Lo Stato non gestisca, ma indirizzi e controlli - QdS

Lo Stato non gestisca, ma indirizzi e controlli

Lo Stato non gestisca, ma indirizzi e controlli

venerdì 12 Gennaio 2024

Privatizzare attività economiche

Lo Stato deve governare le strutture che poi possono venire utilizzate da società private, per l’erogazione dei servizi. Ci riferiamo alla rete ferroviaria, alla rete elettrica, alla rete digitale e ad altre che ancora non sono pubbliche.
La motivazione di questa gestione pubblica è che le reti hanno un’influenza sulla popolazione, per cui non possono essere gestite con scopo di lucro, che è l’antitesi dell’interesse comune.

Fatta questa precisazione, ne consegue che tutte le attività nella produzione di servizi o manifatturiere non possano e non debbano essere gestite da Stato, Regioni o Comuni perché non è compatibile lo scopo di lucro delle predette società private con le finalità degli enti pubblici.
Questo netto principio di distinzione fra attività pubbliche e private, nel nostro Paese non viene osservato quasi per nulla, per cui nei tre livelli (Stato, Regioni, Comuni) hanno inventato le cosiddette società in house, cioè quelle che vengono costituite dagli stessi enti pubblici sotto forma di società di diritto privato.

Questo comportamento è contrario alle leggi europee, ma anche all’interesse dei/delle cittadini/e ed al buonsenso comune, anche perché enti pubblici ed i loro dirigenti spesso non hanno le competenze e non sono capaci di gestire attività privatistiche quali sono quelle delle società relative. Costoro si occupano di servizi pubblici, metropolitane, autobus e tram, raccolta dei rifiuti, stalli di sosta e via enumerando, che sono attività economiche gestite dagli enti pubblici.

Perché lo fanno attraverso le loro società in house? Per il semplice motivo che così possono averne un beneficio clientelare in quanto vengono “piazzati” dirigenti, dipendenti, presidenti e componenti del CdA, sindaci, revisori, consulenti ed altri col criterio della raccomandazione, che ovviamente vìola fortemente quello di merito. Ed è proprio l’assenza della meritocrazia il vulnus più grave delle nostre Pubbliche amministrazioni ai tre livelli.

Volutamente non citiamo le Province – che sono ancora attive perché previste dall’articolo 114 della Costituzione – le quali sono in una posizione ibrida per carenza della dirigenza politica.
Lo Stato “possiede” una notevole quantità di società per azioni, alcune delle quali producono utili, ma anche tante altre che producono perdite. Citiamo, per esempio, Alitalia – che è costata dal salvataggio di Berlusconi ad oggi tra i dodici e i tredici miliardi – o ancora, l’ex Ilva – di cui il Governo si appresta a prendere il controllo dato che il socio privato, AncelorMittal, si rifiuta di continuare alle condizioni proposte, evidentemente perché esse non sono economiche.

Vi sono tanti altri casi di mala gestione delle società in house. Nella nostra Isola decine di esse sono in liquidazione da anni, ma le stesse non hanno mai fine perché così vengono pagati stipendi, emolumenti e altre spese a vuoto.
Altre società in house regionali dovrebbero essere messe in liquidazione perché in perdita, come per esempio l’Azienda Siciliana Trasporti, ma continuano ad essere mantenute in vita con l’ossigeno perché vi sono interessi che vogliono fare proseguire la sua vita priva di prospettive.

Stato, Regioni e Comuni non dovrebbero gestire, ma progettare, indirizzare e controllare. Se così facessero, si otterrebbero risultati migliori, anche perché la seconda importantissima attività pubblica dovrebbe essere quella del controllo di qualità dei servizi prestati e della loro aderenza all’indirizzo pubblico.

Tutte le attività economiche dovrebbero essere messe all’asta in modo da attivare il principio della concorrenza, che fa emergere i soggetti migliori e più competitivi, i quali avrebbero l’interesse di produrre servizi e prodotti eccellenti, che comunque dovrebbero essere controllati in maniera netta e inequivocabile da un lotto di ispettori pubblici che dovrebbero stare in giro sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro.
Non sembra che Stato, Regioni e Comuni siano sul versante prospettato e ciò è male perché non è nell’interesse dei/delle cittadini/e spendere soldi a cascata senza ottenere corrispondenti servizi di qualità soddisfacenti.

Tag:

Un commento

  1. Nicola ha detto:

    E lo avete scoperto adesso, è tardi, la preparazione dei funzionari la maggioranza diplomati, concorsi interni farlocchi senza nessuna trasparenza, uno stipendificio, scarsa qualità poltrone a gogò perché più si parcellizza più ne occorrono, però sono spa gestite dallo stato, ma non vi dico dove andare….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017