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Sterminò la famiglia nel 1998: Elia Del Grande è ricercato dopo la fuga dalla comunità

Sterminò la famiglia nel 1998: Elia Del Grande è ricercato dopo la fuga dalla comunità
Il concorso all’Arma dei Carabinieri

L’uomo, oggi 49 anni, era destinatario di una misura di sicurezza poiché ritenuto socialmente pericoloso e avrebbe dovuto trascorrere sei mesi nella struttura fino a una nuova valutazione

Elia Del Grande, condannato a trent’anni di carcere per la “strage dei fornai” è fuggito dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. Del Grande nel 1998, quando aveva 22 anni, sterminò la sua famiglia a fucilate uccidendo padre, madre e fratello a Cadrezzate, nel Varesotto.

L’uomo, oggi 49 anni, era destinatario di una misura di sicurezza poiché ritenuto socialmente pericoloso e avrebbe dovuto trascorrere sei mesi nella struttura fino a una nuova valutazione.

Le ricerche si concentrano anche nel varesotto e in Sardegna. A riportare la notizia della fuga è il Resto del Carlino, secondo cui Del Grande avrebbe scavalcato il muro di cinta dell’istituto giovedì sera intorno alle 20, facendo perdere le proprie tracce.

Elia Del Grande era in libertà vigilata

Dopo 25 anni di carcere, Del Grande era stato sottoposto a libertà vigilata. Alcuni comportamenti preoccupanti (tra cui episodi di furto e molestie ai residenti) avevano però spinto i giudici di Sorveglianza a disporne il trasferimento in una struttura protetta.

A settembre era giunto come “internato” nel centro di Castelfranco Emilia, dove sarebbe dovuto restare per sei mesi, in attesa di una nuova valutazione psichiatrica. Tuttavia, giovedì sera, Del Grande ha eluso la sorveglianza, ha oltrepassato il perimetro di sicurezza sparendo.

Non è la prima fuga

Non è la prima volta che Elia Del Grande elude la cattura. Anche nella notte della strage, il 7 gennaio 1998, dopo aver ucciso il padre Enea, la madre Alida e il fratello Enrico nella villetta di via Matteotti, fuggì verso la Svizzera.

In quell’occasione venne fermato poco dopo grazie alla segnalazione delle autorità italiane e ammise le proprie responsabilità. Nel corso della detenzione tentò anche di evadere dal carcere di Pavia, organizzando con la compagna una fuga in taxi: tutto sventato in extremis. Il tentativo gli costò una ulteriore condanna a otto mesi di reclusione da aggiungere a quella già subita.

La strage dei fornai

Del Grande sterminò i suoi cari con sei colpi di fucile, due per ciascuna vittima, nella villetta che era anche sede del forno di famiglia. I primi soccorritori parlarono di “un lago di sangue”.

Fu Enrico, il fratello maggiore, a chiamare i carabinieri poco dopo le tre e mezza del mattino, ma morì in ospedale per le ferite riportate.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il movente sarebbe stato un contrasto legato a una relazione sentimentale che il giovane aveva intrecciato con una ragazza conosciuta a Santo Domingo, osteggiata dai familiari. In seguito Del Grande spiegò che quella era stata solo la punta di un rancore cresciuto nel tempo.

La condanna a tre ergastoli, poi ridotti a 30 anni

Nel corso delle indagini emerse il profilo di un giovane segnato da un’infanzia difficile, attratto dalle armi e dalla violenza. Raccontò di aver collezionato centinaia di coltelli e di aver frequentato ambienti estremisti di matrice skinhead.

Il tribunale di Varese lo condannò a tre ergastoli, la pena poi fu ridott a trent’anni in Appello per il riconoscimento della semi-infermità mentale. Dopo un quarto di secolo dietro le sbarre, era tornato in libertà vigilata, ma la nuova fuga riapre le ferite di una storia che il tempo non ha mai cancellato.

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