L’indagine di Altroconsumo che svela dove, e in che modo, si può far la spesa spendendo meno. In Sicilia è Catania la città più conveniente con un risparmio annuo che può superare i 1.000 €
PALERMO – Medaglia d’oro a Catania che si classifica come la città siciliana in cui è più conveniente fare la spesa, con un risparmio annuo per famiglia fino a 1.018 euro annui. È quanto emerge dall’inchiesta di Altroconsumo che, nell’ultimo anno, ha passato in rassegna i prezzi di 1.869 ipermercati e supermercati e di 194 discount d’Italia. In quella che è una vera e propria “caccia al risparmio”, l’associazione ha stilato una lista delle 70 città in cui è più semplice salvaguardare il portafoglio, adottando piccoli accorgimenti nell’acquisto, non solo di alimenti, ma anche di prodotti per la cura della casa e della persona, cibo per animali, inclusi i prodotti biologici. Il campione di riferimento dell’analisi è stata dunque una “spesa tipo” dei consumatori alla quale, così come riportato da dati Istat, le famiglie italiane destinano in media 6.570 euro l’anno.
In vetta alla classifica nazionale si trova Milano, a discapito delle aspettative, complice la forte concorrenza tra le numerose catene Gdo presenti, in cui è possibile risparmiare fino a 1.769 euro per nucleo familiare, seguita da Cuneo (1600 euro) e Brescia (1530 euro). Numeri di gran lunga lontani da quelli del Sud Italia, basti pensare che bisogna attendere il 18esimo posto prima di trovare Napoli, la prima città meridionale in lista, con 1.256 euro annui. Di contro, in Sicilia, la sola Catania può vantare le quattro cifre, seguita da Ragusa con 792 euro, Palermo con 735 e Messina con 691. Dall’indagine è inoltre emerso che, tra le insegne presenti nell’Isola, l’Ipercoop è il più conveniente nella categoria iper e super e l’Eurospin in quella discount.
Le marcate disparità tra una regione e tra una città e l’altra, sono da ricondurre alle notevoli oscillazioni di prezzo di uno stesso prodotto fra i vari punti vendita, che schizzano fino al 340% per il medesimo articolo tra diverse catene. Basti pensare che lo stesso yogurt alla fragola, di un noto marchio italiano, al Carrefour di Bologna costa l0 euro al chilo mentre all’Ipercoop di Venezia 2,28 euro. Discorso ben diverso per la famosa crema alla nocciola “Nutella” il cui costo per il formato da 600 gr e 630 gr, nell’86% dei casi rilevati si attesta tra i 7.50 euro e gli 8.50 euro al chilo, confermandosi come il prodotto meno suscettibile a variazioni a livello nazionale.
Un altro fattore che grava in modo sostanziale sul portafoglio degli italiani è la quantità di attività di settore presenti sul territorio. Come sottolineato da Altroconsumo, una maggiore concorrenza determina un maggiore risparmio per le tasche dei clienti. Ne sono la prova città come Taranto e Lecce, in cui vi è un esiguo numero di iper, super e discount e che, infatti, occupano i gradini più bassi della classifica, rispettivamente con 240 e 171 euro. A tal proposito, il gap Nord-Sud è in parte riconducibile anche ai marchi di negozi presenti, come nel caso della catena Aldi che è in assoluto il discount più conveniente in tutta Italia ma è presente solo in alcune città settentrionale e del tutto assente, invece, nel Meridione. In linea di massima, però, l’inchiesta ha evidenziato che, indipendentemente dal territorio di riferimento, i discount “stracciano” la concorrenza della categoria iper e super, scalando i primi sei posti della graduatoria nazionale dei punti vendita più accessibili ai consumatori.
Non per ultimo, l’Associazione che si muove in difesa dei consumatori ha registrato una sostanziale influenza del lockdown sui costi e, in particolare sulle promozioni che sembrano essere scomparse quasi del tutto dagli scaffali, soprattutto per prodotti come pasta e salsa di pomodori, per essere sostituite, di contro, da rincari dei beni di prima necessità pari al 4-5% con picchi di +9% per i detergenti, nonostante un aumento del +10% delle vendite che ha toccato il +30% nel caso dei prodotti confezionati.