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“Le Strade da Seguire”, murales omaggio agli eroi della lotta alla mafia. Le parole di Galvagno

“Le Strade da Seguire”, murales omaggio agli eroi della lotta alla mafia. Le parole di Galvagno
Galvagno all’inaugurazione dei murales de Le Strade da Seguire, dedicata agli eroi della lotta contro la mafia – FB

Galvagno al QdS: “Per noi, ‘Le strade da seguire’ sono quelle tracciate da quanti hanno speso tutto per riaffermare la vittoria del bene sul male e in Sicilia abbiamo avuto tantissimi esempi”.

La Fondazione Federico II ha inaugurato tre nuovi murales, due ad Aci Castello e uno a Maletto (CT), dando seguito al progetto di arte urbana “Le Strade da Seguire”, nato a novembre 2024 e imperniato sul tema della legalità e della lotta alla mafia.

I due murales presentati ad Aci Castello sono stati realizzati dall’artista catanese Antonio Barbagallo. Il primo è sito in via Dante ed è dedicato a Don Pino Puglisi; il secondo si trova in via Napoli e ritrae i volti di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e del maresciallo Alfredo Agosta.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono i soggetti raffigurati anche nel terzo murale, realizzato da Mirko Loste Cavallotto in via Piano Carmine a Maletto.

Il QdS ha parlato con il Presidente della Fondazione Federico II, nonché Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, in merito all’inaugurazione dei murales, al lavoro svolto dalla Fondazione e all’importanza, in particolar modo culturale, che riveste ancora oggi la lotta alla criminalità organizzata.

“Le strade da seguire”, murales simbolo della lotta alla mafia

Presidente Galvagno, perché ancora oggi – in un contesto socioculturale diverso rispetto alle dinamiche sanguinarie culminate con le stragi di mafia dei primi anni Novanta – è fondamentale ricordare la storia degli eroi di mafia e raccontare la loro azione alle giovani generazioni di siciliani.

“Ѐ la seconda domanda che ci siamo posti quando abbiamo avviato il progetto promosso dalla Fondazione Federico II. La prima, in effetti, è frutto di un incontro casuale con alcuni studenti di una scuola superiore ai quali, nel corso di una visita, avevo chiesto se conoscessero Boris Giuliano. Agli occhi sgranati e smarriti dei ragazzi è seguita quasi un’intervista. Ricordo di avere domandato qualcosa circa personaggi di malavita che certa cinematografia ha reso ancora più popolari. E gli occhi sgranati, quasi smarriti, stavolta furono i miei! Assurdo, proprio in Sicilia, che i giovanissimi sapessero chi erano Pablo Escobar o Totò Riina ignorando del tutto uomini come il commissario Giuliano, il generale Dalla Chiesa o il presidente Piersanti Mattarella! Ho capito che dovevamo fare qualcosa e abbiamo messo a punto l’iniziativa che sta coinvolgendo artisti e soprattutto tantissimi ragazzi”.

Il progetto è intitolato “Le Strade da Seguire”. Quali ragioni hanno portato alla scelta di questo nome e quali sono, per i giovani siciliani e le giovani siciliane, le strade da seguire.
“Dalla necessità di definire un percorso in grado di far emergere la differenza tra il male e il bene, tra ciò che è giusto e ciò che, proprio come le dicevo prima, non lo è. In questi anni, molte produzioni cinematografiche o televisive si sono particolarmente concentrate su personaggi, reali o di fantasia, profondamente negativi. Il rischio, specie tra i più giovani, oltre alla perfetta conoscenza dei curricula di questi criminali, è proprio quello di rimare affascinati da una narrazione negativa con conseguenze tali da poter fare imboccare loro percorsi di vita totalmente sbagliati. Per noi, ‘Le strade da seguire’ sono quelle tracciate da quanti hanno speso tutto per riaffermare la vittoria del bene sul male e in Sicilia abbiamo avuto tantissimi esempi che devono essere conosciuti e seguiti. Ecco perché assieme a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone o a don Pino Puglisi, in giro per l’Isola, stiamo raffigurando anche altri eroi della lotta alla mafia. Inizialmente pensavamo di proporre un’opera in ogni provincia, oggi, grazie alle richieste da parte delle amministrazioni locali, delle associazioni o dei semplici cittadini, sono decine e decine i murales realizzati o in fase di progettazione: tutto con il preciso obiettivo di smontare quello storytelling diffuso da certe fiction e di far conoscere ai più giovani i veri eroi della nostra terra”.

Una lotta culturale

La Fondazione Federico II punta a valorizzare la tradizione politica e culturale della Sicilia e dei suoi organi istituzionali, in una dimensione associativa in cui i valori della buona amministrazione e quelli artistici e culturali del territorio si fondono. Ma a che punto è, in Sicilia, la lotta alla mafia sotto un punto di vista strettamente culturale?

“La Fondazione si sta impegnando al massimo in un lavoro di promozione non solo nell’ambito dell’iniziativa itinerante di cui stiamo parlando, ma attraverso le varie arti e con numerose attività: sta di fatto ampliando l’offerta culturale da proporre ai tantissimi turisti che fanno tappa in Sicilia e agli stessi siciliani. Per rispondere alla sua domanda faccio mie le parole di un grande uomo che esortò tutti dicendo: ‘Parlate di mafia alla radio, in televisione, nei giornali, però parlatene’. Lo disse Paolo Borsellino e pronunciò queste parole quando appena sillabare la parola mafia era praticamente un tabù. Il suo sacrificio e quello di tanti altri eroi hanno consentito non solo di sdoganare questa sorta di tacito veto che imperava all’epoca, ma di ribadire innanzitutto ciò che è giusto rispetto a quanto è violenza e prevaricazione. Certamente oggi abbiamo una maggiore consapevolezza riguardo alla mafia, ma parlarne ancora, spiegarlo soprattutto ai più giovani è un dovere e un atto di riconoscenza proprio nei confronti di uomini come Borsellino”.

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Foto dal profilo Facebook di Gaetano Galvagno