Strategie non invasive per arginare l’obesità - QdS

Strategie non invasive per arginare l’obesità

redazione

Strategie non invasive per arginare l’obesità

mercoledì 29 Maggio 2019

Evoluzione della stimolazione magnetica transcranica

in collaborazione con ITALPRESS

MILANO – Una conferma definitiva dell’efficacia e della sicurezza della stimolazione magnetica transcranica arriva dal nuovo studio dei ricercatori dell’Irccs Policlinico San Donato, guidati dal professor Livio Luzi, responsabile dell’area di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’ospedale e ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano.

Il medesimo gruppo di ricerca aveva già riportato in diversi congressi internazionali sia l’efficacia della stimolazione magnetica transcranica profonda nel modificare i batteri intestinali, il cosiddetto “microbiota”, favorendo il calo ponderale nei soggetti obesi, sia la validità della stessa tecnica nel ridurre il desiderio impellente di mangiare – il cosiddetto food craving – grazie alla sua azione regolatoria sui meccanismi cerebrali coinvolti nella gratificazione associata all’assunzione di cibo.

Il nuovo studio, randomizzato, in doppio cieco e controllato con trattamento sham (finto), che è stato interamente effettuato presso l’Irccs Policlinico San Donato e recentemente pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Diabetes, Obesity and Metabolism, costituisce la dimostrazione decisiva sull’efficacia e la sicurezza della dTMS nel trattamento dell’obesità.

La stimolazione magnetica transcranica profonda è una tecnica non invasiva e non dolorosa in cui il paziente indossa una sorta di casco leggero che applica dall’esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello, corticali e subcorticali.

“L’obesità – ha spiegato Luzi – è un’emergenza globale e fornire una terapia non invasiva ai soggetti obesi è una sfida cruciale, anche dal punto di vista sociale, sia per il numero di vittime dell’obesità, in crescita costante, sia per i significativi costi che la complessità di questa patologia e delle patologie correlate rappresentano per la comunità. Sappiamo che la fame è regolata da fattori legati alle nostre scelte e al nostro metabolismo ma sappiamo anche che nei comportamenti alimentari anomali sono implicate alcune disfunzioni nei circuiti cerebrali della ricompensa, modulati dalla dopamina”.

Lo studio rappresenta per i ricercatori “il punto di partenza di un approccio innovativo, non farmacologico, non invasivo, a basso costo e ripetibile nel tempo per trattare le persone obese e per prevenire lo sviluppo dell’obesità. Il nostro gruppo di ricerca è infatti impegnato a sperimentare anche altri tipi di stimolazione cerebrale ancora più agevoli da utilizzare sempre volte a modulare, in modo non invasivo, i circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione della fame sia metabolica sia voluttuaria”.

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