CIMINNA (PA) – Tra il 1960 e il 1961, l’annata precedente l’avvio della lavorazione del film ‘Il Gattopardo’ – che durò complessivamente 15 mesi prima di uscire in anteprima nel 1963 – Luchino Visconti girò in lungo e in largo per la Sicilia. Lo fece quasi ossessionato, nel suo proverbiale perfezionismo, dalla volontà di trovarvi il luogo più aderente possibile alle descrizioni rese nel grande romanzo di Giuseppe Tomasi della grande casa di campagna di Donnafugata, in cui il principe di Salina, Fabrizio Corbera, portava ogni estate in villeggiatura la sua famiglia.
Luchino Visconti folgorato da Ciminna
Quando arrivò a Ciminna, paese agricolo d’entroterra a 40 chilometri da Palermo, il burbero e visionario cineasta milanese venne come folgorato dalle facciate delle sue chiese seicentesche, dalle stradine di ciottoli e terra battuta (la via Umberto era a quel tempo l’unica a essere lastricata) e dalle circostanti campagne punteggiate da distese di ulivi e carrubi che si avvicendavano, allora come oggi, con campi di grano. Impossibile rinunciare a trasferirvi l’intera macchina di produzione: set, troupe di fama stellare e tanti altri reparti tecnici si piazzarono stabilmente sulle sue stradine, lavorando alla luce accecante ma nitida del sole (fattore decisivo per le inquadrature). Per almeno 3 mesi Ciminna fu Donnafugata; e fu come un miracolo per questo paesino soffocato,in quegli anni, dall’arretratezza economica, vedere accostare nei momenti liberi mostri sacri della cinematografia come la compianta e incantevole Claudia Cardinale e Burt Lancaster; e piovere come manna qualcosa come 900milioni degli oltre 3miliardi di lire serviti alla Titanus per realizzare il film, L’accordo con il comune di Ciminna fu di coinvolgere tra le comparse del film solo uomini donne e bambini del paese. Con paghe generose: fino a 5mila lire, cosicché diverse famiglie poterono ripianare debiti, ristrutturare casa o comprarla ex novo. “Un borgo che – ha detto la vicesindaco Francesca Leone – adesso punta a rinnovarsi come meta di turismo culturale, luogo appetibile per nuove produzioni cinematografiche e di esperienze a contatto con la natura, soprattutto nella riserva. Queste forme di turismo sono un canale di sviluppo dalle potenzialità vaste e variegate”.
Orizzonte che vale per tutti i centri abitati siciliani con meno di 10mila abitanti, i quali convogliano oltre il 70% della popolazione regionale. Paesini, in buona parte ubicati in aree interne, montane o periferiche, patrimoni di cultura e tradizioni. Realtà in difficoltà per spopolamento e rarefazione dei servizi. Con risorse e bandi, come quelli già disposti dalla regione per riqualificare a scopo ricettivo il patrimonio immobiliare in disuso e abbandono, urgono anche strumenti di affiancamento per le amministrazioni comunali intenzionate a un rilancio turistico e economico. Nello specifico, piattaforme digitali interattive per veicolare informazioni su opportunità di investimento turistico. Sono già ad esempio 82, per un valore totale al momento di 18 milioni di euro, quelle che si possono già leggere sul portale Etic-EcoTurismo in Comune, la neonata piazza virtuale, disponibile in italiano e in inglese, progettata dalla Logos Comunicazione e Immagine, società palermitana antesignana del marketing turistico nell’isola e realizzata in collaborazione con il ministero e l’assessorato regionale del Turismo, Anci Sicilia e Sicindustria. Presentato in anteprima all’Hotel San Paolo Palace di Palermo, nel corso della Giornata mondiale del Turismo, questo strumento opera su due aree ben definite. La prima rivolta ai comuni interessati a favorire incontri e contatti con stakeholder internazionali e le realtà del ‘terzo settore’ intenzionate a investire in Sicilia. La seconda, finalizzata a far funzionare progetti innovativi per allungare le stagionalità dei flussi turistici.
“Un obiettivo raggiungibile attraverso la valorizzazione dei territori e dell’identità culturale siciliana mediante esperienze rispettose dei ritmi della natura, non omologate nei percorsi tradizionalmente battuti dai flussi turistici per contrastare fenomeni emergenti di overtourism che finiscono con il depauperare il patrimonio socio-culturale dei borghi”, ha puntualizzato Michele Avvinti, assessore alla cultura del Comune di Ciminna Dei 391 comuni siciliani a cui la piattaforma si rivolge in blocco, sono attualmente 20 quelli che vi hanno aderito: uno è appunto Ciminna, con San Mauro Castelverde, Gangi, Sperlinga, Nicosia, Troina, Capizzi, Cesarò, Castelbuono, Roccapalumba, Collesano, Cerda, Bompietro, Petralia Sottana, Monreale, Palermo, Melilli, Bagheria, Montemaggiore Belsito e Petralia Soprana. “Si tratta di uno strumento di governance digitale i cui raccogliamo e presentiamo bandi, progetti, immobili da valorizzare, collaborazioni scientifiche e sponsorizzazioni – ha spiegato Toti Piscopo, patron della Logos. Nulla a che vedere con i classici portali di viaggio ma un contenitore di numeri reali: quanti comuni partecipano, quante opportunità sono pubblicate, quale valore economico hanno, quante manifestazioni di interesse vengono raccolte”. Un mezzo anti-overtourism che coinvolge scrigni di bellezza come Ciminna.
Nei giorni scorsi il paesino palermitano ha accolto una fitta delegazione di buyers, con alcuni giornalisti, alla scoperta del suo patrimonio artistico, di memoria storica e di valori naturalistici nei quali si incistano attività agricole sempre più in chiave ‘eco’ e diversificate anche in forma di esperienze. Come quelle offerte dalla Fattoria Alesi, realtà produttiva a gestione familiare. “Puntiamo a far sentire l’ospite – ha spiegato Vincenzo Alesi – come parte integrante grazie a laboratori per introdurre alla conoscenza di piante aromatiche e della maniera di cucinarle, di trasformazione del latte in formaggio, con il suo coinvolgimento nelle operazioni di mungitura delle capre e ancora nella produzione del miele e nell’home restaurant “. Un’offerta che include escursioni in campagna a bordo di biciclette elettriche, così come a dorso d’asino e pony, parte della cospicua dotazione di animali allevati in questa fattoria, nella quale si contano anche un piccolo gregge di pecore del Suffolk, rari esemplari di gru coronate e una famiglia di docili alpaca, i camelidi di origine sudamericana. Diversivi come questo portano, alla fine, sempre dentro il centro storico di Ciminna. Una ‘calamita’ di 15 chiese, capitanata proprio da quella intitolata a Santa Maria Maddalena, la chiesa madre che stregò Visconti, con la sua dotazione di opere d’arte.
A cominciare dallo stupendo coro ligneo, intagliato da Francesco Amari nel XVII, sul quale sedette Burt Lancaster nell’iconica scena girata facendo scorrere le cineprese su un binario appositamente sistemato al centro. E poi, tra le altre più rilevanti, quelle di San Giovanni Battista, legata al culto del Crocifisso e di San Francesco di Paola, con origini quattrocentesche. Luoghi ai quali si connettono il Quartiere ebraico di San Giovanni, testimonianza medievale di vita comunitaria e artigiana; e il Polo museale nell’ex Ospedale Santo Spirito, che custodisce anche un raro presepe in avorio e corallo. Ineludibile, all’interno di questo spazio, il Museo del Gattopardo, curato da Giuseppe Cusmano: 4 sale con oltre 300 fotografie originali scattate sui set di Ciminna dai fotografi di scena; e, esposto accanto a suppellettili di porcellana usate nel film, altre 100 immagini, contenute in un carnet, appartenute a Burt Lancaster che lo ritraggono nei suoi giorni a Ciminna, donate alla municipalità dalla sua famiglia.

