Messina

Taormina, come superare l’estate più difficile

TAORMINA (ME) – Nell’estate più difficile per il turismo taorminese, un’indagine della Guardina di Finanza ha portato alla luce la triste storia di quanti riscuotevano la tassa di soggiorno dai turisti, senza versarla al Comune.

Le Fiamme gialle della Perla, coordinati dal Comando provinciale di Messina, hanno accertato, infatti, che 17 strutture alberghiere del comprensorio, avrebbero configurato il reato di peculato per essersi appropriati indebitamente del balzello turistico, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2018, per una somma complessiva di 468 mila euro. Motivo per il quale il Gip ha disposto il sequestro preventivo di mezzo milione di euro, nei confronti dei legali rappresentanti degli alberghi incriminati, che oltre al territorio di Taormina ricadrebbero anche tra i comuni di Giardini Naxos e Letojanni. Numerose erano state nel tempo le diffide di pagamento, inviate da Palazzo dei Giurati, ma i diretti interessati ne sono rimasti sordi e totalmente indifferenti, creando un danno economico alle casse comunali.

Oltre al danno la beffa, per un Comune come quello di Taormina che, allo stesso tempo, combatte contro lo spettro del dissesto economico e che, da due anni a questa parte, si è dovuto aggrappare al Piano di riequilibrio finanziario per pagarsi i debiti in vent’anni. Approvata con delibera del Consiglio comunale nel novembre del 2012, la tassa di soggiorno rappresenta ormai per la città del Centauro un’ancora di salvataggio imprescindibile per fa quadrare i conti. Con un gettito sempre più alto negli anni, non solo per l’incremento delle tariffe, ma soprattutto grazie all’aumento delle presenze registrate nel boom post G7, con i record di turisti nel 2018 e nel 2019. Lo scorso anno le attività ricettive hanno riscosso qualcosa come 3 milioni e mezzo di euro. Ecco perché l’ammanco verificato dai finanzieri, seppur riferito a una piccola parte della categoria, rappresenta un grave danno pecuniario, oltreché d’immagine per la capitale del turismo siciliano.

Gli evasori dell’imposta di soggiorno si collocano tutti nella fascia media di hotel a quattro o tre stelle (dove il turista paga 3,5 o 2 euro a notte), ovvero laddove la concorrenza è più alta, mentre non tocca gli alberghi di lusso, né tantomeno le categorie più basse o le attività extra alberghiere. Il lavoro della Procura e delle Fiamme Gialle si inserisce nella lotta al corretto utilizzo delle risorse pubbliche, soprattutto nel difficile momento post Covid che stiamo attraversando e, per questo, a beneficio di una sana gestione per il rilancio dell’economia locale. Un’economia ormai duramente provata – come più volte analizzato da queste colonne – che sta tentando di aggrapparsi al turismo di prossimità, lasciando per strada circa il 70-80% di fatturato. Manca in particolar modo la ricchezza del turista straniero che non c’è.

Di riflesso il Comune soffre per una stagione che alla fine vedrà più che dimezzarsi il gettito della tassa di soggiorno, tra l’altro anche al centro di un ampio dibattito tra l’Amministrazione del sindaco, Mario Bolognari, e il Governo centrale per il cosiddetto “ristoro delle minori entrate”. Gli iniziali 978 mila euro assegnati per Taormina (di cui 500 mila solo per la tourist tax), erano stati giudicati a ben vedere insufficienti per coprire il gettito fiscale che verrà a mancare per l’emergenza sanitaria.

Il ministero dell’Interno ha, di recente, corretto le somme, destinando a Taormina un altro milione e 680 mila euro per l’Imu e le tasse del suolo pubblico, oltre a un altro milione e mezzo di euro che il recente Decreto di agosto destinerebbe esclusivamente per far fronte alle perdite derivanti dalla tassa di soggiorno. Senza dimenticare, infine, altre risorse che dovrebbero arrivare dai fondi regionali, tra le risorse destinate ai Comuni che superano il mezzo milione di presenze turistiche l’anno. Insomma, adesso per Taormina, c’è da sperare.

Twitter: @MassimoMobilia