Il nuovo assetto deciso per il Cda, ora presieduto dal sindaco di Taormina, Mario Bolognari, ha disteso rapporti istituzionali che nelle ultime settimane si erano ingarbugliati
TAORMINA (ME) – Con il recente decreto di nomina del nuovo Consiglio di amministrazione per la Fondazione Taormina Arte Sicilia, l’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata, ha aggiunto un nuovo capitolo allo scontro tra Comune e Regione riguardante proprio la governance del sodalizio culturale. Stavolta però facendo da paciere e venendo incontro a quanto aveva evidenziato il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, soltanto due settimane fa, di fronte alla nomina di un nuovo commissario alla guida della Fondazione.
Adesso il sindaco è ufficialmente il presidente della Fondazione stessa, come del resto era stato di diritto da quarant’anni a questa parte, ribadito dalla medesima norma del vecchio Comitato che è stata trascritta nel nuovo Statuto, tanto da far alzare la voce a Bolognari di fronte all’inspiegabile nomina di Giuseppe Palmeri a commissario, considerata in chiaro contrasto con le regole che gli stessi soci fondatori, Comune e Regione appunto, avevano sottoscritto.
Difatti il “commissariamento” Palmeri – che aveva sostituito il dimissionario Bernardo Campo – è durato soltanto poche settimane. Giusto il tempo di nominare il nuovo Cda, che è composto adesso da Sergio Bonomo (vice presidente), e dai consiglieri Gianandrea Agnoni, Marcello Muscolino e Franco Cicero (quest’ultimo indicato dal Comune), guidati come già anticipato dal primo cittadino taorminese, Bolognari.
Il nuovo organo di governo si è insediato ieri, per prendere formalmente atto del decreto assessoriale, e durerà in carica quattro anni. Un passaggio certamente importante nella recente storia di Taormina Arte, che da cinque anni era rimasta commissariata in una lunga traversata verso la trasformazione in Fondazione.
Sembra essere tornato il sereno quindi, tra Bolognari e i vertici della Regione siciliana, dopo che l’Amministrazione comunale aveva minacciato per ben due volte l’uscita dal sodalizio per nomine considerate “calate dall’alto”, senza alcun confronto con l’Ente che rappresenta, non solo il nome della Fondazione, ma anche il 50% del suo patrimonio. Il riferimento recente è stato, come detto, relativo alla nomina di Palmeri, ma ancora prima Palazzo dei Giurati aveva fatto la voce grossa in occasione della nomina non concordata del direttore artistico, Beatrice Venezi, che il sindaco aveva definito un “gravissimo sopruso perpetrato contro la città, oltreché una cafonata istituzionale”. Capitolo chiuso. Anche perché i tempi stringono e bisogna guardare alla prossima stagione culturale estiva, ormai dietro le porte, partendo dal Festival del Cinema (la data di apertura è fissata al 24 giugno) ancora senza programmazione, dopo il felice triennio gestito da Videobank. Si sa soltanto che saranno ammessi esclusivamente “film positivi”, così ha fato sapere la sovrintendente della Fondazione, Ester Bonafede. Ancora da capire metodi e significato di questa caratterizzazione.
Pace fatta quindi tra Palazzo dei Giurati e Palazzo d’Orleans? Per il momento pare di sì, almeno fino alle elezioni comunali del prossimo 28 e 29 maggio, quando la sindacatura di Mario Bolognari potrebbe cedere il passo ad altri contendenti. Primo tra tutti Cateno De Luca, che ha già ufficializzato la sua discesa in campo a Taormina, e che a suo dire, in caso di vittoria, sarà pronto a dare battaglia su Taormina Arte da presidente del sodalizio. Colui che da sindaco di Messina aveva deciso di abbandonare la nuova Fondazione, sia come Comune che come Città Metropolitana (ex Provincia regionale), ha già dichiarato infatti che, in caso di elezione, “metterà fine al pascolo abusivo di nomine imposte dalla Regione”, dando vita a un rapporto del tutto nuovo su scelte, finanziamenti e programmazione.
Sembra quindi che la storia di Taormina Arte sia destinata ad arricchirsi di nuovi colpi di scena, nell’anno del 40° anniversario dalla sua nascita.