Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale per i minorenni di Palermo, Nicola Aiello, ha disposto la messa alla prova per una ragazza di 15 anni e il trasferimento in comunità per l’ex fidanzato di 17 anni, entrambi coinvolti nella drammatica vicenda che ha portato al suicidio del padre della giovane. I due minori, che nel frattempo si sono lasciati e hanno avuto anche un figlio insieme, sono accusati di estorsione aggravata dalle tragiche conseguenze delle loro pressanti richieste economiche.
Le pressioni e le minacce all’origine del gesto estremo
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due adolescenti avrebbero ripetutamente chiesto denaro al padre della ragazza, offendendolo e minacciandolo in più occasioni. L’uomo, schiacciato dal peso delle pressioni e dalle continue tensioni familiari, si è tolto la vita nel marzo del 2024. Alla base del conflitto c’era una modesta eredità di 10.000 euro, lasciata dalla madre della giovane, deceduta per un tumore l’anno precedente.
La ragazza, all’epoca quattordicenne, voleva ottenere la sua parte dell’eredità (circa 5.000 euro, l’altra metà era andata al fratello) per far fronte alle nuove responsabilità legate alla gravidanza. Da lì sarebbero iniziate le richieste sempre più insistenti, sostenute anche dall’allora compagno.
Il pentimento e la possibilità di rieducazione
Durante l’udienza, il pubblico ministero Francesco Grassi ha riconosciuto un percorso di consapevolezza e revisione critica da parte dei due imputati, ritenendo la messa alla prova e il trasferimento in comunità come misure compatibili con la loro possibilità di rieducazione, pur nella gravità dei fatti.
Il gup Aiello ha accolto le richieste avanzate dai legali dei ragazzi — l’avvocato Salvatore Ferrante per il 17enne e Maria Grazia Lucia Ferrara per la 15enne — valutando positivamente i segnali di pentimento mostrati dai due minori.

