Taormina, una scultura per ricordare Sebastiano Tusa - QdS

Taormina, una scultura per ricordare Sebastiano Tusa

redazione

Taormina, una scultura per ricordare Sebastiano Tusa

mercoledì 23 Settembre 2020

E' quella di Paola D’Amore esposta nel Teatro Antico in omaggio all'archeologo scomparso. Il titolo è “Frammenti del tempio d’oro”, per rappresentare tre colonne di una struttura greca vestito dei bagliori mutevoli del rame

“Frammenti del tempio d’oro” è il titolo della scultura realizzata dall’artista Paola D’Amore come omaggio alla figura dell’archeologo Sebastiano Tusa.

L’opera è esposta al Teatro Antico di Taormina, in un’area coperta del teatro dove, fino alla fine di ottobre, accoglierà i visitatori del Parco archeologico Naxos Taormina alla scoperta di uno dei più affascinanti monumenti della storia greca e romana della Sicilia.

Tre colonne in metallo, che al mattino i raggi del sole accendono di infuocati riflessi ramati, su un fondale panneggiato alla greca curato dalla stilista d’interni Mira Tasic. L’opera di Paola D’Amore è abbinata al Premio Tusa nell’ambito della manifestazione Nation Awards svoltasi nei giorni scorsi e che ha visto il riconoscimento assegnato a Massimo Osanna, già Direttore del Parco Archeologico di Pompei e da qualche settimana alla guida della Direzione dei Musei del Mibact. All’inaugurazione, insieme alla Direttrice del Parco Naxos Taormina, Gabriella Tigano, era presente Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare e moglie di Tusa.

“Un frammento di tempio greco – spiega il curatore Aurelio Pes, in un saggio che accompagna l’installazione della D’Amore – vestito dei bagliori mutevoli del rame. E attorno a questa immagine venerabile, a tornare in evidenza il segno dell’infinito; il labirinto che è il nostro destino; e il serpente-suono, che per la sua natura bifida indifferentemente annuncia il sorgere di una nuova era, o la distruzione globale di noi stessi e del mondo”.

Mentre l’autrice, traccia un ricordo dell’archeologo: “Tusa ci ha lasciato un tesoro di insegnamenti e di scoperte, le cui implicazioni devono ancora essere interamente disvelate. Per me, tra le tante cose che sono importanti e che hanno definito il milieu culturale in cui sono nate le opere che sto esponendo a Taormina, c’è la scoperta della relazione virtuosa tra la natura, l’umanità e l’arte. Una relazione che è stata presente nella storia culturale dell’Occidente, a partire dalle conseguenze bibliche del peccato originale e della maledizione per l’uomo di dover lottare per la sopravvivenza in una natura a lui ostile”.

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