Fase 2, i Sindacati, "se non si riparte il Sud implode" - QdS

Fase 2, i Sindacati, “se non si riparte il Sud implode”

Fase 2, i Sindacati, “se non si riparte il Sud implode”

mercoledì 29 Aprile 2020

Nota dei segretari provinciali di Cigl, Cisl e Uil Palermo. "Chiediamo di ripartire dal Mezzogiorno con un Piano straordinario di investimenti. Si crei lavoro stabile che guardi anche oltre la fase di emergenza ancora in atto"

Lavoro, sicurezza dei lavoratori e ripartenza del Sud. Sono questi i temi che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Palermo hanno chiesto di mettere al centro del Primo Maggio di quest’anno. Una Festa del Lavoro diversa dalle altre, senza manifestazioni e senza il contatto diretto con i lavoratori, col mondo del lavoro che si prepara alla Fase 2 dell’emergenza Covid-19 e a fare i conti con la crisi.

“Il lavoro per noi – hanno affermato il segretario generale
Cgil Palermo Enzo Campo, il segretario generale Cisl Palermo-Trapani Leonardo
La Piana e il coordinatore territoriale Uil Palermo Gianni Borrelli – è il
protagonista assoluto di questo Primo Maggio. Diciamo grazie a tutti i
lavoratori che hanno dimostrato, in questo momento di difficoltà, il valore
vero del lavoro. Quest’anno parliamo non solo del lavoro che manca, ma anche
del lavoro svolto dalle migliaia di persone che in prima fila hanno dato il
loro contributo, anche volontario, combattendo spesso a mani nude, con coraggio
e ostinazione, per fronteggiare il Coronavirus. Dimostrando quanto il lavoro di
tutti sia indispensabile, nelle diverse professioni, come strumento di crescita
e di sviluppo, per estendere i principi della solidarietà, rafforzare i
diritti, salvaguardare il bene comune”.

E un ruolo importante, in questa sfida, è stato svolto dalle
parti sociali “che sono venute incontro alle fragilità e ai bisogni delle fasce
di popolazione più deboli e hanno preteso al primo posto la salute, la
sicurezza e i diritti dei lavoratori. Tutelare la salute significa tutelare il
lavoro”.

“La nostra realtà – hanno aggiunto le parti sociali – rischia
l’implosione. Oggi chiedono aiuto in tanti, in troppi: chi ha fatto lavori
marginali, l’indotto del lavoro nero, emerso in tutta la sua gravità, i quasi cinquecentomila
inattivi di Palermo e provincia dietro i quali si nasconde il lavoro informale,
senza salario e senza diritti, i precari, le famiglie in povertà che hanno
bisogno di essere sostenute, le tantissime piccole e medie aziende dei nostri
territori che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per migliaia di dipendenti,
i lavoratori autonomi, gli artigiani. Tutti quanti rischiano di non poter
sostenere il prezzo della prossima riapertura. Rischiamo di trovarci con
maggiori diseguaglianze sociali”.

“Se si perde il lavoro – hanno evidenziato i tre segretari locali
di Cgil, Cisl e Uil – il Sud sprofonda e si rischia di rafforzare la mafia. Per
questo chiediamo di ridare valore al lavoro mettendo al centro la persona, i
suoi meriti, le sue competenze, i suoi diritti e le sue mansioni. Noi chiediamo
risposte veloci e non burocrazia. Chiediamo che le aziende tornino in
produttività, con gli adeguati sostegni al tessuto imprenditoriale, che gli
aiuti arrivino a chi li sta chiedendo, e diciamo basta ai tagli indiscriminati
alla sanità e al welfare. Ma sulla sicurezza dei lavoratori non si
indietreggia, non si tentenna. La tutela e la salute dei lavoratori e di tutti
i cittadini, è per noi la priorità, la condizione della ripresa dell’attività produttiva”.

Davanti alla ripartenza, secondo i rappresentanti dei
lavoratori, Palermo e la Sicilia non possono restare indietro. “L’anno scorso –
hanno ricordato Campo, La Piana e Borrelli – con migliaia di lavoratori
italiani, Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato a Reggio Calabria chiedendo un
piano per il Sud, perché dal Mezzogiorno, dove il Pil pro capite è inferiore
del 45 per cento rispetto al Centro-Nord, si deve ripartire per unire il Paese
e rivendicare la centralità del lavoro. Anche oggi chiediamo di ripartire dal
Sud, con un piano straordinario di investimenti. Perché il punto è creare
lavoro, un lavoro stabile, che duri nel tempo al di là della fase emergenziale”.

“Adesso – hanno concluso i sindacati – è l’occasione della
ricostruzione, per non vanificare gli sforzi che ci stavano facendo intravedere
i piccoli segnali di una ripresa”.

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