Soluzione anticancro, crollo del business - QdS

Soluzione anticancro, crollo del business

Soluzione anticancro, crollo del business

giovedì 02 Dicembre 2021

Ottanta pillole, 39mila euro

Il cancro è una malattia diffusa nelle sue innumerevoli varianti, forse un centinaio. Non si sa come avvenga o perché il malcapitato di turno un certo giorno si accorga di avere in seno questo nemico.
È insidioso perché silente, si propaga e il suo tessuto sostituisce, prima lentamente, poi rapidamente, quello buono del corpo.

Il cancro non è una malattia, ma è un’inversione del funzionamento delle nostre cellule, che da altruiste (lavorare per il benessere del corpo) diventano egoiste (lavorare per sé stesse), come se appartenessero ad altro corpo.

Le cure approntate dai medici, conseguenza diretta della ricerca, intervengono quasi sempre sui nemici del corpo, tentando di ucciderli, di sradicarli, in modo possibilmente definitivo. Ma non sempre questa cura riesce per svariati motivi – che qui non è il caso di elencare in quanto trattasi di rimedi medici – per cui la persona disgraziata finisce per morire.

La ricerca per curare la malattia è continua, vasta ed approfondita. C’è tanta gente che ci lavora e ottiene dei risultati, sempre sotto il profilo della cura.
Ma la ricerca non sembra orientata a scoprire le cause dell’inversione del funzionamento delle nostre cellule. Ci chiediamo spesso per quale motivo i miliardi che si spendono in ricerca, per trovare le medicine anticancro, non si spendano, almeno in parte, per trovare le cause dell’indicata inversione di funzionamento delle cellule (da altruiste ad egoiste).

Ma forse una spiegazione c’è e riguarda il business economico dietro le cure anticancro. Ci spieghiamo meglio.
Oggi, secondo il Drg (le fatture del Servizio sanitario), una fase del trattamento di chemioterapia costa oltre mille euro. Fate il conto di quanto costa tutto il trattamento per un solo malato.

Non solo, ma vi sono farmaci che costano decine di migliaia di euro per combattere la leucemia ed altri farmaci che costano cifre impressionanti per combattere altre forme di cancro.

Che significa tutto questo? Significa che dietro le cure anticancerogene, vi è un immenso business economico che fa guadagnare somme esorbitanti alle case produttrici di farmaci.

Ovviamente, l’elevato costo delle medicine anticancro impedisce ai Paesi sottosviluppati di acquisirle perché quel Sistema sanitario è modesto e non ha risorse sufficienti, con la conseguenza che quei poveretti muoiono come mosche non ricevendo gli adeguati servizi medici che occorrerebbero.
Tutto questo non fa onore alle Nazioni progredite. Non fa onore perché le persone muoiono in buona percentuale, nonostante vengano curate con la chemioterapia, la radioterapia, la chirurgia o altro. Altre persone sopravvivono, anche per effetto del caso oltre che delle rituali cure.

Se più di mezzo secolo di ricerca fosse stata orientata a capire l’inversione del funzionamento delle cellule cui prima si accennava, avrebbe probabilmente trovato la soluzione definitiva al problema, che consiste nel fare “rinsavire” tali cellule facendole ritornare a funzionare normalmente, cioé in senso altruistico e non egoistico.

In altri termini, bisognerebbe che la ricerca scoprisse le cause “dell’impazzimento” delle cellule e quindi i farmaci dovrebbero servire al ritorno alla normalità di codeste cellule cancerogene, un ritorno agevolato da procedure e da medicinali adeguati.

La questione che vi sottoponiamo sembra teorica. Invece è pratica e concreta perché assistiamo alla dipartita di tante persone, fra cui amici e parenti, in quanto i farmaci propinati a chi è malato di cancro non sono efficaci, soprattutto in caso di recidiva.

In questo caso, infatti, le cellule che sono state messe all’angolo nella prima fase, essendo intelligenti, si sono riattrezzate mutando e sono ritornate alla carica per la seconda fase (appunto la recidiva). Essendo meglio attrezzate, sono diventate chemioresistenti, col che vanificano gli armamenti dell’attuale medicina, spesso non risolutiva.

Ci auguriamo che le considerazioni precedenti possano seminare il germe della riflessione in ciascuno dei lettori, perché chiedano un cambio di rotta alla ricerca.

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