Istat, solo il 6,9% degli uffici presenti nell’Isola ha adattato la valutazione delle performance alle nuove modalità di lavoro
Le Istituzioni che hanno previsto un numero minimo di lavoratori in presenza nel 2020, sono il 50,5% in Sicilia. L’Isola è penultima in Italia, la percentuale più bassa è in Sardegna: 50,2%; la percentuale più alta è in Piemonte al 69,4%, 68,7% a Bolzano, 63,9% in Lombardia. Dall’ultimo report Istat “Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche: risultati preliminari 2020” emerge che la pandemia da Covid 19 ha spinto la diffusione dello smart working nelle istituzioni pubbliche: il lavoro agile è divenuto la modalità ordinaria di prestazione dell`attività lavorativa anche se emergono differenze territoriali tra il Nord e il Sud del Paese. Nel periodo dell’emergenza, il 58,9% delle istituzioni pubbliche attive in Italia al 31 dicembre 2020 ha previsto una quota minima di lavoratori tenuti a recarsi nella sede di lavoro per rendere la propria prestazione al fine di garantire la continuità dell`attività istituzionale e l’erogazione dei servizi. Il restante 41,1% di amministrazioni ha continuato a operare senza stabilire a priori un numero minimo di lavoratori in presenza.
La percentuale di lavoratori in presenza sul totale del personale delle Istituzioni che hanno previsto un numero minimo ammonta al 26,4% in Sicilia contro il 52,8% dell’Umbria.
Un altro dato importante da osservare sono le Istituzioni pubbliche che hanno introdotto nuovi strumenti di valutazione della performance per tenere conto delle nuove modalità di lavoro: in Sicilia le istituzioni che li hanno introdotti sono il 6,9%, più o meno in linea con le altre regioni che si muovono dall’8% al 2,9%.
L’uso delle tecnologie digitali ha avuto un ruolo chiave nella gestione dell’emergenza per garantire la continuità, durante la pandemia dell’attività istituzionale e l’erogazione dei servizi resi dalla P.A.. Anche in questo caso, però, la nostra Isola non brilla per risultati ottenuti. La Sicilia, infatti, è indietro sull’utilizzo del cloud computing: solo il 40% delle istituzioni le utilizza contro il 57,2% dell’Emilia Romagna. Solo il 22,9% delle istituzioni siciliane usano le applicazioni mobili contro il 57,5% di Bolzano. Utilizzano i social network solo il 53,1% delle istituzioni siciliane contro il 68,5% della Toscana. Le Istituzioni pubbliche che hanno analizzato grandi quantità di dati informativi (big data) derivanti da fonti eterogenee per finalità di analisi in Sicilia sono il 6,9% contro il 10,3% del Lazio.
Di largo impiego (61% delle istituzioni) a livello nazionale è la tecnologia social basata su strumenti comunicativi, il cui utilizzo si è intensificato nella fase pandemica per intrattenere i rapporti con l`utenza in forma immediata e interattiva. Si rileva una diffusione capillare presso Università (98,6%), Amministrazioni dello stato e organi costituzionali o a rilevanza costituzionale (91,2%), Giunte e Consigli regionali (85%) e Città metropolitane (78,6%). A seguire Aziende ed enti del servizio sanitario nazionale (69,8%), Province e Comuni, con un`incidenza del 65%.
I dati sulle Istituzioni pubbliche che prevedono di adottare iniziative strutturate di Smart Working per regione sottolineano che in Sicilia rispondono “Sì, saranno adottate” il 14% delle istituzioni contro il 29,7% dell’Emilia Romagna. Una quota minima di istituzioni pubbliche, pari al 3,6%, aveva adottato iniziative strutturate di Smart Working in fase pre-pandemica nel Paese. Le istituzioni che lo hanno più utilizzato sono la Presidenza del Consiglio e i Ministeri (66,7%), le Agenzie dello Stato (50%), le Città metropolitane (28,6%), le Università pubbliche (27,1%) e le Giunte e i consigli regionali (25%). All’opposto, i Comuni sotto i 20 mila abitanti e le Comunità montane sono risultate le amministrazioni pubbliche meno orientate alla sperimentazione della modalità di lavoro agile. A livello territoriale, lo Smart Working è stato utilizzato prima dell’emergenza sanitaria da circa 5 istituzioni su 100 nel Nord-est, da meno di 4 nel Centro (3,7%) e da poco più di 3 nel Nord-ovest (3,1%). Il minore impiego si rileva nel Sud e nelle Isole, con meno di 3 istituzioni su 100 (rispettivamente 2,7% e 2,6%).