Tari, il Consiglio comunale boccia un aumento del 9% - QdS

Tari, il Consiglio comunale boccia un aumento del 9%

Lina Bruno

Tari, il Consiglio comunale boccia un aumento del 9%

giovedì 05 Agosto 2021


La maggioranza non fa passare il Piano finanziario 2021: scontro aperto con l’Amministrazione De Luca. MessinaServizi minaccia di non rinnovare 32 contratti e mettere in Cig 120 dipendenti

MESSINA – Uno scontro ormai cristallizzato quello tra maggioranza del Consiglio e Amministrazione. L’ultimo atto si è consumato con il Piano finanziario Tari per il 2021 che prevedeva un aumento del 9% delle tariffe e che l’aula ha bocciato due volte. Scontro che si è acuito inevitabilmente sui social con gli attacchi a quei consiglieri che avevano votato contro la proposta del sindaco.

Il clima è diventato rovente dopo l’Assemblea della MessinaServizi con il suo socio unico (il Comune) nel corso della quale si evidenziava che la bocciatura del nuovo Piano Tari costringeva l’azienda a non rinnovare 32 contratti a tempo determinato, a non assumere altri 130 lavoratori per lo spazzamento e ad avviare la cassa integrazione per 120 dipendenti. Una correlazione che ha esposto ad intimidazioni i consiglieri “colpevoli” della bocciatura tanto che è stato sollecitato l’intervento della Prefettura.

Non è servito neppure l’escamotage che il sindaco De Luca ha tentato, dopo il secondo “no” del Civico consesso, con la firma di una determina di adozione, per fare cedere il Consiglio che martedì sera, nel corso di una seduta straordinaria, ha negato anche la presa d’atto al provvedimento con un fronte di contrari che si è allargato a 16 consiglieri: non solo Pd, M5s e Sicilia futura quindi, ma anche la Lega. Una determina che la stessa segretaria generale del Comune, Rossana Carrubba, ha ribadito, nel suo parere, non avere alcuna validità amministrativa. “Si configura in capo all’organo consiliare una competenza attribuita espressamente dalla legge, in aggiunta alle competenze generali individuate nella norma del testo unico degli enti locali”, scrive Carrubba. Il sindaco non può scavalcare quindi il Consiglio comunale in materia di tariffe e la determina con cui lo esautorava, in sostanza, non ha valore. Anche se per decadere deve essere ritirata in autotutela o annullata dal Tar.

Il Piano in vigore resta evidentemente quello del 2020 da 48,5 milioni di euro, mentre quello proposto dall’Amministrazione ammontava a 54,5 milioni di euro. Il sindaco potrebbe sempre porre in essere atti conseguenti la sua determina ma con il rischio di ricorsi dei contribuenti e contenziosi. MessinaServizi dovrà rinunciare allora a quei 6 milioni in più e il presidente Pippo Lombardo con una pec alle organizzazioni sindacali ha già comunicato la necessità di avvalersi per il proprio personale degli ammortizzatori sociali. “L’impresa si trova ad affrontare un’importante ed imprevedibile crisi imputabile ad eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid, – dice – con conseguente ed inderogabile necessità di ridurre o sospendere l’attività lavorativa del personale previsto dalla normativa vigente, anche al fine di proteggere la salute di lavoratori e della cittadinanza”.

La durata del Fondo d’integrazione sociale è fissata a 28 settimane, “da utilizzare all’occorrenza, secondo esigenze aziendali e a rotazione per i dipendenti in organico assunti entro il 23 marzo 2021”. L’azienda conta su 594 dipendenti di cui 83 autisti e 393 operatori. Lunedì è stato comunque firmato il rinnovo del contratto fino al 31 dicembre dei 32 lavoratori a tempo determinato.

Ma cosa ha fatto lievitare il Piano finanziario? Il sindaco afferma che l’aumento dipenderebbe dal fatto che lo Stato ha messo a carico della Tari una serie di costi che prima gravavano sul bilancio comunale. “Con la lotta all’evasione abbiamo scovato oltre 8 mila posizioni e riteniamo che ci sono altre 10 mila posizioni che scoveremo entro il prossimo anno, così la tariffa potrà scendere di almeno il 20%. Fateci lavorare per un altro anno con questa strategia”.

MessinAccomuna pone dei dubbi. “Le spese da finanziare coi 6 milioni aggiuntivi sono state già effettuate o si tratta solo di promesse troppo pesanti per poter essere disattese? De Luca insiste in maniera parossistica su questa delibera. Se vuole ricorrere alla Cassa integrazione, vuol dire che i soldi del vecchio piano non gli bastano: avrà già speso più dell’anno scorso o ha necessità di farlo, scaricando sui lavoratori il costo di una gestione irresponsabile?”

Lina Bruno

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