Al Sud è ancora possibile una Lega delle Autonomie - QdS

Al Sud è ancora possibile una Lega delle Autonomie

Al Sud è ancora possibile una Lega delle Autonomie

Alessandro Lipera  |
venerdì 15 Marzo 2024

L’idea di un Partito nazionale e federalista non solo può essere la cura a molti problemi, ma è ancora attuale

Oggi la Politica ha bisogno di leadership personali, è vero, ma per assolvere alla sua principale funzione deve essere fortemente ancorata alla società. Difficile a farsi, ma se c’è la volontà nulla è impossibile, anzi. In questo senso la Lega, specie nel periodo tra il 2015 e il 2019, è andata vicino a questo intento perché le attività del movimento erano spinte da un’idea che metteva al primo posto i territori, mostrando, sul solco tracciato (ognuno con sfumature diverse) da Carlo Cattaneo, Luigi Sturzo e da Gianfranco Miglio, che un’altra via poteva essere percorsa, perché l’idea di federalismo e autonomismo è, in realtà, insita in tutti gli italiani, i quali desiderano autodeterminarsi senza dover dipendere né da Roma né da Bruxelles e senza essere governati da una classe dominante estrattiva, capace solo di inchinarsi ai governi nazionali ed europei, con il solo scopo di utilizzare le istituzioni per i propri fini.

Per questo a Matteo Salvini va riconosciuto il coraggio di aver tentato tale sforzo culturale, pur annacquatosi a causa di diverse scelte “opinabili” dal “post Papeete” in poi. Infatti, è noto che la leadership dell’attuale segretario della Lega stia vivendo, con rammarico dei “dirigenti” da lui cooptati, una fase, che difficilmente potrà vedere luce. In tanti sono pronti a scommettere che il timone potrebbe essere a breve raccolto da esponenti navigati come Giorgetti, Zaia, Fedriga o Molinari, con il rischio serio di una ritirata fino alla Toscana (chi scrive, a questa cosa non ci crede perché la “questione settentrionale” è antistorica, piuttosto, oggi, è europea ed italiana).

In concreto, in un mondo dove la “politica” si è ridotta ad essere un perenne comitato elettorale caratterizzato da “selfie”, cambi di casacca e yes-men, l’idea di un Partito nazionale e federalista (che magari ponga al centro dibattiti come la reintroduzione delle “preferenze” per eleggere i parlamentari nazionali o la realizzazione di una reale riforma in senso federalista dello Stato), incorporato con altri movimenti territoriali autonomisti presenti in tutta Italia (come la CDU – CSU in Germania), non solo può essere la cura a molti problemi, ma è ancora attuale (qualcuno ricorderà il “Patto delle Autonomie” siglato da Bossi e Lombardo con il patrocinio di Silvio Berlusconi).

Perciò, mi chiedo e concludo: perché non farlo? Lascio la risposta, se vorrà darla, a chi sarà nelle condizioni di indicare la strada.

Alessandro Lipera
Avvocato e Zillennial

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