I colpi d’arma da fuoco libici sulla nave non governativa Ocean Vikings erano diretti ed hanno causato evidenti danni a bordo, fortunatamente senza ferire né uccidere alcuno. Ma non erano colpi d’avvertimento esplosi in aria come in più casi, in precedenza aveva fatto quella che l’Unione europea e l’Italia riconoscono quale Guardia costiera libica.
Il caso della nave della Ong internazionale Sos Mediterranee ha riacceso il dibattito politico sul soccorso ai migranti, e con il governo nazionale di centrodestra sembra nuovamente spostarsi la posizione politica dell’opposizione.
Lo sbarco
Dopo lo sbarco ad Augusta degli 87 migranti soccorsi dalla Ocean Viking, l’attenzione è tornata anche sulla nuova nave della Ong italiana Mediterranea Saving Humans. La nave aveva ricevuto quale porto di sbarco, su indicazione del Viminale, quello di Genova. L’equipaggio della Mediterranea, nome dato alla nave dalla omonima Ong, ha deciso disobbedire agli ordini approdando nel porto di Trapani. Sulle due navi in Sicilia si sta creando imbarazzo da una parte ed attivismo dall’altra parte politica.
Lo scontro tra Sos Mediterranee ed il ministro Piantedosi
Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, nel pomeriggio ha postato su un suo canale social personale un commento riferito alla nave Mediterranea che dopo la “disobbedienza” era stata sottoposta a fermo amministrativo: “È lo Stato che contrasta i trafficanti di esseri umani e gestisce e coordina i soccorsi in mare. Non le Ong”. Il titolare del Viminale ha così commentato la notizia sul fermo della Mediterranea, ma non ha espresso alcun commento sullo stesso canale circa i venti minuti di spari libici contro la Ocean Viking che per affrancarsi dalla cosiddetta Guardia costiera dal grilletto facile ha chiesto copertura ad una nave militare della Nato.
Il commento del ministro, e l’assenza di altre opinioni, non è sfuggito alla Ong Sos Mediterranee che lo stesso pomeriggio odierno ha replicato al ministro: “Questo è quanto chiediamo da sempre: un coordinamento efficace ed efficiente dei soccorsi finalizzato a ridurre morti in mare e una missione di ricerca e soccorso istituzionale per salvare vite”. Ad affermarlo è Valeria Taurino, direttrice di Sos Mediterranee Italia.
I libici e l’imbarazzo italiano
“Non abbiamo però ascoltato nessuna parola – prosegue la direttrice della Ong, Valeria Taurino – in merito al fatto che operatori umanitari e persone naufraghe siano state brutalmente attaccate da spari armati dalla guardia costiera libica in acque internazionali e dopo il coordinamento con le autorità competenti dello Stato italiano. Nemmeno una parola”.
Taurino mette quindi il dito nella piaga, ricordando che al momento dell’attacco la Ocean Viking si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica, “quando è stata avvicinata da una motovedetta di classe Corrubia della Guardia Costiera libica”.
La sottolineatura sulla classe di appartenenza della motovedetta è poi un pizzico di sale sul dito nella piaga. Le Corrubìa sono infatti le motovedette un tempo onorevolmente in servizio al Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza. In altre parole, sono le motovedette “donate” dall’Italia ad aprire il fuoco con condotte inidonee alla definizione tecnica di “Guardia costiera” che, per definizione, svolge attività di soccorso e neutrale; non armata, né offensiva.
“Lo Stato italiano ha anteposto politiche di esternalizzazione della gestione delle frontiere – prosegue la direttrice di Sos Mediterranee Italia – e si è progressivamente disimpegnato nel tutelare la vita in mare, preferendo il controllo dei confini e accordi economici con paesi come Libia e Tunisia non rispettosi dei più basilari diritti umani. In particolare, l’Italia ha investito in accordi vergognosi”.
La nuova politica del partito di Elly Schlein contro il governo
L’ostruzionismo nei confronti delle navi Ong è stato attuato anche dal Partito Democratico, quando al governo insieme al Movimento 5 Stelle aveva delegato Luciana Lamorgese, in quota appunto Pd, ministro degli Interni – della quale sempre Matteo Piantedosi era responsabile in materia – e le navi umanitarie attendevano non poco prima di ottenere un porto sicuro per l’approdo. Fatti evidenziati anche nel corso del lungo dibattimento di Palermo, al processo a carico dell’ex ministro degli Interni Matteo Salvini per il caso della nave Ong spagnola Open Arms del 2019. La linea Schlein però sembra avere spostato la posizione del Partito Democratico in materia di soccorsi in mare e navi Ong, tanto che a mezzogiorno di domani a Trapani saranno presenti deputati nazionali, regionali, componenti della segreteria regionale e dirigenti della federazione di Trapani per salire a bordo della Mediterranea quale manifestazione di solidarietà e vicinanza. Se si preferisce, quale manifestazione di schieramento in causa.
Da Nicita ad Augusta al quartier generale dem a Trapani
Il vice capogruppo al Senato del Partito Democratico, Antonio Nicita, aveva già assistito allo sbarco dei naufraghi – 87, dei quali 21 minori non accompagnati – soccorsi dalla Ocean Viking e dirottati ad Augusta dopo che, pronta a disobbedire anche Sos Mediterranee all’indicazione del lontano porto di Marina di Carrara con tanto di fori di proiettili e condizioni dello scafo da accertare, stava dirigendo su decisione del comandante di bordo verso il porto di Siracusa. “La priorità per il Partito Democratico è – deve restare – quella di salvare le vite di migliaia di disperati che rischiano la vita in cerca di un futuro migliore, sfidando il Mediterraneo dopo sevizie e violenze atroci”. Così i dem in una nota che annuncia la presenza domani sulla nave Mediterranea a Trapani. Il Pd mette così un pegno sulla nuova linea politica, con un “deve restare” che impegna l’intero partito.
Dall’Albania ai proiettili in acque internazionali passando per il caso Al-Masri
Poi, sul tema, dal Partito Democratico parte l’affondo sulla nota dolente del governo nazionale: “Gli sbarchi proseguono mentre questo governo – che sulle politiche dell’immigrazione ha fallito su tutta la linea: basti pensare alle centinaia di milioni di euro dei contribuenti italiani per i centri di accoglienza in Albania – anziché rafforzare il sistema dell’accoglienza, prende di mira le Ong che continuano meritoriamente a pattugliare il mare. E, peggio ancora, ha riaccompagnato a casa con l’aereo di stato un criminale ricercato dalla Corte penale internazionale, come Al-Masri”. Il ritorno sotto i riflettori dell’ormai pluriennale scontro tra governo e Ong – risalente al 2017 proprio con un governo di centrosinistra – ha riacceso lo scontro anche politico interno, mentre l’Unione europea annuncia cautamente e non ufficialmente di dover accertare i fatti occorsi e di avere chiesto alle autorità libiche chiarimenti sull’aggressione della nave Ocean Viking dell’ong Sos Mediterranee da parte della loro Guardia costiera.

