Siracusa, truffa da due milioni scoperta dalla Gdf - QdS

Siracusa, truffa da due milioni scoperta dalla Gdf

redazione

Siracusa, truffa da due milioni scoperta dalla Gdf

mercoledì 25 Novembre 2020

Emesse misure cautelari nei confronti di un imprenditore, una commercialista e un avvocato. 68 le vittime dei tre professionisti che promettevano finanziamenti inesistenti o inadeguati

SIRACUSA – La Guardia di Finanza di Siracusa ha eseguito un provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale aretuseo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di una associazione a delinquere – costituita da un imprenditore di origini calabresi, un avvocato residente in provincia e una commercialista siracusana – che, negli anni tra il 2014 e il 2017, ha truffato una nutrita platea di privati investitori.

Ai tre indagati è stato disposto il sequestro della somma di 2.158.403 euro, quale profitto del reato perpetrato dai tre sodali. Inoltre, ai professionisti vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa (ex art. 416 C.p. e art. 640 C.p.), per avere prospettato ai clienti di essere in grado, attraverso complessi schemi contrattuali, spesso coinvolgenti società estere, di fare ottenere loro in modo rapido ingenti finanziamenti a tassi di interesse oltremodo favorevoli rispetto alle normali condizioni di mercato. Ciò nella piena consapevolezza dell’inesistenza dei finanziamenti promessi o comunque nella totale inadeguatezza degli strumenti prospettati, inducendo in errore sulla bontà delle operazioni proposte a un numero elevatissimo di clienti.

La commercialista siracusana e l’imprenditore, individuati quali promotori dell’associazione a delinquere, non sono nuovi al coinvolgimento in vicende di natura penale, visto che sono stati arrestati nel mese di dicembre dello scorso anno, nell’ambito dell’imponente operazione antimafia denominata “Rinascita – Scott”, promossa dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Siracusa, traggono origine da un’iniziale querela avanzata da una delle persone truffate, interessata a ottenere un finanziamento di tre milioni di euro. Sono così state avviate ed eseguite indagini “a tutto campo”, all’esito delle quali sono state individuate 68 vittime della truffa, alcune delle quali in difficoltà ad accedere ai canali di credito istituzionali. In tal senso, gli indagati prospettando ai clienti la possibilità di ottenere finanziamenti a tassi agevolati o a fondo perduto, senza la necessità di fornire idonee garanzie patrimoniali o personali, hanno tratto in inganno un considerevole numero di soggetti, inducendoli a versare cospicue somme di denaro al fine di attivare presunte pratiche di finanziamento. Le somme riscosse sono state poi utilizzate a fini personali quali, ad esempio, l’acquisto di beni di consumo e l’indebito finanziamento delle attività commerciali dell’imprenditore indagato.

La condotta truffaldina si è dispiegata con modalità ripetitive e collaudate. Sostanzialmente, ai clienti venivano proposte due diverse tipologie di operazioni: quelle più complesse, che prevedevano l’asserita costituzione di una società all’estero, da alimentare attraverso risorse originate da operazioni di sconto bancario di titoli emessi da istituti di credito stranieri (per incarichi di questa natura, gli indagati sono riusciti a farsi consegnare dagli “investitori” somme ingenti, variabili da 10.000 a 90.000 euro per ciascuna pratica di finanziamento) e quelle più semplici, consistenti in dichiarati finanziamenti attraverso “fondi BEI” o semplicemente “finanziamenti esteri”, per cui veniva chiesto un esborso di somme più modeste, comprese tra i 2.500 e i 7.000 euro per ogni pratica di finanziamento.

Il potenziale cliente veniva “accalappiato” prevedendo, in contratto, la facoltà di recesso e la restituzione delle somme anticipate per le spese in caso di sopravvenute difficoltà. La breve durata dell’incarico, oltre alla promessa di procedere a fondo perduto o a tasso agevolato inducevano poi la persona a rilasciare il mandato ad operare. Peraltro, gli indagati spendevano la loro credibilità professionale di avvocato, commercialista e imprenditore, nota nell’ambiente, per accreditarsi quali consulenti affidabili. Dall’esame complessivo delle pratiche condotto dalla Guardia di finanza aretusea si è riscontrato che anche attraverso la prospettazione agli indagati dell’intenzione di avviare possibili azioni giudiziarie, una minoranza di investitori è riuscita a ottenere il rimborso di quanto versato.

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