“Un patto per il presente e per il futuro da costruire e rigenerare insieme”. A un mese dall’incendio che ha distrutto la Sughereta di Niscemi, riserva naturale dall’elevata importanza ambientale ma nota soprattutto per ospitare al proprio interno le antenne satellitari del Muos, un gruppo di attivisti prende la parola e si rivolge alle istituzioni locali affinché si attuino azioni concrete per affrontare quella che viene definita una “catastrofe che ha distrutto un bene comune non riducibile a nessun tipo di calcolo economico”.
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A firmare una lettera aperta, accompagnata da contenuti divulgati anche sui social network, è stato il Collettivo 720. Principali destinatari della missiva sono il sindaco di Niscemi Massimiliano Conti e i componenti del Consiglio comunale.
Allerta solidale
“Questa è una lettera aperta e di allerta solidale, un patto transgenerazionale che deve chiamarci alla responsabilità oggi per il futuro. Non è la prima volta che i boschi bruciano. Ogni estate assistiamo a questi eventi con senso di rinnovata impotenza”. Inizia così il documento firmato dagli attivisti. In attesa che arrivino segnali dall’autorità giudiziaria, in merito agli autori del rogo che ha devastato la riserva, il collettivo chiede alla politica locale di fare il proprio e di farlo con la collaborazione di quanti, tra i cittadini, hanno voglia di rialzare la testa e organizzarsi a protezione del territorio, affinché fatti del genere non si ripetano.
“Non vogliamo come abitanti di questo territorio soltanto delegare alle istituzioni, aspettare i risarcimenti o l’avvio di progetti dal nostro punto di vista, purtroppo, già in ritardo in partenza – si legge –. Chiediamo che le seguenti azioni concrete siano messe all’ordine del giorno, discusse e accolte con delibera del Consiglio comunale alla prima riunione utile, per non trovarci di nuovo impreparati quando la stagione dell’emergenza incendi tornerà a infiammare le nostre aree verdi assieme al nostro sdegno nei confronti dell’incuria e dell’indifferenza”.
Le richieste
L’elenco delle misure da intraprendere, in attesa di ulteriori aiuti che arrivino dalle istituzioni regionali e nazionali, è composto da otto voci. Al primo punto c’è la promozione di un piano di prevenzione innovativo degli incendi “che consideri tutto il comprensorio di Niscemi sia esso di competenza comunale, provinciale o regionale”, organizzando la macchina affinché si potenzi “la capacità di spegnimento anche a terra dei focolai”. Gli attivisti chiedono anche di mappare e bonificare le zone del territorio trasformate in discariche abusive dei rifiuti in quanto “punti di sicuro innesco per gli incendi”.
Come detto, la lettera nasce da un convincimento di base: bisogna ampliare la partecipazione. “Attivare e supportare tutte le reti di cittadinanza attiva e di volontariato che intendano svolgere un servizio di sorveglianza antincendio già a partire dal mese di maggio, anche in collaborazione con i volontari e gli operatori preposti”, si legge al punto tre.
L’opposizione al tentativo di declassamento delle aree di riserva
Davanti alla distruzione della Sughereta, la cui ripresa richiederà decenni, gli attivisti chiedono di attuare la legge del 1992 ribattezzata “che prevede che i comuni con più di 15mila abitanti piantino un albero per ogni nuovo nato o minore adottato residente nel comune entro sei mesi”, ma anche l’interruzione di ogni attività di raccolta del sughero e lo stop alla caccia nelle zone limitrofe alla riserva. Tali azioni sarebbero utili a “permettere il ripopolamento della fauna”.
Tra le altre richieste c’è l’opposizione a qualsiasi “tentativo di declassamento o riperimetrazione delle aree di riserva”, l’istituzione di “un vivaio comunale che si occupi della riproduzione delle piante destinate alle vie cittadine, alle aiuole, alle alberature stradali e alla riforestazione delle aree boschive”, nonché la mappatura delle aree di forestazione demaniale da destinare a progetti di gestione partecipata con il coinvolgimento di associazioni e cooperative.
Il punto otto delle richieste riguarda infine la possibilità di raccogliere fondi con la garanzia vengano usate a tutela della natura. “ Creare un conto corrente per le donazioni spontanee vincolato a un capitolo di spesa dedicato, che dia la certezza ai donatori circa l’area di intervento diretto che viene finanziato, al fine di incrementare la dotazione finanziaria disponibile per tutti i progetti di democrazia partecipata dedicati alle aree verdi qualora prevedano gestione del verde o riforestazione, pulizia e riqualificazione, educazione ambientale in natura”, si legge nella lettera
L’appello
La missiva del Collettivo 720 si conclude con un appello. “In attesa che la Procura faccia il suo corso auspichiamo il massimo coinvolgimento della cittadinanza e che sia resa pubblica ogni decisione sul futuro e sviluppo delle indagini non solo in sede di Consiglio comunale, ma anche tramite conferenze stampa. Esigiamo – scrivono gli attivisti – che le istituzioni facciano la loro parte, pronti da sempre a fare la nostra, non abbandonando quei sentieri, i nostri posti, le attività, i sogni e gli ideali per un presente e un futuro di rigenerazione ambientale e umana”.

