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Strage di Ustica, gip archivia inchiesta su morte Dettori

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Strage di Ustica, gip archivia inchiesta su morte Dettori

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venerdì 16 Aprile 2021

"Capitano siamo stati noi (...) dopo questa puttanata del Mig libico (...) siamo stati noi a tirarlo giù (...) ho paura, capitano, non posso dirle altro al telefono", disse Dettori a Ciancarella.

Il gip di Grosseto, su conforme parere della Procura, ha archiviato l’inchiesta sul suicidio di Alberto Dettori, il maresciallo dell’Aeronautica in servizio al radar di Poggio Ballone la sera del 27 giugno 1980, quando l’aereo di linea Douglas DC-9-15 dell’Itavia, decollato da Bologna e diretto a Palermo, si squarciò in volo all’improvviso e cadde in mare tra Ustica e Ponza: 81 furono le vittime.

Il fascicolo era stato aperto dopo un esposto presentato, il 16 dicembre del 2016, dalla famiglia del sottufficiale e dall’associazione antimafie ‘Rita Atria’, assistiti dall’avvocato Goffredo D’Antona, del foro di Catania, che ha reso nota la decisione del Giudice per le indagini preliminari toscano. La loro tesi è che il maresciallo sia stato ucciso e non si sarebbe suicidato, “non lo avrebbe mai fatto”, ha sempre sostenuto la figlia Barbara, sottolineano che suo padre “amava troppo la vita e soprattutto la sua famiglia”.

Una terribile telefonata

In una nota dell’associazione antimafie ‘Rita Atria’, diffusa nel giorno della denuncia, tra l’altro, si ricordava che il maresciallo Dettori nei giorni successivi al 27 giugno 1980, chiamò il capitano Mario Ciancarella, radiato dall’Aeronautica nel 1983, dicendogli: “Siamo stati noi”. Sempre secondo l’associazione, Dettori avrebbe detto ai propri familiari: “Sta scoppiando la terza guerra mondiale”, chiudendosi poi nel silenzio assoluto sulla vicenda fino alla sua morte.

“La famiglia Dettori e l’associazione antimafie Rita Atria – si legge in una dichiarazione congiunta – continueranno, nonostante tutto e soprattutto alla luce dei nuovi atti processuali, a sostenere il non suicido del Maresciallo Dettori. Continueremo questa battaglia, in tutte le sedi, per la ricerca non della verità perché questa appare evidente a chi non ha paura di vederla, ma per la giustizia. L’associazione antimafie Rita Atria e la famiglia Dettori ringraziano chi è stato sempre a loro fianco in questa loro battaglia ed il loro avvocato Goffredo D’Antona”.

La ricostruzione del gip

Secondo il gip di Grosseto, Marco Mezzaluna, “sulla base delle risultanze delle indagini minuziosamente riportate dal pm nella sua articolata richiesta”, si ritiene che “il decesso del Dettori sia da attribuire ad un gesto suicidario senza responsabilità alcuna di terze persone”. Per il gip “non esistono agli atti elementi che possano anche solo lontanamente portare a ritenere che la morte sia stata dovuta a un omicidio o comunque a un intervento di terze persone, cosi come già escluso anche dal giudice istruttore che ebbe a indagare sul disastro di Ustica”.

“Verosimilmente – ricostruisce il gip Mezzaluna nelle conclusioni della sua ordinanza – la sera del 27 giugno 1980 il Dettori, che era in servizio a Poggio Ballone, è stato testimone diretto dei fatti che portarono all’abbattimento del DC9 Itavia. Il peso di tale segreto e il conseguente stress lavorativo nonché la lontananza dalla famiglia nel corso della missione in Francia, devono aver negativamente inciso sul suo già precario equilibrio psichico e lo hanno portato a suicidarsi”. Per questo il gip ha “disposto il rigetto dell’opposizione” presentata dal legale della famiglia Dettori e dell’associazione antimafie Rita Atria, l’avvocato Goffredo D’Antona, e anche, “essendo superflue le ulteriori investigazioni sollecitate, e ha disposto “l’archiviazione del procedimento a carico di ignoti” sul decesso di Mario Alberto Dettori.

La famiglia e l’associazione antimafie Rita Atria: “Troppe anomalie, chiediamo giustizia”

“Prendiamo atto dell’ordinanza di archiviazione emessa del giudice per le indagini preliminari di Grosseto”, ma “continueranno, nonostante tutto e soprattutto alla luce dei nuovi atti processuali, a sostenere il non suicido del maresciallo Mario Alberto Dettori”. Così la famiglia del sottufficiale dell’Aeronautica e l’associazione antimafie Rita Atria sulla decisione del gip Toscano. Nel dicembre del 2016, con un esposto dell’avvocato Goffredo D’Antona, del foro di Catania era stata richiesta la riapertura delle indagini sulla morte del maresciallo Dettori radarista e, prosegue una dichiarazione congiunta, come scrive il gip, ‘verosimilmente testimone diretto dei fatti che portarono all’abbattimento del DC9 Itavia’ di quanto accaduto nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980″.

“Ed invero – prosegue la nota – erano tanti, troppi, i vuoti investigativi relativi alle indagini su quel ‘suicidio’ al quale i familiari e l’associazione antimafie Rita Atria non hanno mai creduto. Pur nel rispetto della magistratura – si sottolinea nella dichiarazione congiunta – l’associazione antimafie Rita Atria e la famiglia Dettori non possono esimersi dal compiere delle riflessioni ricavabili dalla lettura degli atti. Riteniamo che la delega delle indagini ai carabinieri sia stata quantomeno inopportuna in considerazione del fatto che la prima anomalia di questa vicenda era ascrivibile proprio all’Arma.

Una anomalia – si osserva – consistente nella redazione di un atto denunciato e ribadito come falso. Spiace constatare che il Gip abbia accolto le risultanze investigative del Pm senza una sua propria e autonoma valutazione. In alcun modo sono state evidenziate, men che mai valutate e liquidate come ‘superflue’ le nuove investigazioni richieste dal nostro legale Goffredo D’Antona che erano precise dirette e circostanziate. Ed invero, sempre dagli atti processuali, può evincersi che più soggetti di questa vicenda (non solo i familiari del Dettori) hanno disconosciuto atti fondamentali a loro firma o che li indicavano presenti sui luoghi del ritrovamento del corpo. Emerge pure il paradosso che il corpo del Dettori sarebbe stato trovato da più persone in momenti diversi. Una casualità – si sostiene nella nota – che non viene adeguatamente chiarita e che lascia forti dubbi, ovviamente”.

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