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Tariffe idriche, in Sicilia bollette “piene” e rubinetti vuoti

Tariffe idriche, in Sicilia bollette “piene” e rubinetti vuoti
Acireale, domani previsti disservizi idrici

La fotografia dell’Uil: nell’Isola si moltiplicano i razionamenti e i cittadini sborsano denaro per un servizio insufficiente. A Caltanissetta ed Enna le famiglie versano oltre 700 euro annui, mentre a Ragusa c’è il saldo più leggero

PALERMO – Rubinetti sempre più vuoti e bollette che segnano prezzi elevati. È questo il paradosso che si vive in Sicilia, dove i cittadini continuano a pagare tariffe elevate nonostante un servizio idrico compromesso da reti insufficienti, vetuste e trascurate. La fotografia, scattata dallo studio realizzato dal Servizio Stato sociale, Politiche fiscali e previdenziali, immigrazione dell’Unione italiana del lavoro (Uil), che sottolinea come, nella nostra Isola, riuscire a riempire un bicchiere d’acqua limpida stia divenendo un privilegio riservato a pochi anziché un diritto.

La Sicilia, secondo i dati presentati dall’Uil ed elaborati su base Istat, fa parte di quelle regioni meridionali dove, nel 2023, un terzo delle città ha conosciuto un razionamento della fornitura idrica, con disservizi che hanno interessato, al Sud, più di 2 milioni e 300 mila famiglie.

In Sicilia tagli nell’erogazione dell’acqua

Nello specifico, spulciando i dati pubblicati nelle scorse settimane dall’Istituto di statistica, viene confermato come alcuni dei capoluoghi di provincia della Sicilia abbiano patito la sete più di altri Comuni d’Italia a causa dei tagli nell’erogazione.

È il caso di Agrigento, dove la distribuzione dell’acqua è stata interrotta per 208 giorni (in parole povere, i residenti non hanno potuto usufruire del servizio per quasi 7 mesi) e ridotta per 157 giorni. Non va meglio a Trapani, dove le riduzioni sono state applicate per 180 giorni. Lo stesso dicasi per Messina (i residenti ricorderanno il robusto ricorso nella Città dello Stretto al servizio sostitutivo di autobotti durante la stagione estiva) dove l’acqua non ha raggiunto le case per 101 giorni.

E i costi in bolletta? Nell’elaborazione realizzata dall’Uil, la città di Enna rappresenta il paradigma dei rincari tariffari, con un consumo da parte di una famiglia composta da tre componenti stimato in 180 metri cubi per due annualità, per il 2024, pari a 742 euro, contro la media nazionale di 473 euro, che vale al capoluogo nisseno la decima posizione tra le città italiane con i costi più alti.

Ragusa rappresenta una felice eccezione

Di contro, la città di Ragusa rappresenta una felice eccezione in un contesto caratterizzato dai segni “più”. Il capoluogo ibleo rientra nel range delle 10 città italiane con costi più bassi, con 276 euro stimati per 180 metri cubi. E la stessa cifra viene prevista dall’Uil per il 2025, quando la media nazionale è attesa al rialzo a 497 euro.

Per quanto riguarda, invece, i costi calcolati per le Città metropolitane, nel 2024 le aree di Messina e Catania parlano rispettivamente di 319 e 324 euro. Ai piedi dell’Etna, però, si registra un rincaro della spesa prevista nel 2025 a 343 euro. L’asticella si alza per Palermo che si avvicina alla media nazionale con un costo di 457 euro.

Per quanto riguarda le altre città siciliane, Agrigento supera la media del Paese con un costo di 478 euro stimato per il 2025 e invariata sull’anno precedente. A Caltanissetta l’aggravio rispetto ad altre località è enorme alla luce di 704 euro calcolati dall’Uil. A Siracusa si scende a 442 euro (nonostante un rincaro rispetto ai 415 euro del 2024), mentre a Trapani vengono calcolati 390 euro. Insomma, in nessuna città siciliana si evidenziano cifre al ribasso, ma pari o in aumento rispetto al passato.

Assenza di “investimenti strutturali”

Tuttavia, fa notare l’Unione italiana del lavoro, eventuali costi contenuti rispetto ad altre aree del Paese non corrispondono per forza a un servizio efficiente, ma evidenziano l’assenza di “investimenti strutturali”. L’Uil, citando Utilitalia, sottolinea infatti come al Sud vengano investiti circa 30 euro per abitante all’anno, contro i 95 del Centro-Nord.