La questione relativa all’ex fabbrica Fiat di Termini Imerese è diventata stomachevole, anche perché il Ministero dello Sviluppo economico, ove è aperta la controversia, non gestisce con efficienza e rapidità la questione.
Non risulta che vi siano bandi internazionali per verificare la manifestazione di interesse di gruppi imprenditoriali a rilevare il sito, che è servito da un porto, in condizioni ottime per i trasporti via mare.
Blutec, una società imparentata alla lontana con la Fiat, si era impegnata a riattivare lo stabilimento, ma fino ad oggi sembra che le intenzioni si siano vanificate, con la conseguenza che gli ex dipendenti sono in cassa integrazione, la quale va ad esaurirsi.
Si tratta dell’ennesimo fallimento nella nostra Isola di una iniziativa imprenditoriale, dovuta all’incapacità del governatore dell’epoca, il quale non tenne conto dell’ultimatum lanciatogli da Sergio Marchionne, compianto ex amministratore della Fiat, che chiese l’intervento della Regione. Invano.
Come è noto a pochi, il mercato delle auto elettriche ha una prospettiva di sviluppo enorme. Lo dimostrano i programmi delle maggiori case automobilistiche del mondo, le quali hanno annunciato che progressivamente non costruiranno più i loro veicoli con motori termici, a benzina e a gasolio. Al massimo la tendenza sarà di costruire, oltre che veicoli full electric, altri ibridi.
Solo in Italia, secondo gli ultimi dati del Pra, risultano iscritti all’incirca 50 milioni di veicoli, i quali tendenzialmente dovranno essere sostituiti con auto elettriche.
Queste ultime hanno bisogno delle batterie, al silicio, al litio e al cobalto. Tali materie prime sono diventate più preziose, anche se la loro estrazione comporta residui tossici superiori a quelli dell’estrazione del carbone. Però sono essenziali e in atto non sostituibili, a meno di progressi tecnologici che svilupperanno progetti a base di altre materie prime, ad oggi non all’orizzonte.
L’aumento della produzione di auto elettriche comporta necessariamente l’aumento della produzione di batterie e sembra che le case si stiano autolimitando per mancanza di esse.
Tesla, un marchio creato dal geniale Elon Musk, ha insediato una fabbrica di auto elettriche vicino a Berlino, ma contestualmente ha inaugurato una fabbrica per la costruzione delle batterie, senza delle quali le prime non possono circolare.
In Italia il processo di costruzione di auto elettriche è ancora agli albori, in quanto l’unico costruttore (Fca) comincerà la costruzione di alcuni piccoli modelli fra qualche mese. Produzione che probabilmente andrà a regime gli anni prossimi.
La Regione si dovrebbe fare promotrice di chiedere alla stessa Fca l’utilizzazione della fabbrica di Termini Imerese proprio per costruire batterie, magari offrendo di prendere a proprio carico il trasporto fino alle fabbriche delle auto, almeno per un triennio.
Questa iniziativa e questo eventuale onere renderebbero il sito competitivo, con un ritorno all’antica occupazione che superava il migliaio di addetti, così dando ossigeno alla disoccupazione siciliana.
Questa è una delle iniziative che dovrebbe prendere la Regione, insieme ad altre di tipo industriale come i più volte ricordati Termocombustori (termovalorizzatori) da insediare nelle undici zone industriali, gestite dalla Regione, che ormai si sono spopolate.
Vi è una terza iniziativa che dovrebbe prendere la Regione e cioè la riqualificazione dei poli che producono carburante fossile: e cioè Priolo e Milazzo, tenuto conto che quello di Gela è in via di rapida trasformazione per effetto dei cospicui investimenti che vi ha fatto l’Eni.
La Regione dovrebbe concordare con i relativi gruppi imprenditoriali i tempi per attuare tali piani di risanamento, in modo da contribuire a un miglioramento dell’atmosfera di quei due territori, che presentano tassi di malattia e morte nettamente superiori a quelli delle altre parti della Sicilia.
Occorre una urgente iniziativa della Regione per vivificare l’economia che è in regresso con un meno zero virgola tre del Pil, cioè una decrescita. Con tale decrescita, decresce l’occupazione.
