Home » Askanews » Sostenibilità, il Prosecco Doc verso la certificazione ISO 37101

Sostenibilità, il Prosecco Doc verso la certificazione ISO 37101

Sostenibilità, il Prosecco Doc verso la certificazione ISO 37101

Il Consorzio ha presentato il nuovo modello per la sua filiera

Milano, 20 dic. (askanews) – Il Consorzio Prosecco Doc ha avviato ufficialmente il percorso che porterà la Denominazione verso la certificazione ISO 37101, lo standard internazionale dedicato alle comunità sostenibili. L’annuncio è stato fatto nel corso di un incontro a Oderzo (Treviso) che ha riunito oltre 200 operatori della filiera, dalle aziende viticole alle case spumantistiche.

L’incontro è nato dalla necessità di mettere ordine tra i molti standard di sostenibilità oggi presenti (Equalitas, VIVA, Sqnpi, Biologico), un tema particolarmente critico per una Denominazione ampia come il Prosecco Doc. Per questo il Cda del Consorzio ha scelto di non imporre un unico schema ma di consentire alle aziende di seguire il percorso più adatto alle proprie caratteristiche, valorizzando le pratiche già adottate e fissando obiettivi comuni di filiera. In pratica il modello prevede un sistema di punteggi che valuta le iniziative sostenibili certificate da enti terzi, permettendo di misurare in modo omogeneo l’impatto ambientale, sociale ed economico delle aziende e di incentivare i comportamenti più virtuosi. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, il Consorzio potrà acquisire direttamente i dati sulle certificazioni già disponibili presso la pubblica amministrazione, riducendo gli oneri burocratici e contribuendo al punteggio complessivo della filiera.

“La certificazione ISO 37101 è la norma internazionale per le comunità sostenibili e consente di estendere il concetto di sostenibilità all’intero ecosistema sociale ed economico della Denominazione” ha spiegato Leonardo Campigotto, referente scientifico del progetto per il Consorzio Prosecco Doc, mettendo in risalto che il modello si fonda su due dimensioni integrate: da un lato la governance della sostenibilità, a cura del Consorzio, che comprende gestione dei dati, monitoraggio costante, certificazione terza e trasparenza; dall’altro la sostenibilità attiva, affidata alle aziende, con indicatori concreti che includono impronta carbonica e idrica, tutela della biodiversità, gestione dei rifiuti, condizioni del personale e relazioni con la comunità locale. “Con 28mila ettari vitati distribuiti tra due regioni e nove province, da Trieste a Vicenza, la Doc Prosecco rappresenta una delle comunità produttive più grandi e complesse del Paese” ha ricordato il direttore Luca Giavi, evidenziando che la filiera coinvolge circa 12mila viticoltori, 1.200 vinificatori e 350 aziende spumantistiche, in un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose altre Denominazioni, ciascuna con propri criteri e percorsi in materia di sostenibilità. Dal confronto è emerso inoltre come un territorio sostenibile aumenti il proprio valore complessivo, migliori il paesaggio, rafforzi l’attrattività turistica ed enoturistica e sostenga l’economia locale. La certificazione dell’intera comunità Prosecco Doc “consentirà di rendere questo valore misurabile e comunicabile in modo trasparente”. “La sostenibilità non è più una scelta: è una responsabilità che noi tutti abbiamo verso il consumatore, il territorio e il mercato. Se vogliamo garantire un futuro al Prosecco Doc, tutta la filiera deve muoversi nella stessa direzione, senza eccezioni” ha affermato il presidente Giancarlo Guidolin, sottolineando come il Consorzio continuerà a fare la propria parte ma abbia bisogno del contributo di tutti per una comunicazione chiara, veritiera e trasparente. “La sostenibilità non si impone, si costruisce insieme” ha concluso, sottolineando che “il Prosecco Doc non si limita a dichiarare la sostenibilità: la ingegnerizza, la misura, la certifica e la mette al servizio del futuro della Denominazione e dell’intera comunità”.

Parallelamente alla governance della sostenibilità, il Consorzio continua a investire in ricerca e innovazione come leva strategica per rendere la transizione concreta e misurabile. “Ogni anno destiniamo 1,3 milioni di euro, ai quali si aggiungono risorse pubbliche, a progetti sviluppati con Università ed enti di ricerca come Crea e Veneto Agricoltura” ha ricordato Andrea Battistella, responsabile Ricerca e Innovazione del Consorzio, precisando che gli investimenti riguardano lo sviluppo di nuove varietà resistenti, l’impiego di tecniche di evoluzione assistita per ridurre fino al 50% i trattamenti, il corretto uso dei prodotti fitosanitari e strumenti digitali per il calcolo dell’impronta carbonica e idrica. Sul piano sociale ed economico, nel 2024 il Consorzio ha comunicato di aver favorito la formazione di 700 operatori, avviato progetti di inclusione lavorativa, rafforzato l’Osservatorio economico e l’Osservatorio del vino sfuso e siglato accordi con un istituto bancario per offrire strumenti finanziari agevolati a supporto della transizione.