La notte fra il 27 e il 28 settembre è un momento triste per Palermo, di amarezza. In uno dei quartieri periferici della città, fra i più complicati per problemi di tipo sociale, al Cep, ufficialmente San Giovanni Apostolo, degli onesti lavoratori hanno subìto un gravissimo gesto.
Un caf patronato nel cuore del quartiere, in via Filippo Paladini, di fronte il giardino Peppino Impastato, ha ricevuto otto colpi di pistola. Sparati probabilmente durante la notte, dato che quando la titolare Teresa Monforte si è recata sul luogo per lavorare come tutte le mattine ha trovato la brutta scena nelle prime ore della giornata.
I colpi di arma da fuoco sparati verso il patronato del quartiere hanno anche trapassato la saracinesca, fino a rompere una parte di vetrata della porta d’ingresso e altri sono stati trovati all’interno dell’ufficio e ancora alcuni sono rimasti in altri punti.
Una scena scabrosa e inquietante che porta nuovamente a interrogarsi sulla gestione delle periferie da parte di gente che si impegna e che conosce bene il Cep, e non solo: “Una scena gravissima in un quartiere ormai, mi dispiace dirlo, abbandonato – dice il presidente della VI circoscrizione di Palermo, Pippo Valenti -. “La mattina di giovedì ho ricevuto la telefonata di Monforte, mi sono recato sul posto, ho visto tutto e ho provato anch’io un grande spavento. Mai successa una cosa del genere. Si sa che è un quartiere difficile, ma un episodio verso una struttura come il caf, mai vista”.
L’episodio che si è verificato, come sarebbe stato assodato, nella notte fra il 27 e il 28 settembre è la punta dell’iceberg. Il Cep come dichiarato da Valenti è in stato di abbandono, lui ha denunciato più volte, l’ultima volta: “Di recente, dopo il mercatino tutti i rifiuti sono stati lasciati in mezzo alla strada, ho contatto l’azienda che si occupa della pulizia, la Rap, e mi è stato risposto ‘Non abbiamo operatori da mandare, per ora’. In passato ho più volte posto l’attenzione dell’Amministrazione verso questa realtà, ho chiesto più controlli, ma niente di concreto è stato fatto”. La parte di quartiere in cui si svolge il mercato rionale è stato pulito solo la mattina di venerdì, dopo tre giorni di segnalazioni.
Chi gestisce il caf patronato colpito dal gesto criminale è Teresa Monforte, consigliera della VI circoscrizione di Palermo. Per lei la mattinata di giovedì è stata abbastanza pesante, e racconta al QdS.it: “Dopo il Consiglio della circoscrizione sono andata a lavorare, come tutti i giorni. Ho notato, inizialmente, dei buchi nella saracinesca ma non ho pensato immediatamente a quello che ho visto dopo”.
Una volta in ufficio la Monforte ha trovato i proiettili sparati in varie parti; quindi, alcuni colpi sparati hanno attraversato di netto la saracinesca. Un proiettile è stato rinvenuto dagli inquirenti nel divano addirittura, un altro è stato trovato nel quadro e gli altri sparsi qua e là.
Dopo i rilievi effettuati dalla scientifica però Teresa Monforte non ha deciso di non lavorare quel giorno, ma anzi ha fatto tutt’altro: prima scopa e paletta per pulire i frammenti vari e poi al lavoro, al servizio delle persone del quartiere. La gente che lavora, che fa sacrifici.
Il Cep, come le altre periferie dove si vedono situazioni piuttosto difficili, non lo rappresenta l’episodio degli spari contro il caf patronato, ma le persone, le famiglie che vivono lì e onestamente portano avanti le loro vite, come tutti.
“In quel momento mi sono passati in mente mille pensieri, perché ho pensato. Non ho mai ricevuto minacce o intimidazioni, mai – precisa Monforte -. Non ho paura, per questo ho deciso di riprendere a lavorare. Nel quartiere San Giovanni Apostolo ho aiutato tanta gente, ci credo e so benissimo di non essere nessuno che fa qualcosa di straordinario. Più volte insieme a Pippo Valenti, presidente della circoscrizione, abbiamo chiesto controlli seri al Cep, ma nulla di fatto. Ultimamente è un quartiere in degrado e mi dispiace, molto. La gente dopo il ritrovamento dei proiettili mi ha espresso un sacco di solidarietà, mi è stata vicina. L’unica domanda che mi torna in mente da giovedì è: perché? Perché hanno compiuto un gesto così grave?”.