ROMA – Nel giro di 25 anni le regioni meridionali potrebbero avere oltre tre milioni di abitanti in meno. Per provare a rendere plastico il dato: è come immaginare, per assurdo, che entro il 2050 la Sicilia potrebbe perdere quasi il 70% dei propri residenti. Oltre l’assurdo, però, la questione ci riguarda con urgenza e le avvisaglie di questa drammatica previsione demografica si possono intuire già oggi, a più gradazioni, in tutta Italia sebbene l’allarme venga proprio dal Mezzogiorno e dalle aree interne: parlare di crescita economica su scala nazionale, infatti, senza riconoscere come problema il rischio spopolamento di intere zone d’Italia, significherebbe fare una capriola sulle difficoltà demografiche e sociali di questo Paese.
È stato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a riaccendere i riflettori sul tema con la sua relazione presentata in Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. Denatalità, calo della fecondità, invecchiamento e aumento dell’aspettativa di vita, sono tutti fattori demografici che compongono…

