nello specifico, di rifiuti
speciali (terreni, ghiaie o arenili sui quali è stato sversato olio o
carburante, acque di mare sporche di combustibili, acque di sentina di navi e
imbarcazioni, reflui di piazzali industriali non serviti da scarico pubblico e
altre sostanze pericolose) che potrebbero essere stoccati, disinquinati e
restituiti all’ambiente completamente puliti e senza più rischio per la salute
dell’uomo.

“La nuova infrastruttura – spiega Ivo Blandina, presidente di Sicindustria Messina – utilizzerebbe, così come da progetto, infatti le migliori tecniche disponibili, funzionali alla depurazione di materiali dalle matrici inquinanti pericolosi per l’ambiente e per la salute dell’uomo se gettati in mare o occultati nei terreni, innocui se trasportati in sicurezza e trattati adeguatamente in stabilimenti attrezzati”.

La
Commissione tecnica specialistica decide, però, di non rilasciare la Via
adducendo come motivazione la mancanza di distanza dal centro abitato. Distanza
che, però, sia il Codice nazionale dell’ambiente sia i Piani di gestione
regionali richiedono soltanto per impianti che nascono fuori dalle aree
industriali. Ma tant’è.

“Alcune
considerazioni, seppur sommarie – aggiunge Blandina – sono quindi inevitabili.
Nell’ottica della necessaria modernizzazione della nostra regione, della
capacità di attrarre capitali e investimenti, della competitività del nostro
sistema produttivo va evidenziato che a nulla valgono riforme e semplificazioni
normative e procedurali, se poi gli organismi preposti non adottano valutazioni
univoche, chiare e saldamente aderenti all’impianto normativo.

Il
sistema produttivo, per investire, ha bisogno di chiarezza e certezza delle
regole. Le limitazioni equivoche e le criminalizzazioni degli investimenti
privati effettuati nel rispetto delle regole e nell’ottica della sostenibilità,
denotano, purtroppo, una carente strategia sul futuro e una mancanza di visione
sull’apporto che il sistema produttivo può e deve dare al benessere e alla
modernizzazione. Se si vuole realmente percorrere la strada della sostenibilità
e attivare un nuovo modello di sviluppo, serve coerenza, a tutti i livelli e in
tutti i passaggi.

Le
tecnologie e gli strumenti normativi per far convergere competitività e tutela
del territorio esistono, le capacità di investimento pure. I processi
decisionali vanno però adeguati. In caso contrario non resterà altro che
registrare un atteggiamento tutto ideologico contro l’iniziativa privata, la
cui mortificazione certamente non gioca a favore della comunità e dello
sviluppo del territorio”.

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