Luigi Sturzo, in un importante discorso pronunciato a Napoli il 18 gennaio 1923, esclamò: “Il Mezzogiorno salvi il Mezzogiorno”. Parafrasando sosteniamo che “Solo la Sicilia salva la Sicilia”.
Nel precedente Governo vi erano quattro ministri ed un viceministro siciliani, eppure non è stato fatto alcun provvedimento per rimettere in moto l’economia della nostra Isola e fronteggiare la paurosa povertà dilagante, figlia di una disoccupazione altrettanto dilagante.
Più volte abbiamo evidenziato chi debba essere regista e locomotiva di Risorgimento Sicilia: la Regione siciliana ed il suo presidente, Nello Musumeci.
È vero che in questo periodo il massimo ente istituzionale ha dovuto affrontare l’epidemia, ma è anche vero che non si possono accantonare gli innumerevoli problemi che gravano sulla Sicilia da molti decenni: dalla carenza delle infrastrutture stradali e ferroviarie, a quella della depurazione dei residui, ai rifiuti solidi urbani, alla ristrutturazione idrogeologica del territorio, alla formazione, per il momento inesistente ed inefficace, e via enumerando.
Abbiamo più volte elencato gli interventi urgenti che vanno effettuati e che qui semplicemente vi riproponiamo.
1. Semplificare tutte le procedure amministrative mediante un riordino totale delle leggi, eliminando duplicazione di passaggi e dilazioni.
2. Riorganizzare la Pubblica amministrazione con un piano che responsabilizzi dirigenti, funzionari e dipendenti, assegnando carichi di lavoro precisi e con obiettivi tassativi e relativi cronoprogrammi, inserendo controlli digitali sui risultati, da paragonare con gli obiettivi.
3. Creare una sorta di progettificio per compilare i relativi progetti da inviare alla Commissione europea, in modo da ottenerne i finanziamenti. Essi servono sia per le infrastrutture regionali (pensiamo a scuole e strade provinciali), che per le iniziative dei Comuni e il cofinanziamento di altri progetti.
4. Aprire tutti i cantieri bloccati per cause diverse in modo da immettere nel circuito finanziario della Sicilia risorse fresche.
5. Attivare un serrato confronto con il Governo perché rimetta all’ordine del giorno la costruzione del Ponte sullo Stretto ed avvii finalmente la linea ad alta velocità (300 km) e non quella a bassa velocità (200 km) Messina-Catania-Palermo.
Continuiamo i punti.
6. Attivare un altro serrato confronto con il Governo per finanziare il completamento dell’anello autostradale (Gela-Castelvetrano) nonché la nord-sud Tirreno-Mediterraneo. Inoltre, il presidente Musumeci, nominato commissario della superstrada Ragusa-Catania, metta in moto i cantieri per una rapida realizzazione.
7. Altro serrato confronto con il Governo perché apra un fascicolo con la Commissione europea tendente ad ottenere la fiscalità di vantaggio per i residenti e gli ospiti delle quattordici isole, come hanno già definito Portogallo e Spagna.
8. La Regione deve anche provvedere alla valorizzazione degli 829 borghi, di cui una decina eccellenti, utilizzando i finanziamenti europei e nazionali esistenti, nonché mettendoci proprie risorse finanziarie.
9. Occorre mettere mano alla rete di distribuzione delle acque dalle sorgenti alle soglie dei Comuni per quanto concerne gli usi civili, e delle imprese agricole per quanto concerne i terreni.
10. Facilitare le procedure per la concessione di nuovi impianti di produzione di energia elettrica e di biocarburanti, anche usando gli Rsu.
11. Cambiare radicalmente il finanziamento agli enti della formazione regionale, eliminando tutti quei corsi indirizzati a mestieri e professioni che entro due/tre anni – secondo l’Unione europea – non esisteranno più ed inserendo invece corsi professionali tendenti alle nuove professioni che – sempre secondo l’Ue – vi saranno nel volgere di qualche anno. Ben 137 milioni dedicati al settore che vanno spesi per il futuro e non per il passato.
L’elenco che precede, per quanto non esaustivo, se messo in atto immediatamente, può produrre un incremento di Pil già quest’anno, nonostante la pandemia, intorno al tre per cento e farebbe aumentare l’occupazione di venti/trentamila posti all’anno, nonché migliorerebbe – seppur non di tanto – il tasso infrastrutturale, fortemente deficitario rispetto a quello medio nazionale.
Quello che c’è da fare è chiaro. Chi lo deve fare (la Regione) è altrettanto chiaro. Nessuno può dichiarare di essere ignorante. Se lo facesse sarebbe in malafede.
