Tari, stangata sempre più sproporzionata - QdS

Tari, stangata sempre più sproporzionata

redazione

Tari, stangata sempre più sproporzionata

domenica 04 Aprile 2021

Osservatorio Confcommercio: su 110 Capoluoghi di provincia, l’80% non applica la tariffa puntuale. Nell’anno del covid, un Comune su 4 ha aumentato la tassa nonostante la riduzione dei rifiuti

ROMA – Nel 2020, nonostante il blocco delle attività economiche causa Covid e la conseguente drastica riduzione della quantità di rifiuti prodotta, il costo totale della tassa rifiuti (Tari) non arresta la sua corsa e raggiunge il livello record di 9,73 miliardi, con un incremento dell’80% negli ultimi 10 anni.
È quanto emerge dai dati dall’Osservatorio “Tasse locali” di Confcommercio, secondo cui “si tratta di un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, già duramente colpite dagli effetti della pandemia, con costi che restano ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali, peraltro, non corrisponde un’efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali”.

L’Arera aveva stabilito che nel corso del 2020 sarebbe dovuta diventare operativa l’adozione del nuovo Metodo tariffario rifiuti (Mtr) con l’obiettivo di evitare voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate dalle utenze e la reale produzione dei rifiuti nel rispetto del principio europeo “chi inquina paga”.
Ma secondo l’analisi dell’Osservatorio, su 110 capoluoghi di provincia e Città Metropolitane, quasi l’80% dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo e nel 21% dei Comuni che, invece, lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58%) il costo della Tari risulta, paradossalmente, in aumento mediamente del +3,8%.

Per l’Osservatorio, inoltre, a poco o nulla è servita, sempre nell’ottica di ridurre i costi per le imprese, la delibera dell’Arera del maggio 2020 per ridurre la parte variabile della tassa in considerazione della minore produzione dei rifiuti legata alla sospensione delle attività produttive per il Covid-19. I dati analizzati dall’Osservatorio evidenziano come il 60% dei Comuni abbia mantenuto le tariffe invariate, mentre il 17% le ha diminuite (mediamente del 5%) e il 23% le ha addirittura aumentate (mediamente del 3,8%).

In particolare, nei Comuni che hanno ridotto le tariffe nei confronti delle utenze non domestiche, le modalità di intervento sono state molto eterogenee: in prevalenza è stata applicata una riduzione sulla parte variabile, mentre alcuni Comuni si sono spinti a ridurre la Tari complessiva (fissa e variabile), altri hanno invece previsto un dilazionamento dei pagamenti, altri ancora hanno ridotto la Tari solo sull’ampliamento dell’occupazione di suolo o altre forme di riduzione.

Le categorie che maggiormente hanno beneficiato delle riduzioni generalmente rispecchiano quelle previste dalla delibera Arera, ovvero attività sottoposte a sospensione, parziale o completa, anche per periodi di durata diversa, ma poco o nulla è stato fatto, invece, rispetto a quelle attività che sono rimaste aperte e che, a seguito degli orari di attività ristretti, ai contingentamenti e alla minor propensione dei cittadini a uscire e a consumare, hanno registrato cali di fatturato significativi.

Confcommercio auspica che su questi aspetti “il Governo possa intraprendere un dialogo costruttivo con gli operatori e le associazioni imprenditoriali. Servono, infatti, interventi strutturali per rendere effettivo il principio europeo ‘chi inquina pagà e commisurare la Tari ai rifiuti realmente prodotti. Occorre, inoltre, risolvere il problema della mancanza cronica di una dotazione impiantistica che fa lievitare i costi dei piani finanziari dei Comuni e, quindi, delle tariffe per le utenze. Ma servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da Covid-19, esentando dal pagamento della tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato e, quindi, dei rifiuti prodotti”.

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Un commento

  1. Cristina Ciccarelli ha detto:

    Lo fanno anche per le utenze domestiche perché sbagliano il metodo di calcolo.

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