CATANIA – “È appena arrivato in reparto un giovane con frattura scomposta di entrambi i femori e frattura scomposta del bacino… Ogni anno da maggio in poi sulle strade catanesi è un disastro”. A parlare così è Gianfranco Longo, direttore del dipartimento di Ortopedia dell’ospedale delle emergenze “Cannizzaro”. Longo si rivolge alle autorità e dice che bisogna incidere maggiormente sui controlli e sulle sanzioni nei confronti dei centauri che non rispettano le norme, soprattutto i giovani. “Ogni estate – spiega – noi sappiamo che gli accessi nel nostro reparto aumenteranno. Ma ogni anno che passa sembra che la situazione non migliori affatto. E questo è grave perché chi arriva nelle stesse condizioni di quest’ultimo giovane ricoverato rischia la vita a causa soprattutto delle infezioni”.
“Il problema – aggiunge – ma non è una novità, sono soprattutto gli incidenti con i mezzi a due ruote. Con le auto spesso i danni fisici sono molto, ma molto limitati. In un incidente in auto il conducente di solito distrugge il mezzo, ma nella maggior parte dei casi riporta danni lievi grazie anche alle dotazioni di sicurezza della vettura. Lo stesso registriamo su quei giovani che guidano le microcar e restano invischiati in incidenti. Di solito arrivano da noi per piccole fratture, ma niente di grave. Con le moto, invece, il dato dei traumatizzati gravi spicca in alto ed è un disastro”.
Il direttore poi punta l’attenzione sulla responsabilità. “Tutti noi adulti dovremmo inculcare maggiormente nella mente dei nostri ragazzi la responsabilità, soprattutto quando si va in moto. Io questa estate, a mio figlio di 17 anni, ho sempre cercato di trasmettergli il senso di responsabilità, raccontandogli quanti traumatizzati tratto in ospedale e raccontando anche particolari agghiaccianti per cercare di fargli capire che se si corre in moto e si cade o si impatta contro un auto i traumi possono essere non solo mortali, ma anche molto molto invalidanti. Purtroppo dai numeri che noi abbiamo ogni giorno si evince che, al contrario, i giovani non si riescono a responsabilizzare. è come se si sentano immortali…”.
Ma secondo lei cosa si può fare più di quello che già si fa?
“Dovrebbe esserci un controllo più massiccio delle forze dell’ordine che già, comunque, fanno tanto. Ma, forse, bisognerebbe soprattutto cominciare ad essere severi con le sanzioni. Partendo dal sequestro del mezzo quando non si rispettano le norme o si va in moto senza casco. Inoltre il ritiro della patente può essere un ottimo deterrente. Ci vuole, quindi, maggiore deterrenza perché ormai sono sicuro che tra i nostri ragazzi non esiste la sensazione di essere sempre in pericolo quando si corre in moto, ma di essere immortali”.
I mesi delicati sono da maggio in poi e per tutta l’estate?
“È evidente che la stagione critica è quella del bel tempo. Quando inizia il caldo si ha la voglia di evadere e di prendere dal box la moto. Ma spesso lo si fa senza adottare tutti quegli accorgimenti che possono salvarti la vita, partendo dal casco. Inoltre quello che noi in reparto riscontriamo di più è l’aumento esponenziale degli accessi soprattutto nei periodi a cavallo di Ferragosto, forse perché gli altri ospedali per le ferie sono meno operativi. Così noi ci ritroviamo in alcuni giorni talmente stracolmi di traumatizzati che quando va bene hanno un trattamento che dura un anno, un anno e mezzo, ma talvolta con un rischio alto di amputazione di uno degli arti”.
Nei casi gravi cosa si rischia di restare menomati, di subire una amputazione o di morire?
“Nei casi molto gravi è possibile che il paziente dopo qualche giorno deceda, perché in base alle perdite ematiche, con più vasi sanguigni che vengono lacerati si può arrivare al decesso. Una cosa sono le fratture di femore, anche serie, ma gestibili, una cosa sono le fratture esposte, difficili da pulire, perché il rischio di infezioni è molto alto. Di solito in questi casi dipende dal soggetto se ha una buona capacità reattiva…”.
Di solito quali sono i traumi più frequenti?
“Fratture di femore, gambe e bacino. Non trattiamo traumi cranici che vengono curati dai neurochirurghi. Comunque rispetto agli anni scorsi sappiamo che i traumi cranici sono in diminuzione perché ormai il 70-80% dei motociclisti usa il casco. Il problema, comunque, è sempre il solito: chi va in moto pensa di essere il padrone della strada, incurante delle possibili conseguenze, commettendo infrazioni a raffica che poi provocano gli incidenti. C’è la doppia striscia continua che impedisce di superare? Il motociclista lo fa. C’è la corsia di emergenza? Loro la utilizzano per superare da destra. Sono convinti che la strada è la loro”.
Negli ultimi anni c’è stato il boom dei ciclisti e adesso dei monopattini… Conseguenze?
“Anche in questi casi abbiamo avuto numerosi casi di traumatizzati. Ormai si vedono in giro ragazzini, ma anche adulti sfrecciare su questi mezzi che già stanno a stento in bilico. Tra l’altro chi guida questi mezzi non usa il casco, né altri tipi di protezioni. Anche su questo fronte abbiamo avuto diversi traumatizzati”.
Il dottore Longo infine si sofferma anche sui pedoni. “Catania è diventata una giungla. Su alcune strade è difficilissimo per un persone attraversare, perché le auto sfrecciano a velocità sostenuta. Nonostante tutte le strisce pedonali bisogna stare attenti ad attraversare. Anche per questa tipologia di persone abbamo in estate una traumatologia in aumento. Per fortuna a settembre il fenomeno diminuisce e torniamo all’interno di un ‘range’ considerato normale”.

