Sono oltre 60mila gli ettari bruciati dai roghi divampati nel giro dei primi 8 mesi del 2023. Il numero è già superiore rispetto a un anno fa
Sono oltre 60mila gli ettari bruciati dagli incendi divampati nel giro dei primi 8 mesi del 2023. Il numero è già superiore rispetto a quelli avvenuti durante tutto lo scorso anno. I livelli dei laghi sono al minimo per la siccità e il caldo minaccia città e campagne. Dall’analisi della Coldiretti sui dati Effis relativamente al termine dell’estate vengono fuori le statistiche attuali. Le temperature da record, registrate in tutta la nazione, dovrebbero scendere nel fine settimana tant’è vero che si prevedono le prime precipitazioni al Nord Italia.
Le prime piogge: cosa ci attende?
“Ma se la pioggia è attesa per ripristinare le scorte idriche in laghi, fiumi, terreni e montagne, è importante però che cada in maniera continuativa e moderata perché i forti temporali con bombe d’acqua e precipitazioni violente peggiorano la situazione, anche con frane e smottamenti, poiché i terreni secchi non riescono ad assorbire l’acqua in eccesso – spiega Coldiretti -. Una situazione figlia del cambiamento climatico che ha moltiplicato gli eventi estremi e che rende urgente agire con progetti di lungo periodo per gestire le risorse idriche e conservarle e usarle quando servono. La pioggia serve anche a ripristinare l’equilibro ambientale dei boschi a proteggerli dal divampare degli incendi che, favoriti dal caldo anomalo, provocano danni ingentissimi di lungo periodo. Infatti ci vogliono almeno 15 anni per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme e ricostruire i sistemi ambientali ed economici delle aree devastate”.
Le conseguenze delle temperature alte
Il caldo e la siccità hanno provocato innumerevoli conseguenze negative nelle campagne. Taglio del 10% del raccolto di grano, del 14% di quella di uva da vino fino al 63% delle pere. Il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto all’annata passata. Ridotto fino al 20% la produzione di latte nelle stalle.
“L’ondata di calore africana è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora – rivela Coldiretti -, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio e agosto con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che hanno già superato i 6 miliardi dello scorso anno”.