Spice, la droga sintetica arrivava in Sicilia dall'Olanda

Spice, il business della droga sintetica dall’Olanda alla Sicilia. Il racconto di un corriere: “Il denaro era freddo”

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Spice, il business della droga sintetica dall’Olanda alla Sicilia. Il racconto di un corriere: “Il denaro era freddo”

Simone Olivelli  |
mercoledì 26 Giugno 2024

Un giro d'affari internazionale, che vedeva uno dei suoi centri più importanti nel Messinese. Ecco il racconto sull'uomo ritenuto "la mente" del traffico di spice nel Messinese.

“Il denaro era freddo, come se fosse stato stato in frigorifero”. È uno dei dettagli più curiosi del racconto di ciò che avveniva a casa di Emanuele Nastasi, 47enne nativo di Biella e residente a Milazzo ritenuto la mente del traffico di droga sintetica che, per diversi anni, sarebbe arrivata in provincia di Messina dall’Olanda. L’uomo è una delle oltre cento persone arrestate ieri dai carabinieri di Messina e di Barcellona Pozzo di Gotto nell’ambito di tre diverse indagini sul narcotraffico.

Cocaina, marijuana, ma anche spice, la sostanza sintetica che appartiene alle cosiddette new psycoattive substances e che ricorda la cannabis ma con effetti, e possibili ricadute sulla salute, ben più forti. Il giro illecito, coordinato da Nastasi e portato avanti da una rete di sodali che avevano nel 38enne Filippo Genovese il capo criminale, si sarebbe basato sulle consegne a domicilio. Alla stregua di un acquisto di vestiti o cialde di caffè, Nastasi faceva arrivare in Sicilia chili e chili di droga.

La testimonianza di un corriere

Il 47enne di origini piemontesi avrebbe svolto il ruolo di fornitore di stupefacenti dalla fine del 2019 al 9 settembre 2021, giorno in cui l’uomo è stato arrestato mentre cedeva un quantitativo di spice a una donna, una delle tante persone accusate di spacciare la sostanza nel Messinese. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno raccolto la testimonianza di diverse persone. Alcune di loro sono state coinvolte direttamente nel traffico di droga. È il caso di Genovese: l’uomo, conosciuto come lo Scozzese, per lungo tempo avrebbe garantito al gruppo la protezione necessaria per portare avanti gli affari senza temere conflitti all’interno della criminalità e portando in dote anche i propri agganci per approvvigionarsi di cocaina; poi, però, una volta arrestato ha deciso di collaborare con la giustizia, finendo per essere uno dei principali accusatori dell’Americano, il nome con cui il gruppo faceva riferimento a Nastasi.

Chi con l’associazione a delinquere non c’entrava nulla, ma nonostante ciò si è trovato a maneggiare la droga, è uno dei tanti corrieri che nel corso degli anni consegnavano i pacchi a Nastasi. Uno di loro è stato convocato in caserma. “Conosco il signor Nastasi in quanto, svolgendo l’attività di corriere, ho effettuato svariate consegne – ha messo l’uomo a verbale –. Inizialmente i pacchi arrivavano in contrassegno. Tali contrassegni erano di alto valore: Nastasi consegnava delle cifre superiori a mille euro. Un particolare che notavo era che il denaro era freddo, come se fosse stato in frigorifero, contenuto all’interno di una busta, dalla quale lo usciva per consegnarmelo”.

Il nome fantasma

Agli atti delle indagini sono finiti anche i riscontri delle perquisizioni effettuate a casa del 47enne in seguito all’arresto. I militari, in quell’occasione, hanno recuperato le etichette delle spedizioni, riuscendo così a tracciare il preciso tragitto dello stupefacente, che partiva da Amsterdam per poi arrivare in Sicilia. Allo stesso tempo è stato anche individuato l’Iban su cui il gruppo criminale aveva iniziato a versare le somme di denaro necessarie per comprare la droga. Tale scelta sarebbe coincisa con la decisione di Nastasi di prendere maggiori cautele.

“Non ricordo se per telefono o di presenza – ha detto il corriere agli investigatori – Nastasi mi disse che aveva cambiato il nome del destinatario dei pacchi in Raffaele Toto, che i pacchi indirizzati a tale nome erano sempre da consegnare a lui. Da quel momento in poi non erano più in contrassegno ma già pagati all’origine. A nome Toto consegno a Nastasi da circa sette mesi e circa un pacco al mese. Preciso che a volte, in tale ultimo periodo, comunque ne ho consegnati anche riportanti come destinatario, lo stesso Nastasi”.

Stando alle testimonianze di chi ha iniziato a collaborare con la giustizia, Nastasi sarebbe stato in grado di far arrivare in Sicilia diversi chili di spice al mese.

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Affari e infedeltà

All’interno dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Eugenio Fiorentino si trovano anche storie di tradimenti all’interno dell’ampia organizzazione criminale che avrebbe avuto in Nastasi l’anello fondamentale per assicurare la costante disponibilità di droga.

Tra queste vicende spicca quella di Luigi De Gaetano, 37enne anche lui destinatario della misura cautelare in carcere. A giugno del 2021, l’uomo contattò un poliziotto per mostrare l’abitazione in cui Nastasi nascondeva la droga. “Sull’autovettura in uso a De Gaetano – si legge nell’ordinanza – erano captate conversazioni di straordinario valore investigativo. Quest’ultimo informava la moglie che stava conducendo la polizia a Milazzo, ove avrebbe indicato alle forze dell’ordine l’abitazione nella quale Nastasi occultava la sostanza stupefacente”.

Stando a quanto raccontato all’agente, lo spaccio di spice sarebbe andato avanti anche contro la volontà di un esponente della mafia barcellonese che, consapevole dei rischi per la salute, sarebbe stato contrario. La versione, tuttavia, non trova altre conferme all’interno dell’indagine. Mentre sembrano chiare le motivazioni che avevano spinto De Gaetano a fare la soffiata. “Evidentemente De Gaetano nutriva rancore nei riguardi dei sodali Nastasi e Genovese – ha scritto il gip – e da questi voleva affrancarsi, ragione per cui aveva fatto la soffiata alla polizia”.

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