Taormina, ospedale San Vincenzo, eccellenza da proteggere - QdS

Taormina, ospedale San Vincenzo, eccellenza da proteggere

Taormina, ospedale San Vincenzo, eccellenza da proteggere

mercoledì 26 Aprile 2023

Nonostante i risultati ottenuti a livello nazionale e internazionale dalla struttura, anche grazie al Centro di cardiologia pediatrica, si continua a temere un depotenziamento dei reparti

TAORMINA (ME) – Per la prima volta in Italia nell’ospedale San Vincenzo è stato impiantato un pacemaker senza elettrodi, in un giovane trentaseienne affetto da una cardiopatia congenita complessa e che era già sottoposto a numerosi interventi chirurgici a cuore aperto, che non avevano risolto la patologia. È soltanto l’ultima dimostrazione di una lunga lista di casi di eccellenza sanitaria che riguardano il nosocomio taorminese. Eppure a livello regionale, si parla ancora di come depotenziare l’ospedale di contrada Sirina, manifestazioni di protesta si susseguono e non c’è ancora la certezza che il Centro di cardiologia pediatrica del Mediterraneo (Ccpm), che ha sede proprio a Taormina, possa ancora ritrovarsi al suo posto dopo la scadenza della convenzione a fine luglio.

Nei giorni scorsi, alcuni amministratori locali si sono ritrovati al San Vincenzo per gridare ancora una volta lo slogan: “Giù le mani dall’ospedale”. Tra loro, c’era anche l’ex sindaco e primario del Pronto soccorso, Mauro Passalacqua. Un modo per tenere alta l’attenzione su diverse problematiche che riguardano il presidio taorminese nel suo complesso. Stando a quanto segnalato infatti dagli addetti ai lavori, criticità e rischio dismissione riguardano non solo il Ccpm, ma anche altri reparti, come il Pronto soccorso, l’Urologia, la Nefrologia e l’Ematologia, segnati negli ultimi anni da perdita di posti letto e di personale.

Nonostante le rassicurazioni del Governo regionale, che a gennaio si era impegnato a rinnovare la convenzione con l’Istituto Bambino Gesù per altri quattro anni, a tre mesi dalla prossima scadenza le certezze si sono nuovamente indebolite e si è tornati a trattare per una nuova proroga annuale. A darne conferma è stato il presidente della Commissione Salute all’Ars, Giuseppe Laccoto, secondo il quale vanno assegnate le somme necessarie all’Asp di Messina, per rinnovare di un anno la convenzione con l’Istituto che fa capo al Vaticano.

In attesa di definire il ritorno della Cardiochirurgia pediatrica a Palermo – la cui gestione triennale è già stata affidata al San Donato di Milano per 8 milioni di euro – secondo la Commissione bisognerà continuare ad assicurare il servizio su Taormina, anche se la convenzione dovrà essere rimodulata e approvata dall’assessorato alla Salute. All’assessore regionale, Giovanna Volo, la Commissione ha chiesto inoltre di chiedere al ministero della Salute una deroga al Dm 70/2015 che prevede l’istituzione di una cardiochirurgia pediatrica ogni cinque milioni di abitanti, attraverso la già discussa possibilità di attuare una convenzione specifica con la Regione Calabria, e poter mantenere così due cardiochirurgie pediatriche, una nella parte occidentale e l’altra a Taormina per la parte orientale dell’Isola.

Come più volte detto da queste colonne, con il Ccpm non si tratta di salvare un semplice reparto ospedaliero, ma un’assoluta eccellenza sanitaria siciliana, conosciuta in tutto il mondo. Il Centro guidato dal primario Sasha Agati, rappresenta infatti un punto di riferimento nel settore, non soltanto in Italia, ma anche per diversi Paesi in via di sviluppo di Asia, Africa e Sud America. Sono numerose le collaborazioni che i medici del San Vincenzo hanno instaurato in giro per il mondo, andando pure a operare in prima persona in zone disagiate del pianeta. Migliaia di prestazioni e successi, che hanno qualificato la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina come sede della Congenit Heart Academy, e centro di formazione a distanza con i Children’s Hospital di Toronto e Miami. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la collaborazione con il Bambino Gesù di Roma, grazie a una convenzione sottoscritta dal 2010 con la Regione siciliana, che però è stata poi messa in discussione, dopo i primi sette anni di contratto – a favore di un ritorno del reparto a Palermo – oltre i quali si è proceduto per proroghe annuali, fino all’ultima dello scorso luglio.

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