Sisma Santo Stefano: “Serve una mini sanatoria per case con lievi abusi” - QdS

Sisma Santo Stefano: “Serve una mini sanatoria per case con lievi abusi”

redazione

Sisma Santo Stefano: “Serve una mini sanatoria per case con lievi abusi”

Giuseppe Bonaccorsi  |
sabato 09 Aprile 2022

Il commissario Salvatore Scalia al QdS fa il punto della situazione sulla ricostruzione: “Va adottata in Sicilia la stessa normativa del Centro Italia. Sarebbe assurdo usare due pesi e due misure”

“A questo terremoto manca soltanto la piaga delle cavallette… Abbiamo avuto prima la lunga pandemia, poi la guerra e adesso l’aumento dei materiali edili”. Non usa mezzi termini Salvatore Scalia, commissario straordinario per la ricostruzione dei nove comuni metropolitani di Catania, colpiti dal sisma della notte del 26 dicembre del 2018, per mettere il dito nella piaga delle lentezze burocratiche e degli iter farraginosi sorti dopo il terremoto di S. Stefano. Ma il responsabile con delega della presidenza del Consiglio va subito a fondo di un problema che rischia di diventare un ostacolo insormontabile per molte famiglie. E spiega: “Proprio ieri abbiamo ribadito per lettera alla delegazione parlamentare siciliana, perché si faccia portavoce col governo, che bisogna applicare anche in Sicilia la mini sanatoria per gli edifici parzialmente abusivi disposta per il sisma del centro Italia, altrimenti rischiamo di avere famiglie che rimarranno senza casa”.

L’excursus della situazione tracciato dal commissario per la ricostruzione rivela inoltre che altri temi delicati dell’intera procedura sono i tempi tecnici e le lentezze burocratiche. E in effetti quando si parla di ricostruzione nei terremoti che hanno colpito la penisola negli ultimi 60 anni le vere piaghe dell’azione sono la farraginosità, gli scandali e i finanziamenti spariti. Ne sanno qualcosa anche i cittadini messinesi che per oltre 100 anni hanno vissuto nelle baracche del sisma dal 1908.

Commissario il 28 aprile scadono i termini per i cittadini che intendono presentare la domanda di ricostruzione della prima casa…che tempi prevedete per la conclusione dell’iter?
“I tempi previsti dalle norme attuali. L’Ufficio della ricostruzione è stato creato un anno dopo il sisma. Prima ha operato la Protezione civile, ma solo per i danni di minore entità. Noi abbiamo iniziato a lavorare soltanto nel 2020, ma allora non avevamo né la sede, né il personale. Quindi abbiamo realmente cominciato ad operare nel maggio del 2020. E come allora neanche adesso abbiamo la zonizzazione delle faglie che sta redigendo una società che l’ha avuta in appalto dalla Regione. Si tratta di un passaggio fondamentale e necessario per individuare quelle aree sulle quali non potrà essere prevista alcuna ricostruzione”

Ma allora senza questo documento siete di fatto paralizzati?
“No, prevedendo che i tempi sarebbero stati lunghi, abbiamo dato mandato al nostro ufficio geologia che si è messo all’opera e ha individuato le faglie che si sono mosse col sisma e che mostravano evidenze sulla superficie del suolo. Con questa mappa abbiamo circoscritto le zone a rischio, dove però si potrà ricostruire secondo determinati criteri e quelle sulle quali non si potrà affatto realizzare alcunché. Quindi abbiamo proceduto, autorizzando tutte le ricostruzioni fuori le aree di rischio e adesso stiamo procedendo per i contributi per tutti gli altri cittadini colpiti”.

Quali sono le zone individuate dove non si potrà ricostruire?
“Parte di Fleri e di Aciplatani”.

Quante famiglie sono interessate alla delocalizzazione?
“Gli edifici che non potranno essere ricostruiti o recuperati sono una sessantina, alcuni condominiali. Invece per quanto riguarda le altre procedure abbiamo 1200 edifici (prima casa) interessati dagli interventi. I proprietari di 800 di questi, con danni meno importanti, hanno già avuto i contributi e in gran parte hanno ricostruito. Per altri 300-400 edifici, la domanda è in fase di esame, ma non tutti hanno chiesto il contributo perché, come ho già detto, diverse decine di abitazioni sono abusive e il contributo non spetta. Ma io proprio su questo argomento ho fatto appena ieri una lettera ai deputati per chiedere che venga adottata la stessa normativa del centro Italia per procedere alla sanatoria degli edifici con lievi difformità. Sarebbe assurdo se qualche famiglia rimanesse fuori attraverso una procedura da due pesi e due misure”.

I cittadini che non potranno ricostruire come possono essere tutelati?
“Abbiamo previsto un contributo per delocalizzare la realizzazione della nuova abitazione nell’ambito territoriale dei 9 comuni colpiti dal sisma, per evitare una desertificazione della zona colpita. Quindi questi cittadini potranno decidere o di utilizzare il contributo per acquistare una casa antisismica già costruita nell’area di competenza, oppure procedere all’acquisto di un terreno e poi cominciare a costruire la nuova abitazione”.

Lei ha anche parlato di difficoltà per l’aumento dei materiali edili…
“È un’altra di quelle problematiche che si stanno presentando man mano che andiamo avanti. A causa soprattutto della guerra e del conseguente aumento del costo dei materiali edilizi ho partecipato con l’Ance a una riunione nella quale ho disposto di rivedere il tetto del contributo massimo previsto, per adeguarlo alle spese attuali per la ricostruzione.. Lunedì prossimo avrò una riunione con la presidenza del Consiglio alla quale illustrerò la nuova proposta”.

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