Gaspare Giacalone è stato sentito in qualità di teste nel processo che vede imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. I tre sono accusati di calunnia aggravata.
“Nessuno ha mai imbeccato Vincenzo Scarantino prima degli interrogatori a Pianosa, nessuno gli ha mai suggerito nulla”. E’ quanto ha affermato Gaspare Giacalone, attualmente sostituto commissario di polizia in servizio alla questura di Trapani, chiamato a deporre nell’ambito del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra a Caltanissetta.
“Insieme ad Arnaldo La Barbera (ex capo della Mobile ndr) e al magistrato Ilda Boccassini andammo in elicottero da Roma al carcere di Pianosa – racconta il teste – e una volta arrivati ci venne incontro una persona, credo fosse il responsabile del carcere, che ci fece strada verso una stanza dove si svolse l’interrogatorio. Quando iniziò l’interrogatorio, durante il quale avevo il compito di redigere il verbale, Vincenzo Scarantino, parlando di droga, fece subito il nome di un noto politico italiano. Ricordo che la dottoressa Ilda Boccassini si arrabbiò moltissimo e disse che se cominciava così l’interrogatorio non si poteva fare”.
“Durante l’interrogatorio – ha continuato il teste rispondendo all’avvocato Giuseppe Panepinto, legale di Mario Bo, uno dei tre poliziotti imputati del depistaggio – nessuno ha suggerito a Scarantino cosa dire e lui non si è mai allontanato dalla stanza”. Gli imputati del processo, oltre a Bo, sono Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. L’accusa è di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. I tre poliziotti avrebbero indotto Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sottoponendolo a minacce, maltrattamenti e pressioni psicologiche.