Syt13, individuato nuovo target terapeutico quale possibile modificatore di Sla e Sma - QdS

Syt13, individuato nuovo target terapeutico quale possibile modificatore di Sla e Sma

redazione

Syt13, individuato nuovo target terapeutico quale possibile modificatore di Sla e Sma

mercoledì 26 Febbraio 2020

La ricerca, a cura di studiosi italiani e svedesi, è stata pubblicata nel numero di febbraio di Acta Neuropathologica

in collaborazione con ITALPRESS

MILANO – È Syt13 il nuovo target terapeutico identificato come possibile modificatore della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e dell’Atrofia spinale muscolare (Sma). La scoperta è dei ricercatori del Centro Dino Ferrari, Università degli Studi di Milano, Irccs Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico in collaborazione con l’istituto Karolinska di Stoccolma, ed è stata pubblicata nel numero di febbraio della rivista Acta Neuropathologica.

La Sla e la Sma sono gravi patologie neurodegenerative caratterizzate dalla morte dei motoneuroni del Sistema nervoso centrale, le cellule che controllano l’attività dei muscoli scheletrici e quindi il movimento volontario. Queste malattie causano nei pazienti una progressiva debolezza, atrofia muscolare, deficit nella deglutizione e difficoltà respiratorie, con exitus precoce. Non esiste una terapia efficace per la Sla e le terapie approvate per la Sma che aumentano la produzione di Smn, la proteina carente, sono efficaci prevalentemente se somministrate precocemente nel corso della malattia.

Nella Sla e nella Sma non tutti i motoneuroni degenerano, ma ne sono risparmiati per esempio i neuroni oculomotori (Omn), che controllano i movimenti oculari. I meccanismi responsabili di questa degenerazione selettiva sono in gran parte sconosciuti.

Al fine di migliorare le strategie terapeutiche per Sla e Sma è importante lo studio dell’espressione genica dei motoneuroni resistenti alla malattia e dei motoneuroni vulnerabili per l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici.

I responsabili di questo studio sono Stefania Corti, attualmente a capo del Laboratorio di Cellule staminali neurali nel Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti dell’Università degli Studi di Milano e Eva Hedlund del Karolinska Institute. La ricerca ha coinvolto i membri dei due laboratori nel Centro Dino Ferrari dell’Università degli Studi di Milano e dell’Irccs Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.

“Una complessa analisi – ha affermato Monica Nizzardo, primo autore di questo lavoro – dell’espressione dei geni dei motoneuroni oculomotori rispetto a quelli spinali ha permesso l’identificazione di geni la cui espressione è rilevante per la resistenza alla malattia”.

I ricercatori hanno infatti dimostrato che gli Omn esprimono preferenzialmente Synaptotagmin 13 (Syt13) rispetto ai neuroni motori spinali vulnerabili e, aumentando l’espressione del gene Syt13, si osserva un miglioramento delle caratteristiche della malattia nelle cellule dei pazienti e anche nei modelli Sla/Sma murini.

“Questo notevole risultato – ha concluso Stefania Corti – testimonia la necessità di continuare ad approfondire i meccanismi della neurodegenerazione e resistenza alla malattia nella Sma/Sla per identificare nuovi meccanismi molecolari utili a comprendere la malattia e a contribuire allo sviluppo di future strategie terapeutiche”.

La ricerca è stata condotta grazie al finanziamento del programma congiunto della Comunità europea per le malattie neurodegenerative (Jpnd), di Fondazione Thierry Latran, del Consiglio di ricerca svedese, di Fondazione Söderberg, di Fondazione Åhlén, Birgit Backmark per la ricerca Als presso il Karolinska Institutet in memoria di Hans e Nils Backmark, di Fondazione Ulla-Carin Lindquist per la ricerca sulla Sla, fondo Björklund, della Società svedese per la ricerca medica, di Fondazione Cariplo, del Ministero della Salute Italiano e di Telethon presso il Karolinska Institutet e Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e supportata dall’Associazione Centro Dino Ferrari.

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