Strappo - QdS

Strappo

Pino Grimaldi

Strappo

sabato 08 Febbraio 2020

Annunziata D’Alessandro, figlia di Tommaso ed Annunziata Lombardi, di Fornello nel Molise, al secolo Nancy Pelosi, sposata a Paul Pelosi ricco uomo d’affari con un reddito da 25 milioni di dollari l’anno, è personalità politica di alto rilievo eletta nel partito democratico fin dal 1987 nel VIII Distretto della California, ininterrottamente alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ove oggi ricopre la carica di “Speaker”.

Acerrima avversaria di Donald Trump, ha guidato la procedura dell’impeachment, facendo approvare la messa in stato di accusa che, inviata al Senato, Art. 2 Sez.4 della Costituzione Usa, è stata respinta in pieno non avendo raggiunto i 2/3 dei voti necessari per dichiarare il presidente colpevole di “abuso di potere ed ostruzione alla giustizia”. Tutto perfetto metodologicamente. Non di fatto.

Il giorno dopo, infatti, all’arrivo alla Camera per indirizzare al Paese il messaggio sullo stato dell’unione, Trump accolto dalle camere riunite e da tutti i dignitari dello stato, raggiunto il podio, porge il testo del suo messaggio ai due che presiedevano la seduta: Pence speaker del Senato e Pelosi padrona di casa che le tende la destra per salutarlo. Trump non stringe la mano né a Pence che non la porge né a lei che subito ricambia la scortesia non usando la solita espressione di benvenuto, limitandosi a dire chi era… l’ospite.

Dopo ben un’ora e diciannove minuti, Trump conclude il messaggio presidenziale, previsto dalla Costituzione Art. 2 Sez.3 (primo messaggio nel 1790 di George Washinghton, 1.089 parole e dall’anno successivo stabilito per ogni anno del mandato) e non dunque personale e, mentre accoglie l’ovazione la Pelosi, strappa platealmente il testo del discorso lasciandolo sul tavolo: come spazzatura. Atto considerato offensivo per Trump, ma anche per l’istituzione e per il popolo cui il messaggio era rivolto e per i loro rappresentanti allibiti da un atto quanto meno quasi isterico non degno di una “signora” con un cursus honorum di tutto riguardo.

I democratici non hanno mai digerito l’elezione di Trump sul quale hanno cominciato a raccogliere dati per colpevolizzarlo fin dal 2016 ed ora temono che, con il benessere dato al Paese, una rielezione nel fatidico primo martedì susseguente il primo lunedì del prossimo novembre. Sono in crisi non trovando un candidato idoneo a sconfiggere “the Donald”.

E proprio quel giorno nel primo caucus elettorale nello Iowa, a parte che i risultati finali sono ancora in forse(sic!), su candidati come Sanders arrivato alla pari con un tale che se vincesse sarebbe il primo presidente gay nella storia americana, o Biden già Vice di Obama, quarto è scesa un ombra paurosa. Hanno sparso letame durante tutta la vicenda dell’impeachment su Trump con il solo scopo di minarne la rielezione.

Al confronto, il “tutti contro Salvini” delle sarde (erano sardine…) o, tempi remoti nella Dc, “i comunisti mangiano i bambini”, sono pinzillacchere. E noi non abbiamo mai strappato nulla se non i manifesti che all’epoca si affiggevano sui muri.
Accettabile.

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