Convenzione con Stati d’origine
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ben evidenziato come nelle carceri italiane vi sia un soprannumero di detenuti insopportabile, perché gli spazi sono gli stessi ma al loro interno il numero di reclusi è aumentato, con la conseguenza che le loro condizioni di vita sono disumane e che quei luoghi diventano veri e propri supplizi, cosa che non corrisponde ai dettami costituzionali.
Come si fa a svuotare i penitenziari di qualche decina di migliaia di detenuti? Il ministro Nordio ha pensato alcune cose. La prima è quella di restituire ai loro Paesi gli stranieri affinché possano scontare la pena nei luoghi d’origine. Siccome essi superano il numero dei diecimila, ecco che un sesto della popolazione carceraria sarebbe ridotto.
Non serve la bacchetta magica per fare questa operazione, bensì gli accordi con gli Stati di origine dei prigionieri. In questa direzione dovrebbero essere informate e indirizzate ambasciate e consolati nel mondo – quasi duecento – per iniziare le relative trattative.
Siccome stiamo con i piedi a terra, riteniamo che nessun Paese d’origine dei detenuti stranieri in Italia prenderebbe indietro i suoi cittadini, per poi inserirli nelle carceri e quindi doverli mantenere.
Motivo per cui ambasciatori e consoli dovrebbero essere muniti di accrediti bancari da mettere sul campo nella trattativa, dicendo per esempio che per ogni persona che viene riportata nel proprio Paese d’origine, quest’ultimo riceverà una somma definita.
Questo importo a prima vista potrebbe sembrare un esborso pesante, ma sarebbe l’equivalente del costo annuo del mantenimento di ciascun carcerato moltiplicato per il numero di anni della detenzione. Si tratta di vedere se ambasciatori e consoli sono capaci di fare opera di persuasione per fare accettare la proposta che prima vi abbiamo descritto.
L’operazione non è facile, ma non è detto che sulle decine di Stati cui si dovesse proporre tale iniziativa non ve ne possano essere alcuni disposti ad accettare l’offerta.
Altro problema è che tali detenuti verrebbero sradicati dalla vita che si sono costruiti in Italia, per cui bisognerebbe pensare anche a questo aspetto psicologico.
Il ministro Nordio ha pensato anche a una seconda soluzione per svuotare i penitenziari e cioè quella di mandare gli ammalati in apposite strutture (case di cura, Rsa o simili) ove potrebbero essere curati meglio e in modo più appropriato.
Ma questa soluzione ha un tallone d’Achille e cioè che gli stessi identici problemi che oggi vi sono nelle carceri si trasferirebbero nelle elencate strutture. È vero che i detenuti sarebbero curati meglio, ma non sarebbe risolto il problema del sovraffollamento.
Vi è una terza possibilità, dice Nordio, e cioè trasferire tutti i detenuti in attesa di giudizio presso le rispettive abitazioni, in detenzione controllata, con i braccialetti e con altri mezzi.
Anche questa ci sembra una soluzione percorribile, ovviamente da applicare nei casi ove sia possibile e dove i reclusi non presentino elementi di pericolosità, possibilità di fuga o altro. Anche questa proposta è da studiare trovandovi la soluzione in tempi brevi.
Da quanto precede si evince che il problema del sovraffollamento carcerario ha delle soluzioni, anche altre rispetto a quelle proposte da Nordio, per esempio ampliare le carceri o studiare programmi di reinserimento nella società civile. Si tratta solo di studiarle e realizzarle con le leggi in tempi ragionevolmente brevi, per poi effettuare le relative operazioni dei trasferimenti nel senso indicato, anche in ulteriori tempi relativamente brevi. Se la legge fosse approvata entro quest’anno si potrebbe pensare a realizzarne l’obiettivo nel corso del 2025.
Non sembri strano che noi indichiamo delle date, perché una legge senza data di attuazione è solo un pezzo di carta o, se volete, una manifestazione di intenzioni.
Una legge dovrebbe sempre essere corredata di rigoroso cronoprogramma e di sanzioni nei confronti di chi non lo osserva con precisione. Ci riferiamo a sanzioni progressive rispetto al ritardo: se è un mese, un euro; se sono due mesi, quattro euro e via elencando.
È capace il Governo di approvare in tempi brevi una legge organica e organizzata? Non sappiamo, ma lo auguriamo nell’interesse generale.