Catania – I lavoratori di STMicroelectronics si mobilitano. Chiedono un tavolo ministeriale che garantisca il futuro dell’azienda e dell’occupazione a Catania. E chiedono un impegno diretto del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, affinché guidi la vertenza presso il Governo nazionale.
Si sono concluse a Catania le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori di STMicroelectronics, che hanno registrato un’ampia partecipazione. Le preoccupazioni emerse sono molteplici, legate soprattutto al fatto che, mentre 2500 lavoratori affronteranno già dalla prossima settimana la prima fase di cassa integrazione ordinaria, non vi sono ancora risposte chiare sulle prospettive future dell’azienda. Questa incertezza alimenta timori concreti per il futuro dell’occupazione e del tessuto produttivo del territorio.
“Chiediamo che STM non subisca ridimensionamenti” dichiara Saro Pappalardo, coordinatore nazionale Fismic, aderente alla Confsal. “Il nuovo stabilimento SIC Campus deve essere un valore aggiunto, mantenendo le produzioni di silicio a 8 pollici e un mix tecnologico. Preoccupa la crisi del settore automotive, che potrebbe avere ricadute pesanti”.
Dalle assemblee è emersa, ancora una volta, la necessità di mobilitarsi per ottenere il tavolo ministeriale in cui affrontare queste criticità e ottenere garanzie per il futuro dell’occupazione. Gli investimenti pubblici devono tradursi in un incremento occupazionale e ogni operazione aziendale, compresi i prepensionamenti, deve rientrare in una strategia chiara e condivisa con il Governo.
“STM è strategica per la Sicilia generando oltre il 15% del valore aggiunto dell’isola e rappresentando la principale realtà industriale del territorio. Un ridimensionamento sarebbe inaccettabile”, aggiunge Pappalardo.
Per questo, lavoratori e sindacato chiedono al Presidente della Regione di sostenere la vertenza e garantire l’apertura immediata del tavolo ministeriale. “Solo con l’impegno congiunto di istituzioni, lavoratori e azienda sarà possibile pianificare un futuro di crescita tecnologica e occupazionale”, conclude Pappalardo.