Spoil system debolezza della Pa - QdS

Spoil system debolezza della Pa

Carlo Alberto Tregua

Spoil system debolezza della Pa

giovedì 12 Gennaio 2023

Legittimo, ma dequalificante

È sorta una polemica, del tutto inutile perché ripetitiva, a proposito dello spoil system, cioè della sostituzione dei vertici della Pubblica amministrazione quando cambia il governo.
La riforma Bassanini (dlgs 165/2001) ha previsto la decadenza automatica di una serie di dirigenti entro novanta giorni dall’insediamento di ogni nuovo governo, in modo da lasciargli mano libera nel nominare i nuovi dirigenti, che, secondo questo criterio, sarebbero di propria fiducia.

Non vi è da gridare scandalo, dopo oltre ventidue anni di applicazione di questa norma, che è stata utilizzata da tutti i governi, di qualunque area politica, che si sono succeduti in questo periodo. Quindi, sono destituite di fondamento tutte le polemiche nate al riguardo, come altrettanto destituite di fondamento erano le medesime polemiche fatte nei diversi periodi dalle altre parti politiche.
La legge è legge e fino a quando non viene abrogata, essa esplica, come è noto, i suoi effetti nei confronti di tutti, cittadini e cittadine.

La questione che oggi trattiamo è però diversa e cioè se questa legge sulla decadenza automatica della dirigenza in caso di nuovo governo sia efficiente per il funzionamento della macchina dello Stato.
Insigni costituzionalisti, tra cui il presidente emerito di quella Corte, Sabino Cassese, è uno fra i più tenui, ma efficaci critici di questa legge perché essa viola il principio costituzionale (articolo 97) secondo il quale nella Pubblica amministrazione si entra per concorso, salvo alcuni casi previsti dalla Legge.
Il concorso prevede una selezione in base alle competenze e al merito, quindi ha anche una funzione etica di scelta fra chi deve superare gli esami e chi non ce la fa.
La nomina fiduciaria dei dirigenti, invece, salta a pié pari questi principi costituzionali perché anche degli asini possono essere nominati dirigenti. Il caso non è infrequente, anzi direi che è abbastanza esteso.
Di per sé, decapitare i vertici a ogni cambio di colore politico di governo è un errore grossolano perché indica che la Pa non ha in sé i requisiti né i valori per eseguire in maniera autonoma le direttive politiche a prescindere dalla loro fonte.
Così non è per esempio in Francia, dove la Pa funziona bene in quanto ha una sua eccellenza e una sua autonomia, che poi è quella di applicare le leggi.

Lo spoil system italiano – che scimmiotta quello americano – ha alcune debolezze. La prima riguarda la preoccupazione che la Pa non sia ben gestita dai suoi dirigenti, per cui a essa si dà qualunque colpa, della quale invece non ha alcuna responsabilità. Per esempio, se le leggi sono formulate in modo tortuoso, oscuro, ottuso e non comprensibile, la Pa non ha alcuna responsabilità, che invece ricade interamente sul legislatore, ovvero sui parlamentari che hanno approvato le leggi.
La seconda debolezza riguarda l’assenza di un’organizzazione professionale della Pa; un’organizzazione moderna, efficiente, efficace, che ottenga i massimi risultati con il minimo sforzo, cioé che abbia il cuore del suo funzionamento nell’elemento fondamentale che è la produttività.

Vi è un’altra debolezza che intendiamo rimarcare e cioè il fatto che l’Aran – cioè l’ente che per conto del Governo tratta le regole dei contratti nazionali di lavoro di dirigenti e dipendenti – non ha a sua volta le necessarie competenze per discutere di una questione fondamentale e cioè dell’organizzazione della Pa, cioè del Pos (Piano organizzativo dei servizi).

Noi abbiamo avuto la ventura di leggere alcuni contratti collettivi di lavoro dei dirigenti pubblici e vi assicuriamo che si tratta di un guazzabuglio di articoli e commi disorganici, arretrati, fuori dai tempi, che non hanno alcuna possibilità di far funzionare una macchina complessa, nella quale lavorano ben 3,2 milioni di italiani e italiane.

Il quadro che disegniamo è sotto gli occhi di tutti, anche se poi cittadini/e e imprese si accorgono di queste deficienze sulla propria pelle, quando chiedono autorizzazioni, concessioni, approvazioni di progetti e altro che non arrivano o che ritardano con tempi biblici, dannosissimi ai processi di crescita.
Per una volta, dunque, vogliamo difendere la Pa e chiarire che il suo malfunzionamento è tutto a carico del ceto politico, perché si sa che “il pesce puzza dalla testa”.

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