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Una nuova strage in mare, a Lampedusa si attiva la macchina dei soccorsi: “Naufraghi provati”

Una nuova strage in mare, a Lampedusa si attiva la macchina dei soccorsi: “Naufraghi provati”
Migranti nel Mediterraneo – naufragio, soccorsi, sbarchi – Lampedusa, Malta – da Imagoeconomica

Croce Rossa Italiana conferma almeno 60 sopravvissuti. Volontari e Ong in azione dopo l’ennesima tragedia che risveglia le coscienze.

Ancora una volta il Mediterraneo si trasforma in un mare di lacrime. L’ennesimo naufragio mortale a Lampedusa ha il volto delle oltre 20 vittime che hanno perso la vita durante una delle traversate più pericolose al mondo, della neonata di pochi mesi e dei tre adolescenti ritrovati cadaveri, dei dispersi che forse non avranno mai nome, ma anche delle centinaia di volontari che – costrette ad assistere a una nuova tragedia – attivano una macchina dei soccorsi che opera nel silenzio anche quando non ci sono eventi mortali a risvegliare la coscienza collettiva.

Tra questi volontari ci sono quelli della Croce Rossa Italiana, che assiste i sopravvissuti – 60, 56 uomini e 4 donne – e si prepara ad accogliere nell’hotspot di contrada Imbriacola le quattro persone ferite e trasferite al poliambulatorio isolano per ricevere le cure necessarie.

Lampedusa, Croce Rossa in azione dopo il naufragio mortale

Il viaggio di uno dei due barchini partiti da Zawiya, in Libia, è finito in tragedia a circa 17 miglia dalle coste di Lampedusa. Le cause della strage sono ancora da accertare, così come l’identità delle vittime e dei sopravvissuti. Cristina Palma, vice direttore dell’hotspot gestito dalla CRI, con il volto segnato dal dolore per “questo viaggio carico di speranza interrotto tragicamente in mare”, dichiara: “I sopravvissuti sono provati dal viaggio e da quanto accaduto, ma sono in condizioni discrete. Tutta la nostra equipe multidisciplinare li ha già presi in carico e sta provvedendo ai loro bisogni”.

I bisogni di chi arriva dopo un viaggio, specialmente se finito in tragedia come quello delle scorse ore, non sono solo materiali – un tetto, cure, coperte, assistenza – ma anche psicologici e umani. I volontari della Croce Rossa a Lampedusa offrono anche questo, assieme ai volontari di Mediterranean Hope, di Save the Children, delle numerose Ong che operano giorno dopo giorno nel Mediterraneo.

L’hotspot di contrada Imbriacola di Lampedusa si trova ad affrontare una nuova tragedia. La Croce Rossa conferma che non c’è – al momento e rispetto ad altre estati – una situazione emergenziale nella struttura in termini di affollamento; l’emergenza si limita quindi solo a quanto accaduto nelle scorse ore. Gli operatori si sono attivati nell’assistenza dei naufraghi a 360°. La macchina dell’accoglienza a Lampedusa, però, non è attiva solo in caso di tragedia ma è operativa 365 giorni l’anno: dall’inizio del 2025, infatti, sono state accolte oltre 29mila persone. E tante di loro, purtroppo, sono state testimoni di scene terribili e morti in mare come i sopravvissuti della tragedia del 13 agosto.

Il Mediterraneo, una scia di “morti annunciate”

Francesca Saccomandi, operatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della federazione delle chiese evangeliche in Italia, testimonia l’orrore vissuto dopo l’ultimo naufragio fatale: “Abbiamo incontrato una donna che ha perso la figlia di un anno e mezzo e suo marito, una giovane che ha perso la sorella più piccola, e ci sono quattro persone che hanno bevuto litri d’acqua salata e sono finite al poliambulatorio”.

“Queste non sono tragedie, ma morti annunciate“, aggiunge Saccomandi, facendo riferimento alle discusse politiche europee e italiane “che spostano il problema altrove” e non risolvono, purtroppo, il dramma dei viaggi killer in mare, spesso scelti come canali di accesso all’Europa in assenza (o carenza) di corridoi umanitari e vie legali.

La strage di Lampedusa, il naufragio ultimo di una lunga serie

I numeri parlano spesso più forti di qualunque altra cosa. Sembra quasi una casualità che – proprio prima di una delle stragi peggiori degli ultimi mesi – l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) delle Nazioni Unite in Libia – avesse diffuso i dati aggiornati delle morti nel Mediterraneo Centrale: almeno 370 vittime da gennaio al 9 agosto, a cui si aggiungono circa 300 dispersi. Un bilancio probabilmente parziale, che con gli oltre 20 morti di oggi si aggrava ulteriormente e invita le autorità e la popolazione a riflettere su un disastro umanitario che si consuma quotidianamente sotto gli occhi di tutti e soprattutto della Sicilia, tra le principali destinazioni delle carrette del mare in partenza dall’Africa (e non solo).

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